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Hamas è pronto alla coesistenza pacifica con Israele all’interno dei confini del 1967.
Intervista con il leader di Hamas Khaled Meshaal
by Rainer Rupp
Global Research, 18 dicembre 2006
Intervista pubblicata all’origine in tedesco da “Junge Welt”, Berlino, il 16 dicembre 2006.
(Traduzione dall’inglese di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
Khaled Meshaal è il leader politico del movimento palestinese Hamas, che all’inizio del 2006 è arrivato al potere in Palestina attraverso libere elezioni democratiche con una larga maggioranza. Nell’estate 2006, il Ministro della Giustizia Israeliano, Haim Ramon, pubblicamente confermava l’ordine del suo governo di uccidere Khaled Meshaal. Nel 1997, nella capitale della Giordania, Amman, Meshaal era scampato di stretta misura ad un tentativo di assassinio da parte del Mossad, il servizio segreto di Israele. Attualmente, la guida politica di Hamas vive come rifugiato in Siria, a Damasco, sotto stretta sorveglianza. Khaled è un fisico, sposato, con tre figlie e quattro figli, ed è stato intervistato da Rainer Rupp (RR), giornalista ed economista Tedesco, per conto del quotidiano "Junge Welt", pubblicato a Berlino, con un’ampia diffusione in tutta la Germania. Questa intervista è stata condotta in inglese alla fine di novembre 2006 a Damasco e pubblicata in Germania sabato 16 dicembre. Vedi: http://www.jungewelt.de/2006/12-16/001.php
R.R. Signor Khaled Meshaal, come guida politica di Hamas lei si trova sulla lista degli assassinandi da parte del sevizio segreto di Israele. Come è diventato un membro del movimento di resistenza Islamica contro l’occupazione Israeliana?
K.M. Effettivamente, io sono uno dei fondatori del movimento Hamas. All’interno di Hamas la figura più prominente è stato il defunto Sheik Ahmed Yassim. Quando il movimento Hamas è stato costituito nel 1987, io avevo 31 anni. Ero fra coloro che avevano messo insieme sezioni di Hamas all’interno e all’esterno della Palestina. Ma l’idea di Hamas era maturata propriamente alla fine degli anni Settanta. La discussione interna per una decisione meditata era durata per più di dieci anni, in modo da organizzare un movimento contro l’occupazione di Israele. Comunque il vero progetto del movimento aveva già preso forma nel mio cuore e nella mia mente quando ancora stavo all’Università in Kuwait. All’età di 21 anni, all’Università rappresentavo il movimento Islamico degli studenti dell’Unione Generale.
R.R. Per molti anni, nei media Occidentali si è suggerito che fosse l’intelligence di Israele lo strumento della creazione di Hamas. Penso che lei sia al corrente di questa storia.
K.M. Sfortunatamente questa falsa informazione è stata avvalorata anche da qualche Arabo, da Arabi Palestinesi. Si tratta di un tentativo per distorcere l’immagine del nostro movimento. Noi consideriamo questa accusa tanto ridicola da trovare seccante perfino negarla. È del tutto illogica. Come può essere possibile che Israele desideri insediare un’organizzazione che si batterà contro Israele?
R.R. Gli argomenti sono che Israele ha aiutato il formarsi di Hamas, in modo da dividere la resistenza Palestinese ed indebolire il movimento Fatah.
K.M. Infatti, durante gli anni Settanta la forza principale Palestinese che si contrapponeva ad Israele era il movimento Fatah. Di conseguenza, Israele concentrava la sua lotta contro Fatah e gli altri gruppi minori esistenti in quel periodo della resistenza Palestinese. Allora, Hamas non era ancora ben strutturata. Eravamo solo all’inizio della costruzione della nostra base sociale nella società Palestinese, ed eravamo completamente concentrati su questioni sociali, sull’organizzazione degli aiuti, sulla costruzione di ospedali e scuole, occupandoci dei malati e degli emarginati. A quell’epoca eravamo impegnati solo in azioni di pace. Questa è la ragione perché gli Israeliani non hanno fatto nulla contro di noi. Dato che allora nulla sapevano di quali fossero le nostre intenzioni. Ma, mentre apparentemente eravamo concentrati solo sul lavoro sociale ed educativo, contemporaneamente stavamo già addestrandoci e preparandoci in segreto per i nostri progetti di resistenza futura. Poiché gli Israeliani non vedevano questo pericolo, impegnavano le loro azioni contro altre formazioni, non contro di noi. Ed è questa inazione Israeliana contro di noi che alcuni elementi Arabo-Palestinesi, poco amichevolmente nei riguardi di Hamas, presentano come “prova” dell’appoggio di Israele nella creazione di Hamas.
