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da rebelion
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256 su 11.000
Maria Jose Lera
21/07/2007
Oggi Israele ha liberato 256 persone delle 11.000 che tiene nelle sue prigioni, cioè il 2,3%.
Quando c’è stato il primo annuncio della notizia, i nomi non sono stati resi pubblici, è stato solo fornito il numero delle persone che pensavano di liberare. Un sentimento di speranza si è diffuso dappertutto fra gli undicimila sequestrati, e ciascuno pensava che il suo nome avrebbe potuto figurare in quella lista. Nelle famiglie ogni padre, madre, ogni sposa, figlio o figlia che hanno dei parenti nelle prigioni israeliane, si è azzardato a sognare che i loro amati fossero inclusi nella lista di Olmert-Abbas.
I nomi sono stati pubblicati dopo due giorni, e come ci si aspettava, la maggior parte dei nomi erano di Fatah. Lo scoramento di migliaia di loro, delle migliaia di detenuti il cui nome non era nella lista, lo scoramento delle loro famiglie, delle madri, dei padri, delle spose, di figli e figlie è stato enorme.
Un’altra umiliazione del governo di Israele; ha liberato il 2,3% dei “sequestrati” palestinesi (secondo quella che è la definizione della IIII e IV Convenzione di Ginevra), e tutti ignoriamo che molti sono donne, bambini, bambine, e giovani che non sono colpevoli di alcun delitto, nè sono sottoposti ad alcun processo giudiziario aperto, ma sottoposti a tortura e trattamento crudele, senza esperienza, senza aver la possibilità di vedere i loro famigliari, in luoghi conosciuti come le “guantanamo israeliane”.
Israele libera il 2% dei suoi sequestrati, che equivale a 256 persone, il mondo la ringrazia e nessuno la sollecita a liberarne di più.
Per Israele il 2% è sufficiente, ma dalla Palestina si esige il 100%, cioè l’unico soldato che tiene prigioniero, Ghilad Shalit. Una proporzione un po’ squilibrata: 1: 11.000, che bene descrive come sono i rapporti tra Israele e Palestina, dove qualunque azione di Israele è un’umiliazione di più verso una vittima che incredibilmente resiste, e la si incolpa perfino di quello.
Ma perchè Israele libera 256 persone? E’ un’altra strategia; siccome i palestinesi resistono, ora bisogna insistere con il “dividi e vincerai”. Questa liberazione selezionata di palestinesi in funzione della loro affinità politica, crea maggior differenza tra di loro, più distanza fra i sostenitori di Hamas che verificano come il cosiddetto Presidente dell’Autorità Palestinese non li difende, li tratta invece come palestinesi di serie B, cercando di fomentare le lotte interne e imitando le stesse tecniche usate dai nazisti contro gli ebrei in Europa.
Le storie che la gente soffre per le angherie israeliane sono incredibili. C’è una donna il cui marito è stato arrestato pochi giorni dopo aver partorito suo figlio; suo marito è in carcere da 22 anni e suo figlio che ora ha 22 anni non ha mai visto il padre. Il figlio è stato arrestato e portato in prigione; lì ha raccontato la sua triste storia ai suoi compagni di prigionia, e siccome non aveva mai visto suo padre, ha saputo con stupore che in quella stessa cella c’era un uomo che era arrivato in prigione 22 anni prima, dopo che sua moglie aveva partorito. E’ stato così che padre e figlio si sono visti dopo 22 anni di separazione, nella stessa prigione!
Un’altra madre raccontava dei suoi cinque figli che sono tutti in prigioni israeliane, ma che era orgogliosa di loro perchè nonostante tutto, desidera che arrivi il giorno che torneranno insieme.
Nel fondo del suo cuore sa che esiste una remota possibilità che ciò accada, e con quella speranza affronta ogni giorno che passa.
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR