da Il Manifesto del
17/12/2005
Catastrofe elettorale per Abu
Mazen. Trionfa Hamas
di Michele Giorgio
Nei centri maggiori, tranne Ramallah, gli islamisti vincono con percentuali da
record. Vacilla la posizione del leader
A meno di sei settimane dalle legislative palestinesi, Hamas ha stravinto la
quarta fase delle elezioni amministrative e ha lanciato una sfida ancor più
insidiosa al potere di Al-Fatah che, nel frattempo, continua a fare i conti con
una profonda crisi interna proprio nel momento in cui la sua leadership
dovrebbe ragionare e trovare le contromisure politiche e sociali alla costante
crescita del movimento islamico anche in Cisgiordania. La perdita di Nablus era
stata annunciata dai sondaggi ma nessuno si aspettava di vedere la lista di Hamas
ad oltre il 70%. Ad Al-Bireh la vittoria degli islamisti è stata altrettanto
netta e addirittura sorprendente a Jenin, che tutti ritenevano ancora un
baluardo di Al-Fatah. Hamas è stato sconfitto solo a Ramallah, la più liberal
delle città palestinesi, dove hanno vinto le liste di Al-Fatah e del Fronte
popolare per la liberazione della Palestina. Grazie al successo in una
quarantina di villaggi, Al-Fatah ha conquistato la maggioranza dei 414 seggi in
palio ma ciò non basta a rendere più sopportabile la perdita di Jenin e la
batosta subita a Nablus.
L'avanzata degli islamisti e la possibilità che, il 25 gennaio, Hamas conquisti
a sorpresa la maggioranza dei seggi del Consiglio legislativo, potrebbe
accelerare alcuni processi politici (e non solo) che vanno ben oltre la crisi
interna di Al-Fatah. In bilico è lo stesso presidente Abu Mazen. Washington e
Tel Aviv da tempo gli chiedono di usare il pugno di ferro e di spazzare via
Hamas con i 30mila agenti delle forze di sicurezza dell'Anp. Una richiesta che
si farà più pressante di fronte all'evidente crescita del movimento islamico.
Privo di carisma - la sua popolarità però è leggermente aumentata dopo
l'elezione a presidente - incapace di trovare una soluzione razionale ai
problemi di Al-Fatah, non in grado di arginare l'avanzata di Hamas e Jihad, Abu
Mazen rischia di essere scaricato da George Bush e Ariel Sharon. All'orizzonte
si comincia a scorgere già il suo successore: il ministro degli affari sociali
Mohammed Dahlan. «Uomo forte» di Gaza, gradito alla Casa bianca e a Tel Aviv
per aver avviato in passato dure campagne di arresti contro gli islamisti,
Dahlan ha già fatto una mossa importante. Si è inserito nella lista
«Al-Mustaqbal», creata dal popolarissimo leader della nuova generazione di
Al-Fatah Marwan Barghuti (in carcere in Israele) che viene data vincente.
Dahlan, che alla sete di potere unisce un buon fiuto politico, sta mollando Abu
Mazen, suo storico protettore, e segnala di essere pronto a prendere il suo
posto.
I motivi del successo di Hamas sono noti, vanno dalla sua battaglia contro la
corruzione nell'Anp alla assistenza (economica, sanitaria, scolastica) a
migliaia di famiglie impoverite dall'occupazione militare, dalle conseguenze
dell'Intifada e lasciate al loro destino. La partita non è chiusa ma Al-Fatah
deve dare un segnale forte all'opinione pubblica e manifestare una chiara
volontà di cambiamento. Hamas comunque non sta a guardare e, cercando ulteriori
consensi, si è attivato per candidare anche un certo numero di donne e smentire
chi lo descrive come un movimento che nega diritti fondamentali alla
popolazione femminile. Tra le candidate scelte da Hamas figura anche Jamila
Shanti, moglie del leader Abdel Aziz Rantisi, ucciso dagli israeliani
nell'aprile del 2004. La legge elettorale palestinese riserva una quota di
seggi alle donne, assicurando loro un minimo di rappresentatività in una
società dominata dagli uomini.
Ieri intanto un colono israeliano, Yossi Shock, è stato ucciso a sud di Hebron
da colpi esplosi da un'automobile palestinese in corsa. L'attentato è stato
rivendicato congiuntamente dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa e dalle Brigate
al-Quds (Jihad). Due donne che si trovavano con lui sono rimaste ferite in modo
lieve. Invece un palestinese, Mahmud Shawareh, è morto ieri per le ferite
inflittegli da agenti della polizia di frontiera di Israele che lo avevano
picchiato. I suoi familiari hanno raccontato che domenica scorsa l'uomo stava
lavorando nel villaggio di Noumaan (Gerusalemme) quando alcuni agenti
israeliani gli hanno chiesto di seguirlo perché si era avvicinato troppo alla
colonia di Har Homa. Shawareh è stato ritrovato cinque ore dopo, privo di
coscienza e con il corpo segnato da percosse.