Promosso dal comitato "scienziate e scienziati
contro la guerra" ("Italian scientists against war").
Appello per la liberazione di un professore
universitario palestinese.
Yousef Abdul Haq e' nato a Salfit (Palestina) nel 1944. Ha studiato Economia
all'Univesita' Ein Shams (Egitto), e nel 1980 e' stato tra i fondatori del
Dipartimento di Economia presso la Facolta' di Economia e Scienze
Amministrative dell'Universita' Nazionale An-Najah (Nablus, Palestina).
An-Najah , con quasi 10.000 studenti, e' l'universita' piu' grande della
Cisgiordania. Nel 1982 e' stato deportato in Giordania; rientrato in Palestina
nel 1995, ha ripreso il suo posto di docente di Economia all'Universita' di
Nablus, dove ha tenuto numerosi corsi (Sviluppo economico, Economia della Palestina,
Economia di Israele). Nel 1999 e' stato ospite dell'Universita' Pierre Mendes
di Grenoble (Francia). Durante gli ultimi mesi, che hanno visto la
rioccupazione della Cisgiordania da parte dell'esercito israeliano, la
distruzione delle infrastrutture civili palestinesi, i rastrellamenti massicci
nelle citta' e nei campi profughi rasi al suolo dai carri armati, la negazione
dei diritti fondamentali agli oltre 3 milioni di Palestinesi che vivono nei
Territori Occupati, Yousef Abdul Haq ha condiviso il destino della sua gente.
Il 16 aprile 2002, durante l'occupazione di Nablus, e' stato arrestato dalle
forze di occupazione israeliane e portato nel campo militare di Howwara: con
lui centinaia di altre persone, tra cui molti ragazzi giovanissimi e un uomo anziano
su una sedia a rotelle. Tutti legati strettamente tra loro e tenuti bendati
ininterrottamente per intere giornate; picchiati e trattati in modo disumano
dai soldati israeliani, che di notte camminavano sui corpi dei prigionieri
ammassati sul pavimento - secondo quanto raccontato da alcuni dei detenuti che
sono stati nel frattempo rilasciati. Yousef Abdul Haq e' stato poi trasferito
nel campo militare di Ofra per essere ulteriormente interrogato, e
successivamente nel centro di investigazione di Askelon. Un primo processo,
senza capi di imputazione, e' stato fissato per il 23 maggio, ma la detenzione
e' stata prolungata di altri 18 giorni, e poi ancora ripetutamente fino ad
oggi. Le indagini, durante le quali si e' tentato invano di estorcergli delle confessioni
anche ricorrendo alla minaccia di deportazione a Gaza o in Giordania - come
riferito dal suo avvocato -, sono terminate il 25 giugno, e in assenza di
imputazioni nei suoi confronti il tribunale ne ha disposto il rilascio dietro
cauzione (3000 nis, pari a 640 euro). Questa decisione e' stata pero' bloccata
dai servizi segreti israeliani che nel giro di un giorno hanno presentato la
loro accusa: Yousef Abdul Haq sarebbe membro del Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina e ricoprirebbe in esso un posto di responsabilita'
(il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e' un'organizzazione
politica che lavora per la costruzione di uno stato palestinese indipendente,
ma e' considerato dal governo israeliano un gruppo terroristico). Non ci sono
prove che avvalorino questa accusa. L'accusa - come e' emerso nella prima
seduta del processo, il 13 agosto 2002 - poggia solo su alcune testimonianze;
tuttavia durante l'udienza i testimoni hanno dichiarato che le loro confessioni
sono state estorte sotto tortura. La seconda seduta del processo e' fissata per
il 19 settembre 2002 e dopo mesi di detenzione illegale Yousef Abdul Haq, che
soffre di disfunzioni renali, e' tuttora rinchiuso in una cella della prigione
di Askelon.
I firmatari del seguente appello ritengono che la detenzione del prof. Yousef Abdul Haq costituisca una grave violazione dei diritti umani;
CHIEDONO pertanto al governo israeliano L'IMMEDIATA LIBERAZIONE DI YOUSEF ABDUL HAQ, e di tutti quelli che come lui sono detenuti senza validi motivi.
Preoccupati dai frequenti attacchi nei confronti di intellettuali e universitari per le loro opinioni, chiedono
il RISPETTO DELLE ISTITUZIONI ACCADEMICHE SCIENTIFICHE E CULTURALI PALESTINESI, e DEL DIRITTO ALLO STUDIO, ALL'INSEGNAMENTO E ALLA RICERCA per migliaia di Palestinesi.