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- popoli resistenti - nepal - 02-02-11 - n. 349
da www.contropiano.org/Documenti/2011/Gennaio11/31-01-11IntervistaPrachanda.htm
Nepal. "La nostra rivolta è portare milioni di persone nelle strade"
Intervita a Prachanda, tratta dall'edizione Gennaio 16-31 della rivista "The Red Star"
L'UNMIN (United Nations Mission in Nepal) sta lasciando il paese. Che succederà al processo di pace in assenza dell'UNMIN?
Stiamo considerando assieme ad altri partiti politici di estendere il mandato dell'UNMIN in quanto il suo ruolo è stato determinato con chiarezza dall'inizio del processo di pace, nella costituzione ad interim, ed in altre intese ed accordi raggiunti dai partiti politici. Il processo di pace sta raggiungendo la sua fase finale. La proroga all'UNMIN è dunque necessaria. Abbiamo scritto una lettera alle Nazioni Unite (UN) richiedendo la continuità dell'UNMIN. Ciononostante, il governo e gli altri partiti si sono opposti. Abbiamo anche richiesto alle Nazioni Unite di escogitare un meccanismo o un sistema alternativo per facilitare il processo di pace nel caso non prendessero nessuna decisione riguardante il proseguimento della missione in Nepal.
In questa situazione potrebbe venir istituito qui un ufficio politico che, crediamo, possa monitorare il processo di pace. Secondo quanto ho capito, l'UN si sta muovendo in questa direzione. L'UN è favorevole all'istituzione di un tale ufficio. Ci sono certamente delle questioni riguardo a chi monitorerebbe al posto dell'UNMIN, a quale possa essere il meccanismo alternativo, e cosa succederebbe al processo in corso. Tuttavia, non penso che il processo di pace verrà deragliato dopo il 15 gennaio perché stiamo discutendo la questione con gli altri partiti. Pure l'ambiente internazionale è improbabile che accetti qualsiasi iniziativa ostile al processo. Se però osserviamo le attività e gli intenti del governo, diventa chiaro che questo vuole provocare il partito maoista, deragliare il processo di pace e spingere la nazione dentro un lungo conflitto. Non tutti i partiti concordano però con il governo. Siamo inoltre coinvolti in una discussione seria con gli altri partiti riguardo la formazione di un'alternativa all'UNMIN. Penso verrà risolta mediante il consenso prima del 15 gennaio. Vogliamo fare appello al popolo di non temere che il processo di pace s'indebolisca o collassi e che venga rimpiazzato dalla guerra.
La situazione però è molto delicata. Condizioni rigide e complesse possono dover venire affrontate senza l'aspirazione agli accordi di pace ed alla costituzione ad interim. Siamo però convinti che non ci siano alternative al consenso nazionale.
Ciononostante, il governo ha spedito una lettera all'UNMIN sollecitando la cessione delle armi dell'Esercito di Liberazione del Popolo (PLA) depositate negli accantonamenti del governo. Qual'è la sua opinione?
E' stato piuttosto errato esortare l'organo delle Nazioni Unite alla cessione delle armi senza stipulare nessun accordo politico, rivedendo gli accordi precedenti. L'UNMIN ha fatto bene a disapprovare la mossa unilaterale del governo a questo proposito. Crediamo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbia pure rigettato questo tentativo e consigliato di creare accordi politici. Ho spedito una lettera alle Nazioni Unite successivamente alla lettera unilaterale del governo provvisorio. Il rifiuto della lettera del governo da parte del Consiglio di Sicurezza riguardo alla cessione delle armi è per noi una notizia molto positiva.
Dietro alla partenza dell'UNMIN si dice ci sia la mano dell'India. Cosa ne pensa?
Di certo l'India non aveva preso con tranquillità la presenza dell'UNMIN in Nepal già dall'inizio delle sue attività. Gli interessi dell'India sono stati resi pubblici indirettamente. In questo senso si può assumere che ci sia più o meno la mano dell'India dietro alla partenza dell'UNMIN. Ma nell'ultimo periodo le continue interruzioni del processo di pace, le accuse all'UNMIN di non accelerarlo, o i tentativi di trascinare l'UNMIN nel dibattito dimostrano che le cinque "nazioni chiave", in particolare gli USA e l'India, hanno probabilmente pensato che non vi riceverebbero nessun beneficio.
Il compito principale del processo di pace è di integrare gli eserciti. L'UMNIN sta tornando indietro. Qual'è la proposta concreta del Partito Comunista Unificato (maoista) del Nepal - l'UCPN(M) riguardo all'integrazione dell'esercito?
Innanzitutto ci sono delle differenze ideologiche riguardanti se accelerare o meno il processo di pace. Nella costituzione ad interim ed in tutte le intese e gli accordi, l'UCPN(M) ed il governo sono stati considerati come i due gruppi di potere. L'integrazione degli eserciti è il punto d'incontro degli equilibri tra queste due forze. Tuttavia le forze reazionarie esterne e quelle locali - il National Congress ed il Partito Comunista del Nepal (marxista-leninista unificato) - non sono pronte a riconoscere l'UCPN(M) come una forza o un parte in causa nei negoziati di pace. Vogliono che i maoisti si arrendano a loro e sciolgano il PLA. Finché cercheranno di abortire tutti gli accordi raggiunti in passato, il processo di pace non potrà procedere regolarmente. Non abbiamo raggiunto nessun accordo riguardo le modalità dell'integrazione. Se accetteranno il partito maoista come un gruppo di potere, non ci sarà bisogno di integrare il PLA nell'Esercito del Nepal o in qualsiasi altro meccanismo di sicurezza. La semplice integrazione farebbe del PLA una "forza speciale", conferendogli una responsabilità speciale. In alternativa, nel caso di un'integrazione, il numero totale degli elementi del PLA che eventualmente vorranno essere fusi, dovranno venir integrati in numero uguale alle tre forze di sicurezza statali - l'Esercito del Nepal, la Forza di Polizia Armata e la Polizia del Nepal. Non potremo mai accordarci con il piano di voler trattare i soldati del PLA come nuove reclute o forzarli a sottoporsi a tali procedure.
La sessione invernale della Legislatura parlamentare è iniziata. Come state progettando di muovervi nell'elezione del Primo Ministro?
Noi manteniamo la stessa linea iniziale. Stiamo ancora sostenendo di formare un governo sotto la guida del nostro partito perché nell'Assemblea Costituente il nostro è quello maggiore. Siamo però coscienti che la situazione non è in favore nostro. Gli altri partiti politici non sono pronti ad accettare il cambiamento ed il progresso. A causa della loro mentalità status quoista, non sono pronti ad accettare la guida dell'UCPN(M). Siamo coscienti che la situazione oggettiva richiede il consenso tra i vari partiti politici per la formazione del governo ed i suoi processi operativi. Il nuovo governo può venir formato sotto la guida di qualsiasi partito se gli stessi giungono ad un accordo.
C'è dunque qualche possibilità per un compromesso?
Qualsiasi possibilità per un compromesso non si è ancora vista. Si può trattare con chiunque sia disposto a stipulare accordi finalizzati a costruire la pace e a condividere il potere. Al momento però non c'è una situazione favorevole a raggiungere un accordo. In questo contesto l'unica strada è di formare un governo di maggioranza. Probabilmente l'elezione in corso del Primo Ministro si conclude con questo passaggio e la candidatura di Ram Chandra Poudel verrà cancellata. La decisione della Corte Suprema che esclude la neutralità durante l'elezione del Primo Ministro, ha aperto le porte alla formazione del nuovo governo nel quale partiti come l'UML, prima neutrale, ora deve votare a favore o contro. Non è ancora chiaro chi sarà il Primo Ministro.
Quali sono le decisioni concrete del Comitato Centrale del vostro partito dopo la Riunione Estesa di Palungtar?
Abbiamo riunito migliaia di quadri da tutto il paese ed esercitato una larga prova di democrazia durante la Riunione Estesa. Il documento è stato ora approvato secondo il mandato della riunione di Palungtar. L'essenza è portare il processo di pace e la redazione della costituzione alle sue conclusioni logiche. La pace non è possibile se si vuole forzare i maoisti alla resa. Siamo pronti a concludere il processo di pace sulla base degli accordi intrapresi in precedenza, perché abbiamo combattuto una grande guerra e molte battaglie per scrivere una nuova costituzione che poggi sull'anti-imperialismo e l'antifeudalesimo. La costituzione verrà scritta affrontando le questioni classe, casta, regione e genere, secondo l'accordo di restrutturazione dell'intero stato. Il partito maoista non è in ritardo con i suoi impegni. Abbiamo espresso con chiarezza che se le cospirazioni dei controrivoluzionari continueranno - nonostante i nostri sinceri sforzi di costruire la pace e di redarre una nuova costituzione - non ci sarà per noi nessun'altra opzione che iniziare una rivolta.
Ma come pensa di fare una rivolta di successo, considerando che il vostro vicesegretario Dr. Bhattarai ha dissentito con lo spirito del documento emerso dalla riunione del Comitato Centrale?
La rivolta o il movimento sono sempre portati avanti dal popolo e non solamente dal partito. Tutte le rivoluzioni sono iniziate al momento di scontri interni al partito. Il popolo si rivolta quando fuori c'è un'ambiente turbolento e differenze di opinione all'interno del partito. La Rivoluzione d'Ottobre vinse al momento di una battaglia interna intensa tra Lenin con Zinovev e Kamenev. Una battaglia interna al partito ed il principio della rivoluzione può essere visto anche nella storia della Rivoluzione Cinese. Certo, le riflessioni riguardo la società classista vengono originate all'interno del partito rivoluzionario. Tuttavia, la cosa più importante è come dare maggior peso ai rivoluzionari e come gestire la battaglia interna. Il nostro partito ha sviluppato alcune idee al seguito delle recenti riunioni. Il punto principale è risolvere lo scontro interno in modo scientifico. Essere onesti verso la classe, il popolo e la rivoluzione è la cosa più importante. Redarre un documento del partito dopo Palungtar è una cosa molto importante. Siamo nel processo di sviluppare e sistematizzare la lotta interna prendendo lezioni dal passato e condividendone le esperienze. Stiamo avanzando in modo unitario. Abbiamo adottato la libertà di discussione e l'unità nell'azione.
Che tipo di rivolta state iniziando?
Tanti hanno speculato riguardo a ciò. Alcuni hanno detto che i maoisti sono sul punto di ri-iniziare la Guerra del Popolo con la guerriglia, il che è sbagliato. Noi siamo il maggior partito nell'Assemblea Costituente. Vogliamo avanzare come partito rivoluzionario. Lottiamo contro coloro che si oppongono alla redazione della costituzione. La rivolta vuol dire in questo caso portare milioni di persone nelle strade. Per far ciò, dobbiamo creare il giusto ambiente. Completeremo il nostro programma formativo entro il 13 febbraio e successivamente dichiareremo i programmi di lotta. Resisteremo se il governo proverà a schiacciarlo. Resisteremo fieramente se il popolo in piazza, a seguito di richieste legittime, verrà oppresso crudelmente. La resistenza verrà stabilita nel mondo come un modello riuscito, oppure si trasformerà in Movimenti di Resistenza Nazionale.
Questa intervista è stata realizzata il 9 gennaio 2011
Traduzione a cura della redazone di Bologna di Contropiano
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