E' venuto il momento per una verifica
di Mazin Qumsieh,
Jordan Times, 12.12.2002
A differenza del resto del mondo, i media statunitensi hanno presentato il
conflitto medio-orientale focalizzando l'attenzione innanzitutto, sulle
questioni politiche e poi, sulle vittime israeliane della violenza. In questo
modo, il pubblico americano è stato tenuto all'oscuro dall'orrenda catastrofe
sanitaria ed umanitaria inflitta ai palestinesi, nonché dal ruolo svolto dal
nostro governo (USA) in essa. Le osservazioni che seguono sono basate su
informazioni ottenute da organizzazioni non-governative.
Nei due anni trascorsi dall'inizio della rivolta palestinese, le forze
occupanti di Israele ed i coloni hanno ucciso 1995 palestinesi e ferito altri
32 000. A queste cifre si aggiungono dozzine di decessi palestinesi causate
direttamente dall'assedio di tipo medioevale e dalla chiusura di città e
villaggi palestinesi (inclusi diversi casi di donne costrette a partorire
davanti ai posti di blocco, con la susseguente morte del neonato). Le chiusure
impediscono anche al personale paramedico di raggiungere i feriti, sicché molti
decessi riguardano persone ferite, dissanguate mentre aspettavano il trasporto
all'ospedale. Forze israeliane hanno attaccato ambulanze in 215 casi, provocando
danni a 106 ambulanze, uccidendo tre operatori sanitari e ferendone 184. Oltre
100 palestinesi sono stati assassinati (esecuzioni extragiudiziarie sono
considerate crimini di guerra dalla legge internazionale), provocando la morte
di altri 75 persone che si trovavano, per coincidenza, sul luogo durante queste
azioni illegali.
Disastri sanitari come quello inflitto ai palestinesi, si consumano in un
contesto di devastazione economica generale. Le confische di terre e
l'espansione degli insediamenti israeliani hanno, a tutt'oggi, consumato la
metà del territorio palestinese occupato nel 1967 (di per sé uno scarso 22
percento della Palestina storica, usurpata, a suo tempo, per creare spazio per
la costituzione di uno stato ebraico). Le forze armate israeliane hanno
distrutto 12 000 edifici, incluse mosche, chiese e scuole e case residenziali,
trasformando circa 20 000 persone in senza-tetto. Hanno inoltre, distrutto
impianti di stoccaggio per prodotti alimentari (di proprietà sia dell'ONU che
del FAO), pozzi d'acqua potabile, ospedali, cliniche ed impianti per il
trattamento delle acque reflue.
Decine di migliaia di alberi sono state sradicate e più di 30 000 ettari di
terreno agricolo sono stati distrutti dai bulldozer o confiscati. Secondo la
Banca Mondiale e le agenzie internazionali, l'assedio militare degli enti
locali palestinesi e l'attacco continuo alle infrastrutture che sono in corso
da ormai due anni, hanno più che dimezzato un'economia già indebolita da 35
anni di occupazione militare, provocando un di massa della popolazione e
creando gravissime condizioni per la sopravvivenza. Oggi, la maggioranza della
popolazione palestinese vive al di sotto della soglia di povertà, quantificata
in un reddito pari a due dollari per giorno. Di conseguenza, i 45 percento dei
bambini sono denutriti, secondo i rilevamenti dell'ONU.
Dai media, l'impatto dell'assedio e delle azioni militari sui palestinesi viene
ridotto a cifre matematiche: qui uccisi due, là uccisi cinque, otto uccisi da
un'altra parte). Gli americani, di conseguenza, non si rendono assolutamente
conto della grandezza delle sofferenze umane causate dalle azioni militari che
avrebbero provocato uno stato di grave emergenza nazionale senza precedenti, se
si fossero verificate su simile scale nel nostro paese, gli USA. Se
consideriamo che 2,9 milioni di persone vivono nei Territori Occupati e nella
Striscia di Gaza, le cifre sopra riportate equivalgono a più di due milioni di
americani feriti, ad oltre 170 000 mila americani uccisi ed a circa un mezzo
milione di case distrutte.
Molti americani sono stati ingannati dalle notizie che apprendono dai media,
sicché si è diffusa l'impressione che le vittime israeliane siano più numerose
di quelle palestinesi e che le uccisioni di civili palestinesi siano state
causate da errori. Di fronte a letteralmente, migliaia di tali presunti errori,
le organizzazioni dell'ONU e per la tutela dei Diritti Umani chiaramente non
acconsentano ad un tale tentativo di lavare via le tracce dei crimini di guerra
e contro l'umanità, commessi da Israele. Ogni singola organizzazione umanitaria
che aveva indagato sulla situazione in Palestina, è arrivata alla conclusione
che sono stati commessi crimini di guerra. Inoltre, dei 1995 palestinesi
uccisi, i 20 percento avevano meno di 18 anni e molti di loro furono uccisi
durante il primo mese della rivolta, cioè, parecchio tempo prima degli attacchi
contro israeliani.
La situazione di vita creata per i palestinesi nei Territori Occupati, ha degli
importanti ripercussioni psicologiche che destano grande preoccupazione per il
futuro. La maggioranza dei bambini palestinesi oggi soffre di disordini
psicologici causati da stress post-traumatico. Le ricerche psicologiche hanno
inoltre, messo in evidenza che le persone coinvolte in azioni di suicidio (a
tutt'oggi circa 200 persone, di una popolazione di 2,9 milioni) avevano sempre
avuto una biografia segnata da sofferenze personali aggravate (violenze
inflitte dalle forze militari occupanti all'autore dell'attentato, o ad un
parente vicino). Le sofferenze senza precedenti che le espropriazioni stanno
causando da 55 anni ai profughi, l'oppressione massiccia, la ghettizzazione e
la mancanza di speranza per il futuro sortiscono reazioni prevedibili.
Il governo degli USA fornisce i soldi, le armi e gli strumenti (bulldozer, il
potere di veto all'ONU) che permettono ad Israele di commettere questi crimini
contro una popolazione sostanzialmente indifesa ed imprigionata. Il Congresso
USA ha stanziato più soldi per Israele che non per l'intero continente
dell'Africa. In questo momento, Israele sta chiedendo gli USA di concedere
ulteriori 14 miliardi di dollari sotto forma di contributi e garanzie che si
sommano ai già consistenti sussidi concessi dagli USA a questo regime
dell'apartheid, pagati con le tasse di tutti. E' venuta l'ora di incominciare a
verificare la nostra complicità nella creazione e nel mantenimento di questa
tragedia e di comprendere perché gran parte dell'opinione pubblica mondiale
abbia assunto un atteggiamento negativo nei confronti della politica estera
degli USA.
Mazin Qumsieh
(L'autore, un Professore Associato di genetica all'Università Yale, Dip.
Medicina, è co-fondatore dell'AcademicsForJustice.org e della Coalizione
Palestinese per il Diritto di Ritorno. L'articolo sopra tradotto è stato
pubblicato sul Jordan Times).