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da: www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&bid=33653
 
Nepal: finalmente, delle donne in Parlamento
 
Grazie ai comunisti e per la prima volta, le donne e le persone degli strati più poveri della popolazione siedono in Parlamento.
 
Arno Roblares
 
31-01-2007
 
L’anno scorso, in Nepal, il re dittatore ha subito uno scacco matto ad opera di una larga alleanza. Il risultato è stato un accordo tra la guerriglia di sinistra e le altre famiglie politiche, accordo accolto come il punto di partenza di un “nuovo Nepal”. Un’assemblea costituente dovrà pronunciarsi sull’avvenire della monarchia. Nel frattempo, si sono installati un governo e un Parlamento provvisori, a cui partecipa anche il CPN(M) (i comunisti maoisti, nota del traduttore), il partito della guerriglia.
 
La scorsa settimana, i rappresentanti del CPN(M) hanno fatto il loro ingresso in parlamento. Hanno ricevuto circa un quarto dei seggi. Per diverse ragioni, si può affermare che sia una circostanza storica. In primo luogo, perché il CPN(M) conduce ancora la resistenza armata. La maggior parte dei suoi deputati proviene dalle zone di guerriglia.
 
Ma la composizione del gruppo parlamentare (73 membri) è ancora più degna di rilievo. Un terzo è rappresentato da donne e un buon numero proviene dalla classe sociale più povera, i dalits (ovvero, “senza casta”). In un paese feudale come il Nepal, dove le donne e i dalits non hanno mai avuto un ruolo significativo nel Parlamento, ciò rappresenta una cosa mai vista.
 
Allo stesso tempo è stata avviata un’altra fase dell’accordo. La guerriglia si concentrerà in alcuni campi. Le Nazioni Unite vi piazzeranno dei contenitori in cui dovranno essere depositate le armi. L’ONU sorveglierà le operazioni. Da quel momento ministri del CPN(M) saranno ammessi in seno al governo provvisorio. Poi verranno le elezioni.
 
La belga Jackie Fede ha visitato uno dei campi, dove ha incontrato le equipe delle Nazioni Unite che preparano il controllo dello stoccaggio delle armi. “Il clima nel campo era estremamente familiare e gioviale. Non ho mai avuto l’impressione di trovarmi nella base di un esercito (1)”.
 
(1) http://jackiefede.blogspot.com (in olandese)
 
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare