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- popoli resistenti - palestina - 22-11-07 - n. 204
La sinistra fra l'incudine e il martello
Intervista a Majida Al Masri, leader del Fronte Democratico nel distretto di Nablus
Majida Al Masri è la leader del Fronte Democratico nel distretto di Nablus, dove opera da anni attraverso diverse ong affiliate al partito.
Cosa ne pensa di ciò che è successo nella striscia di Gaza e della successiva divisione della Palestina in due parti rappresentate da due governi diversi?
Penso che questo non sia il modo di lavorare a livello politico. Hamas ha voluto fare tutto da sola. È illegale ciò che ha fatto a Gaza mentre, per quanto nessuno sia felice di trovarsi con un governo provvisorio non eletto dal popolo, la nostra costituzione ci impone che, nel caso succeda quello che è successo, si debba creare un governo provvisorio ad interim. Insomma, siamo nella legalità, ma non possiamo andare avanti in questo modo. È vero che la situazione dovrà cambiare velocemente, ma ancora non sappiamo come fare. Ciò che è successo a Gaza ci ha fatto tornare indietro di millenni.
Perché Hamas ha l’interesse di prendere il potere quando già aveva vinto le elezioni democraticamente?
Hamas non vuole due governi, ne vuole uno e vuole la leadership del governo. Penso che all’interno di Hamas ci sia una divisione rispetto a questo punto. Penso che all’inizio non tutti i componenti del partito hanno spinto per la presa di potere a Gaza: ora molti pensano che sia stata una decisione sbagliata perché questo ha dato la possibilità a Fatah di assecondare la visione israeliana per una soluzione in Cisgiordania. C’è un gruppo molto forte di persone che fanno parte di Fatah che hanno rifiutato accordi con Hamas fin dall’inizio, perché il programma di Hamas è di sicuro molto lontano da quello di Fatah che ha dovuto subire, tra l’altro, una clamorosa sconfitta alle elezioni.
Ora abbiamo un governo di Fatah in Cisgiordania e uno di Hamas a Gaza. Noi, come Fronte Democratico, abbiamo concordato la formazione del governo di Abu Mazen in Cisgiordania dopo ciò che è accaduto a Gaza perché è legale in base alla nostra costituzione. Non siamo d’accordo col loro programma, ma hanno agito in modo legale. È legale che il Presidente, in questo caso Abu Mazen, può far cadere il governo precedente e creare un governo di emergenza. Non abbiamo due governi legali: secondo la costituzione palestinese il governo a Gaza non è legale. Ma anche se abbiamo un governo legale di sicuro il governo di Abu Mazen non risolverà il problema della divisione della Palestina in due entità, per cui tutti i partiti palestinesi, il Fronte popolare, il Fronte democratico e tutti i partiti minori, stanno chiedendo ad Hamas di fermare ciò che sta succedendo a Gaza e di sedersi di nuovo al tavolo delle trattative per avviare un dialogo con tutte le parti politiche e di avere un governo temporaneo fino a quando non si è pronti per nuove elezioni a Gaza e in Cisgiordania secondo la nuova legge elettorale (sistema proporzionale).
Lei pensa che nel prossimo futuro ci sarà un reale dialogo fra questi due governi?
Penso sia molto difficile, ma non abbiamo altre soluzioni. Se continuassimo ad avere due governi faremo solo il gioco di Israele…
Israele non vuole istaurare un dialogo con il governo di Hamas a Gaza…
Non per il momento. Ma Israele vuole riprendersi Shalit e vuole dare un messaggio agli abitanti di Gaza per fermare il lancio dei razzi Qassam. Ovviamente Israele avvierà due dialoghi diversi per la Cisgiordania e per Gaza: questo farà passare inosservate le reali richieste che i palestinesi fanno ad Israele rendendoci più deboli negli accordi di pace.
Quello che Olmert e Bush vogliono è una Cisgiordania nei confini del muro di separazione, con le loro colonie all’interno senza parlare dello stato di Gerusalemme e del problema dei profughi, lasciando così gli abitanti di Gaza in una gabbia dopo aver portato avanti gli accordi per la liberazione di Shalit. Oppure la Cigiordania tornerà a far parte della Giordania e la striscia di Gaza diventerà parte dell’Egitto. Quello che è accaduto a Gaza ha dato una chance agli israeliani per agire in questo modo: questo è il vero problema con Hamas. La visione di uno stato palestinese unito era un’idea di Sharon, ora gli israeliani sanno che possono ottenere di più: possono ottenere un regime di Apharteid in Cisgiordania senza spostarsi di un millimetro, con una Palestina divisa che non avrà mai il proprio stato. La striscia di Gaza è circondata da Israele, la Cisgiordania è divisa in 3 parti: Kalandia divide il sud e Hawara il nord. Ci hanno divisi con i confini e con i checkpoint.
Pensa ci sia una soluzione per risolvere i problemi interni della politica palestinese?
Non possiamo permetterci di andare avanti con due stati. La soluzione può partire solo da Hamas e da Gaza. Anche se Fatah non vuole una soluzione con Hamas. Se il “partito di Dio” lasciasse Gaza potremo fare pressioni per un ritorno al dialogo fra le due parti. Fatah non vuole muoversi dalla Cisgiordania e Hamas ha una leadership molto forte che vuole tenersi stretta Gaza. La gente non vuole tutto questo, sono i loro leader.
Lei pensa che il Fronte Democratico e i partiti di sinistra possano essere una valida alternativa a questo caos politico?
Penso che ormai la gente qua odia sia Fatah che Hamas, per questo è il momento che tutti i partiti di sinistra si uniscano affinché queste forze politiche abbiano il giusto risalto nella sfera pubblica. Il problema è che abbiamo molte difficoltà interne. Ma stavolta abbiamo avuto un dialogo profondo fra noi e speriamo di risolvere le nostre convergenze interne. Abbiamo stilato un nuovo programma e presto lo presenteremo e lo porteremo avanti.
Cosa ne pensa degli ultimi accordi fra Abu Mazen e Olmert e cosa proponete voi come movimento di sinistra rispetto agli accordi di pace?
Penso che dovremmo aspettare molto tempo prima di un accordo di pace. Questi dialoghi, questi incontri, sono favorevoli ad Israele, non per noi. Olmert e Bush hanno solo una soluzione: noi vogliamo uno stato unito, senza la divisione della Cisgiordania in 3 parti, controllate dagli israeliani, con i coloni al nostro interno. Non avremo mai uno stato finchè al nostro interno vi abitano i coloni che rispondono allo stato d’Israele.
Questa soluzione voluta da Olmert e Bush che sta pressando Abu Mazen non verrà mai accettata dalla nostra gente. Qualsiasi soluzione che non viene accettata dai palestinesi, come Oslo, non avrà lunga vita. Noi pensiamo che si possa arrivare ad una soluzione negoziata ma ne devono far parte tutti i soggetti interessati, anche la Siria, il Libano, la Giordania, l’Egitto…in base alla risoluzione delle Nazioni Unite: accettiamo Israele, ma con quali confini e che tipo di stato propongono? E i profughi?
Se tutti i profughi tornassero questa terra non sarebbe abbastanza per tutti…
Non torneranno mai tutti i profughi, ma vogliamo che abbiano il diritto di tornare. Possiamo parlare del numero di profughi che dovrebbe tornare, questa è un’altra cosa, ma devono comunque avere il diritto al ritorno in base alla legge internazionale. Molti profughi vivono in Giordania dove sono considerati cittadini giordani, hanno la loro vita là come molti profughi hanno la loro vita da altre parti del mondo.
Lei pensa che il Fronte Democratico e il Fronte Popolare possano essere abbastanza forti per portare avanti il processo di pace con Israele?
Penso che se il Fronte Democratico e il Fronte Popolare avessero una sola strategia potrebbero far pressioni sugli accordi di pace. Ma fin’ora siamo stati molto lenti e i dettagli diventano più importanti dei punti principali, questo è il nostro problema.
Lei non concorda con i passi che sta facendo Abu Mazen nel processo di pace?
No. Stanno dando tutto il tempo ad Israele per continuare con la costruzione del muro e con gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania.
Cosa pensa del futuro della Palestina?
È molto complicato. Dipende da cosa farà la nostra gente. Se cominceranno a sentirsi depressi, cominceranno a riversarsi sulle strade per fare pressione sul governo. Non sono molto ottimista per il futuro.
di Giorgia Baldi - peacereporter