R.R. Di recente le relazioni di Hamas con il movimento Fatah sono state veramente tese. Esiste ancora una possibilità di un governo di unità nazionale?
K.M. Vi è un’atmosfera positiva tra il movimento di Hamas e Fatah per dare vita ad un governo unitario. È da un mese che noi abbiamo convenuto in linea di principio sulla creazione di un tale governo di unità. Comunque, di recente, sono comparsi alcuni ostacoli. Il primo ostacolo è stato costituito da tentativi di riportarci ad un “governo di tecnocrati”, non progressista per un governo di unità nazionale. Questo perché si desidera estromettere Hamas dal governo. E il secondo ostacolo è che le garanzie per rimuovere l’embargo economico non sono ancora sufficienti.
R.R. Garanzie? Garanzie dall’Occidente?
K.M. Sì, dall’America. Noi facciamo un accordo, che appena formiamo un governo di unità nazionale, l’assedio deve essere rimosso. Su questo punto, Hamas è veramente intransigente. Noi abbiamo grandemente a cuore la fine delle sofferenze del popolo Palestinese. Ma, dato che il nostro movimento ha avuto la maggioranza dei voti e ha più seggi in parlamento, noi abbiamo anche il diritto di avere una maggior influenza in questo governo. Il dilemma principale di adesso è che vi sono forze che ci negano questo diritto.
R.R. Una delle questioni chiave è il cosiddetto riconoscimento del “diritto di Israele ad esistere”. Hamas è preparata a mutare la sua posizione a questo riguardo? Specialmente, dal momento che l’Occidente ha fatto di questa questione una condizione sine-qua-non per sollevare l’embargo contro il governo Palestinese guidato da Hamas.
K.M. Io penso che il mondo Occidentale si sia reso conto che per ora Hamas non riconoscerà Israele. Come posso riconoscere uno che occupa la mia terra? È privo di logica che si esiga da Hamas il riconoscimento di Israele. Noi siamo le vittime. Noi siamo gli uomini che non sono liberi. Siamo noi che viviamo nella Diaspora lontani dalla nostra patria. Israele rappresenta un tipo di nazione imposta come “fatto compiuto” dalle Nazioni Unite. Noi non abbiamo una nazione. Più della metà del popolo Palestinese sta vivendo nella Diaspora, la maggior parte in campi profughi e non possono tornare a casa. È a causa di Israele che non possono andare a casa, e noi dovremmo riconoscere Israele? Realmente, chi è nel torto, noi o Israele?
R.R. Ma la teoria dei “due stati”, che gli Americani stanno proponendo, prevede uno stato Palestinese vicino ad uno stato Israeliano. Questo, è assolutamente inaccettabile da Hamas?
K.M. No. No. Voglio dire che il movimento di Hamas esige solamente che si costituisca uno stato Palestinese all’interno dei confini del 1967, che comprenda Gerusalemme Est e la Westbank. Fino ad ora Israele non ci riconosce questo diritto, che tutti i Palestinesi reclamano. Ma Israele continua a violare i diritti dei Palestinesi e l’Occidente è poco propenso a costringere Israele a riconoscere i diritti Palestinesi. Anche quando il Presidente Bush si è espresso per uno stato Palestinese, questo non ha avuto un taglio netto. E Ariel Sharon, e di recente Ehud Olmert, hanno mosso molte riserve alla proposta di Bush. Hanno respinto l’idea di uno stato di Israele all’interno dei suoi confini del 1967, e pretendono uno stato di Israele che comprenda parti della Westbank. In verità, il Presidente Bush si era adeguato alla proposta di Sharon, che Israele conservi tutta Gerusalemme. Ed era d’accordo con Sharon di scegliere il leader Palestinese di destra che avrebbe accettato tutto questo.
R.R. Io penso di avere capito correttamente che voi sareste preparati ad un negoziato con Israele e che accettereste uno stato di Israele dentro i suoi confini del 1967, prima che Israele iniziasse le sue guerre di aggressione, rubando le terre ai Palestinesi?
K.M. Bene, abbiamo fatto chiarezza su tutto questo.
R.R. In Occidente, Hamas viene generalmente rappresentato come assolutamente contrario a colloqui con Israele e desideroso solo di cacciare gli ebrei di Israele in mare.
K.M. Questo non è giusto. Ammazzare Ebrei non è nei nostri pensieri. Per secoli in Palestina noi abbiamo vissuto in pace con Ebrei e Cristiani di ogni categoria. Noi stiamo combattendo Israele perché sta occupando le nostre terre ed opprime il nostro popolo. Noi stiamo combattendo Israele per porre fine a questa occupazione. Noi desideriamo vivere liberamente nella nostra patria come avviene in tutte le altre nazioni. Noi desideriamo avere un nostro paese, proprio come tutti gli altri popoli. Ma il movimento Sionista è arrivato da ogni parte del mondo per occupare la nostra terra. E gli effettivi proprietari della terra sono stati mandati via a calci. Queste sono le radici del problema. Per causa di molti fattori, attualmente noi accettiamo la costruzione di uno stato Palestinese all’interno dei confini del 1967. Ma questo non significa che noi riconosciamo Israele. Però siamo pronti a dare vita ad una tregua di lunga durata con Israele. Accettando lo stato di Israele, senza riconoscerlo!
R.R. Ma come, senza riconoscimento? Questo non significa tensioni continue e guerra?
K.M. No. Esiste una molteplicità di esempi in cui il non riconoscimento non significa guerra. Ad esempio, la Cina e Taiwan non si riconoscono reciprocamente, ma fra loro commerciano e cooperano. Rifiutando un riconoscimento formale, noi non vogliamo dare ad Israele legittimità, visto che in primo luogo ha rubato le nostre terre.
R.R. Non è un segreto, che per molti anni, durante il governo di Fatah, i servizi di sicurezza Palestinesi sono stati addestrati ed equipaggiati dagli Americani, vale a dire dalla CIA. Perciò è irragionevole supporre che un bel po’ di gente del movimento del Presidente Palestinese Mahmud Abbas sta lavorando in segreto per gli Americani e gli Israeliani, forse alcuni anche in posizioni di alta responsabilità? In che misura presterete fiducia a Fatah, se venisse costruito insieme un governo di unità nazionale?
K.M. Questo problema è ben noto a noi e al resto dei Palestinesi. Ma non tutta la gente di Fatah è di questo tipo. Vi è all’interno di Fatah un’enorme motivazione, che corrisponde al “sentimento nazionale”. Costoro sono al nostro fianco nella resistenza. Ma ci sono anche gli altri, quelli di cui la gente vi ha parlato. Questo è un fatto. Noi conosciamo il problema altrettanto bene e stiamo affrontandolo. Per di più, per necessità, i rapporti non sempre si basano sulla fiducia.
R.R. Quindi, lei pensa che questo problema, che sta alle radici delle difficoltà, anche adesso durante la creazione di un governo di unità con Fatah lo dovrete affrontare?
K.M. Sì, questo è esatto. Questo è solo uno dei problemi. Sfortunatamente, esistono fattori e pressioni che derivano da agende esterne, che influenzano negativamente il campo di operazioni Palestinesi. Ma sono le forze patriottiche che stanno vincendo. Il popolo Palestinese ha confermato questo nelle ultime elezioni democratiche.
