Una prima, importante vittoria del fronte democratico e della sinistra comunista in Nepal
Di Marcello Graziosi
Breve aggiornamento dell’articolo
apparso sul precedente numero di Resistenze (n. 142 del 14-04-2006)
Al termine di un durissimo braccio di ferro, il movimento democratico
(Alleanza dei Sette Partiti, tra i quali il Partito Comunista del Nepal –
Unificato Marxista-Leninista) ha ottenuto un primo, importante risultato: Re
Gyanendra, dopo numerosi tentativi di dividere il fronte, è stato costretto a
nominare un primo ministro designato dall’opposizione unita, l’anziano Girija
Prashad Koirala (Partito Nepalese del Congresso), e riconvocare il Parlamento
sciolto nel 2002. Con la prospettiva sempre più concreta, di ottenere il più
importante tra gli obiettivi di lotta: la convocazione di elezioni regolari e
di un’Assemblea Costituente che possa decidere gli assetti e le sorti future
del paese himalayano.
Quando, la sera del 21 aprile, re Gyanendra si è presentato in TV per
annunciare qualche concessione formale al movimento democratico, tentando in
questo modo di dividere il fronte utilizzando anche lo spauracchio maoista, la
risposta popolare è stata indicativa del grado di isolamento nel quale si trova
il sovrano: la mattina del 22, nonostante il coprifuoco diurno, il paese
intero, inclusa la capitale Kathmandu, è stato letteralmente squassato da
imponenti manifestazioni di massa, alcune delle quali duramente represse da
esercito reale e polizia.
“La proclamazione reale – ha commentato Madhav Kumar Nepal, Segretario Generale
del PCN (UML), già agli arresti – ha rifiutato le richieste dell’Alleanza dei
Sette Partiti ed il merito dei 12 punti dell’accordo, ignorando completamente
le aspirazioni del popolo (…). Il nostro movimento dovrà continuare fino a
quando la sovranità, il potere statale e l’autorità di governo non saranno
trasferiti al popolo, ponendo con certezza le basi per l’assemblea
costituente”.
Nel frattempo, la guerriglia maoista ha proclamato un nuovo cessate-il-fuoco
unilaterale di tre mesi per contribuire a rafforzare il movimento democratico,
mentre il Partito Comunista Indiano (Marxista), dopo aver denunciato la
doppiezza delle prime proposte di Re Gyanendra e sottolineato in una nota che
“soltanto il popolo nepalese potrà decidere la natura del sistema politico del
proprio paese attraverso l’assemblea costituente”, ha chiesto con forza al
governo progressista di New Delhi di “assecondare i desideri del popolo del
Nepal”.