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"Spero che il 2008 sia la nuova alba palestinese"
Intervista a Marwan Barghouti
"Invito Hamas a prendere immediatamente una decisione coraggiosa e restituire Gaza al presidente Abu Mazen.. Israele non è serio e Annapolis è un passo modesto su una strada lunga e spinosa".
A seguire il testo dell'intervista che Al Jazeera ha realizzato con Marwan Barghouti tuttora prigioniero nelle carceri israeliane
Pochi giorni dopo Annapolis, si scoprono nuovi piani coloniali. Quale lettura dai a questo e quali sono le conseguenze che la leadership palestinese dovrebbe trarne?
Annapolis è un modesto, piccolissimo passo, in una strada lunga e spinosa. Spiacente, ma Annapolis è la prova della mancanza di serietà da parte di Israele: Non ha fatto nessun provvedimento, vero, sul territorio per incoraggiare i palestinesi; ancora ci sono centinaia di posti di blocco che ostacolano il movimento delle persone e delle merci, prosegue la distruzione dell'economia palestinese, continuano l'uccisioni e gli arresti. Israele ha rilasciato un paio di centinaia di prigionieri, la maggiore parte di loro finiva la condanna entro pochi mesi, e ne ha arrestati altri centinaia, il fatto è che il numero dei prigionieri è rimasto uguale sono sempre 11 mila. La striscia di Gaza è ancora sottoposta all'embargo, all'aggressione, alla guerra e alla fame quotidiana. L'annuncio di nuove o l'allargamento di colonie a pochi giorni da Annapolis, rende irragionevole continuare i negoziati, mentre continua la colonizzazione. Nessun palestinese accetterebbe questa equazione. Israele deve fermare la colonizzazione immediatamente, sia in Gerusalemme sia in Cisgiordania, questa è una condizione essenziale per continuare i negoziati, altrimenti non ha nessun senso andare avanti.
Secondo te questo governo israeliano si differenzia dagli altri governi nel trattare il processo politico? Prima dicevano che Arafat poteva ma non voleva arrivare a una soluzione, oggi dicono che Abu Mazen vuole ma non è capace
L'attuale governo israeliano non si differenzia dagli altri governi che hanno voluto negoziati e colonizzazione, terra e sicurezza, pace e occupazione insieme. C'è bisogno di un governo israeliano e un leader israeliano capaci di prendere una decisione coraggiosa e chiara, ponendo fine all'occupazione che è il problema fondamentale del conflitto. Non c'e' bisogno di negoziati nè di commissioni, ma della decisione strategica di finire l'occupazione, non è saggio nemmeno ritornare alla stessa via, agli stessi meccanismi e allo stesso metodo. I palestinesi sono pronti alla pace fondata sulla fine dell'occupazione, della colonizzazione, del muro dell'Apartheid, sul territorio palestinese occupato nel 1967, dove nascerà lo stato indipendente palestinese con Gerusalemme capitale, l'applicazione della risoluzione internazionale 194 riguardante i profughi palestinesi, e il rilascio di tutti i prigionieri e detenuti senza condizione e limitazione. Il governo israeliano tenta sempre di trovare scuse e pretesti per non mettere fine alla sua occupazione, una volta, scaricando sul defunto presidente Arafat la responsabilità del crollo del processo di pace, un'altra volta su Abu Mazen, che vuole ma non può. Questo comportamento israeliano è completamento falso. Chi ha distrutto il processo di pace è l'occupazione israeliana, Arafat era disposto alla pace, e Abu Mazen ha la delega, dal momento che è stato eletto presidente dell'ANP e dell'OLP, della gestione politica e negoziale, questo è stato affermato nel documento della concordia nazionale (documento dei prigionieri) siglato da 13 organizzazioni e partiti palestinesi nel giugno 2006. quel documento cita testualmente che la competenza delle trattative con Israele è dell'OLP, e del suo presidente, presidente dell'ANP, sulla base del mantenimento dei fermi principi nazionali, e che in caso di accordo di soluzione finale sarà sottoposto ad un referendum popolare o al voto del nuovo consiglio nazionale palestinese. Se Israele si decide di finire l'occupazione, la colonizzazione e l'aggressione, questo farà si che la maggior parte dei palestinesi appoggerà il processo di pace. Ma durante i tre anni dall'elezione di Abu Mazen, il governo israeliano non ha dato altro che parole e non ha fatto nessun passo per sostenerlo come dicono, non ha tolto neanche un posto di blocco, da quando è stato eletto Abu Mazen, ci sono 600 posti di blocco di cui 200 sono stati aggiunti negli ultimi due anni. E lo stesso per i prigionieri erano 7000 e ora sono 11.000. Continuare la colonizzazione è un tentativo di decidere il destino dei negoziati ancora prima che inizino, quel che dicono del sostegno ad Abu Mazen non sono altro che parole al vento e non hanno credito sul territorio.
Tutti affermano che l'unità è il fondamento di tutto, l'Autorità insiste a chiedere a Hamas un passo indietro dal golpe di Gaza, e questa rifiuta e invita al dialogo prima. Come vedi l'uscita da questo dilemma, hai un' altra soluzione che possa dare ad Hamas una scala per scendere dall'albero mentre sta attraversando un forte embargo?
Mi auguro che il 2008 sia l'anno dell'unità nazionale palestinese, e del ripristino dell'unità della patria e del popolo, questo è l'anno di un difficile parto palestinese in tutti le direzioni e su tutti i livelli. Spero che sia l'anno della nuova alba palestinese, della speranza per tutti i palestinesi di liberarsi dall'occupazione per la libertà, il ritorno e l'indipendenza. Ritengo che l'unità e il consolidamento del fronte interno richiedono la fine della divisione nata dal golpe militare di Hamas a Gaza, perciò invito la leadership di Hamas a prendere immediatamente, una decisione coraggiosa, di restituire Gaza all'autorità legittima di Abu Mazen, come premessa di riapertura del dialogo tra tutte le forze palestinesi senza esclusione, noi abbiamo bisogno di un dialogo globale, profondo e strategico, che possa mettere fine alla situazione di debolezza e divisione. Il popolo palestinese aspetta da Hamas il primo passo, perché quello che ha fatto è un errore strategico, ha indebolito e disgregato la causa palestinese. Credo che il 2008 vedrà elezioni presidenziali e legislative, anche del Consiglio Nazionale Palestinese, per salvaguardare l'esperienza democratica e per riaffermare la volontà del popolo palestinese di mantenere un sistema politico democratico e un stato democratico.
Come spieghi che tanti responsabili israeliani sono venuti a visitarti in carcere?
Nelle ultimi settimane sono venuti a trovarmi numerosi deputati della Knesset, arabi e ebrei, fra i più prestigiosi: lo sceicco Ibrahim Abdallah Sarsur, presidente della Lista Araba Unificata, Said Nafaa della Coalizione Nazionale Democratica, Nadia al Heluo e Omier Peres del Partito Laburista, Haim Oron del movimento Meretz, abbiamo parlato della situazione palestinese e del conflitto israelo-palestinese. La mia posizione e il mio punto di vista, da anni, non sono cambiati. La chiave della pace è nella fine dell'occupazione e che l'ultimo giorno nella vita dell'occupazione sarà il primo giorno di pace fra i due popoli, perchè senza la totale fine dell'occupazione della terra di Palestina occupata nel 1967, qualsiasi accordo, piano, iniziativa o negoziato non avrà nessun valore. Ora la palla è nel campo israeliano. La leadership di Israele deve prendere una decisione coraggiosa di finirla con l'occupazione e non c'e' bisogno di continuare il negoziato, visto che Israele si è ritirata da Gaza trasferendo i coloni e distruggendo le colonie, senza avere bisogno di negoziato o di commissione. Credo che sia irrazionale negoziare sotto embargo e la fame imposta al popolo palestinese in Cisgiordania e Gaza. Israele deve prendere l'iniziativa e iniziare a fermare: l'embargo, l'aggressioni, liberare i prigionieri, e finirla con l'uccisioni e gli arresti. Davanti agli occhi ho sempre la situazione nelle carceri, dove ci sono centinaia di prigionieri che hanno passato 20 anni nelle prigioni dell'occupazione, ed altri che stanno passando il 30° anno, e tanti che vivono in celle di isolamento individuale, mentre altri non possono ricevere le visite dei familiari. I prigionieri soffrono la mancanza e la negligenza di cure mediche: questo anno, cinque prigionieri sono morti per mancanza di cure, gli ultimi sono Shadi Sa'aida e Mohammed Al Ashqar. Con i deputati ha parlato di questi cose, e che Israele non rispetta le più semplice norme del diritto umanitario internazionale nei confronti dei prigionieri. Questi devono essere considerati eroi della guerra di liberazione e indipendenza, sono combattenti per la libertà, e non criminali o terroristi come dice Israele. Colgo l'occasione per dire che da quando sono qui non ho incontrato nessun ufficiale responsabile israeliano.
Un futuro scambio con Hezbollah e Israele comprenderà i palestinesi di Gerusalemme e del 48?
Noi ci teniamo e chiediamo che il rilascio o lo scambio sia per tutti senza limiti, condizione , o discriminazione, ed in primis per i prigionieri più vecchi, sia dal 48, o di Gerusalemme di Gaza o dalla Cisgiordania, e tutti i fratelli arabi. Questo è quello che hanno sempre tenuto a dire e confermato i prigionieri, e lo ripetiamo ancora: non si deve escludere i nostri vecchi prigionieri nè i palestinesi del '48 che sono parte della giusta causa palestinese, si sono sacrificati per questa causa e si deve operare per la loro liberazione.
Traduzione Bassam Saleh