Appello
per la liberazione di Marwan Barghouti
e di tutti i prigionieri politici palestinesi
Marwan Barghouti è stato sequestrato nei Territori autonomi palestinesi nell’aprile del 2002 durante l'operazione «scudo difensivo» che ha stracciato definitivamente quello che restava degli accordi di Oslo con la rioccupazione israeliana dei territori amministrati dall’Anp. Il sequestro, il trasferimento e la detenzione in Israele di Barghouti, parlamentare palestinese, è stata un'ulteriore illegalità del governo israeliano. Il 6 giugno 2004, anniversario dell'occupazione militare del 1967, Marwan viene condannato a 5 ergastoli più 40 anni di carcere. Oggi la sua detenzione appare in flagrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e Palestina.
Marwan, segretario di Al Fatah in Cisgiordania dopo aver trascorso molti anni
nelle carceri israeliani durante la prima Intifada è stato deportato ed ha
vissuto in Tunisia. Tornato in Palestina, dopo gli accordi di Oslo, di cui è
stato protagonista, non è mai stato considerato un «tunisino», un leader
ritornato dall'esterno. Si è battuto con altri parlamentari per la trasparenza
dell'autorità nazionale palestinese e contro la corruzione ed è stato in larga
parte il dirigente che ha saputo spiegare e far accettare alla popolazione dei
campi profughi l'accordo di Oslo. Lo ripeteva anche quando era già in
clandestinità, dopo che il 23 settembre 2001 venne emesso il mandato di cattura
contro di lui: «Non c'è altra strada di un negoziato che porti alla
realizzazione di uno Stato palestinese in coesistenza con lo Stato
israeliano... Israele deve cessare l'occupazione militare e applicare le
risoluzioni Onu».
Durante il suo processo, la sua difesa è stata un atto d'accusa contro
l'illegalità dell'occupazione militare e pur rivendicando il diritto sancito
dalla Convenzione di Ginevra, alla difesa anche armata del popolo palestinese
contro il dominio coloniale e militare, ha condannato ogni attacco palestinese
contro i civili israeliani e ribadito la sua volontà di arrivare con Israele ad
una pace giusta. Nelle elezioni del 9 gennaio, che hanno visto la vittoria di
Abu Mazen per la presidenza dell’Anp, Marwan pur acclamato da ampi settori
della sua popolazione, ha rinunciato a candidarsi. Con questo suo gesto ha
dimostrato ancora una volta di avere a cuore l'unità del popolo palestinese.
Con dignità ha chiesto solo che in ogni negoziato la liberazione dei
prigionieri politici sia una priorità. Oggi Marwan non rappresenta solo le
migliaia di palestinesi rinchiusi nelle carceri di Israele per la sola colpa di
essersi opposti all’occupazione israeliana, ma anche la volontà e il
protagonismo di una nuova leaderships che vuole affermarsi e consolidarsi dopo
la scomparsa del Presidente Arafat. Con questa leaderships si dovrà fare i
conti per arrivare ad una giusta pace fra Israele e la Palestina. Una pace che
riconosca per entrambi gli Stati il diritto ad esistere, alla sicurezza e alla
sovranità.
Liberare Marwan, non lasciare che muoia nella cella di due metri senza finestre
dov'è rinchiuso in totale isolamento, con la luce accesa per 23 ore al giorno,
fare sì che possa riprendere il suo posto nella costruzione di uno Stato
palestinese, riconsegnarlo all’affetto della sua famiglia, deve essere un
impegno di individui, associazioni, movimenti, partiti, governi che abbiano a
loro fondamento il principio della giustizia e della legalità internazionale.
Tutto questo può sembrare un sogno, visto l'irriducibilità di Sharon e la
debolezza della comunità internazionale, ma anche per Mandela ci sembrava un
sogno!
Per questo i sottoscrittori del seguente documento aderiscono alla campagna
internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri
politici (www.freebarghouti.org) si impegnano a dar vita anche in Italia ad un
Comitato per la liberazione di Marwan Barghouti che promuova iniziative di
informazioni e di sensibilizzazione su questo argomento e chiedono al Governo Italiano
e al Parlamento europeo un preciso impegno per favorire – con atti concreti e
appropriati – l’immediato rispetto del diritto e della legalità internazionale.
Per informazioni e adesioni: barghoutilibero@yahoo.it