R.R. Hamas è questo movimento di fanatici religiosi, come viene dipinto in Occidente? Un movimento con cui non si può trattare? Ancora, Hamas è stato riconosciuto ed invitato a Mosca dal governo Russo e qui in Siria voi siete ospiti di uno stato laico. Tutto questo è una finzione? Chi è veramente Hamas?
K.M. Bene, voglio farle un esempio. Tanto per dire, noi teniamo buone relazioni con i Cristiani.
R.R. State realmente lavorando in Palestina insieme ai Cristiani?
K.M. Sì, con alcuni di loro. Questa immagine di fanatismo religioso è stata fabbricata da Israele e dall’Amministrazione Statunitense. Si tratta di un’immagine che non corrisponde alla realtà. Lei sa bene che l’Amministrazione Americana si assegna il diritto a classificare la gente nella maniera che più le aggrada. Ma come fanno stati Europei degni di stima, come la Gran Bretagna, la Germania o la Francia farsi influenzare da questa propaganda? Non possono da soli cercare la verità? Non dovrebbero formare il loro punto di vista sulla base della ragione e non su chiacchiere e dicerie? Ma l’Occidente quando scoprirà la verità sulla Palestina e Hamas? Per prima cosa, i giornalisti Occidentali dovrebbero venire qui ad incontrare la gente e vedere i fatti con i propri occhi. Andare in Palestina e vedere come vive la gente. Ascoltare cosa la gente ha da dire. Ascoltare i leaders di Hamas e degli altri movimenti Palestinesi. Dovrebbero apprendere la verità attraverso contatti diretti e non tramite gli altri. Se voi volete conoscere Hamas, allora venite ed incontrate la gente di Hamas. Noi siamo pronti al dialogo. Se voi cercate le ragioni per cui Hamas ha vinto le elezioni, questo è dovuto al fatto che il popolo Palestinese ha fiducia in noi, visto che Hamas riflette i sentimenti e le aspirazioni del popolo Palestinese. Se voi andate ad esaminare a fondo Hamas, non vi troverete alcuna traccia di corruzione. Invece troverete che Hamas è strettamente vincolato al popolo, che realmente sta provvedendo alle necessità della gente. E se il popolo della Palestina ha eletto Hamas, allora bisogna rispettare la volontà del popolo, e questo lo deve fare anche l’Occidente.
R.R. Ma come risponde rispetto alle accuse di fanatismo religioso?
K.M. Che è cosa facile respingere le accuse. Se Hamas fosse un movimento di fanatici religiosi, non sarebbe stato eletto dal popolo Palestinese, dato che in Palestina esistono molte organizzazioni. E vi sono anche Cristiani che collaborano con noi. Per esempio, uno dei Membri del Parlamento che è stato eletto a Gaza sulle liste di Hamas è un medico Cristiano. E la maggior parte di Musulmani e Cristiani gli ha dato il voto. Il fatto è che le idee di Hamas sono moderate. Noi pratichiamo la tolleranza verso tutti. E noi poniamo allo stesso livello Musulmani e Cristiani. E allo stesso livello noi trattiamo con tutti, siano religiosi che liberali o laici, dentro o fuori della Palestina. E noi teniamo relazioni nell’ambito del Medio oriente, ma anche in Europa ed in Africa. Hamas è un movimento aperto. Noi non combattiamo Israele perché sono Ebrei, ma perché stanno occupando la nostra terra.
R.R. L’Occidente vi rimprovera di commettere atti di terrorismo in questa lotta contro Israele.
K.M. No. Vi è un’importante differenza tra terrorismo e resistenza. Noi siamo contro il terrorismo. La resistenza non è terrorismo. Quello che sta facendo Israele è terrorismo. Quello che stiamo facendo noi è resistenza. Infatti questa è una reazione contro l’aggressione messa in atto da Israele ed è una reazione contro l’occupazione Israeliana della nostra patria. La resistenza è il diritto legale a difendere noi stessi.
© Copyright Rainer Rupp, Global Research, pubblicato all’origine in tedesco da “Junge Welt”, Berlin, 2006