www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 31-01-08 - n. 213

da www.forumpalestina.org/news/2008/Febbraio08/01-01-08DedicatoStefanoChiarini.htm
 
Dedicato a Stefano Chiarini per il primo annivesario della sua scomparsa
 
Caro fratello ci manchi tanto
 
di Kassem al Aina*
 
Caro fratello, te ne sei andato presto, senza chiedere permesso a quelli che ti amano né ai tuoi compagni. Un anno fa, sembra ieri, hai lasciato il nostro mondo. Tu, che hai illuminato il suo buio, e le sue miserabili condizioni, con la tua chiarezza, ragionevolezza e fermezza di posizione. Nella tua vita di giornalista – combattente – ti sei schierato a favore dei poveri, degli sfruttati e degli oppressi; senza distinzione di razza, religione, o nazionalità. I tuoi articoli sul manifesto, i tuoi libri, accendevano le luci sulla verità. Eri sempre contro la sopraffazione, l’ingiustizia, gli occupanti e i nuovi colonialismi, con i popoli in lotta per la libertà, l’indipendenza, la giustizia e la pace. Com'erano chiare le tue posizioni e il tuo sostegno alla resistenza e alle lotte dei popoli arabi contro l’occupazione nella regione del Medio Oriente: Palestina, Libano, Golan e Iraq. Avevi anche il coraggio di sostenere le cause dei poveri, i lavoratori e gli oppressi nella tua patria e in diversi paesi del mondo.
 
Fratello Stefano mi manchi tanto. Aspetto ancora la tua chiamata o la tua visita abituale a Beirut. Con insistenza e determinazione, hai voluto sempre seguire gli eventi in Libano e nei campi profughi, nel sud del libano, come nella Palestina occupata e in Iraq. Le viuzze del campo di Chatila, i famigliari delle vittime, gli operatori di Beit Atfal Al Somoud, il sindaco di Gobeiri, la fossa comune dei martiri di Sabra e Chatila, gli amici di As Safir… tutti aspettano il tuo ritorno.
 
Vorrei informarti che gli alberi di ulivo e di arancio, da te piantati nel primo anno di attività per ricordare i martiri del massacro, sono fioriti e hanno dato frutti. E chiedono, con amore e amara tristezza, di quel buon uomo sempre sorridente, e duro combattente, che li ha piantati in questa terra come un giuramento di fedeltà per i martiri.
 
Ti prego di trasmettere al tuo mondo – il mondo di Ghassan Kanafani, Kamal Nasser e Majed Abu Sharar, a tutti i martiri della libera stampa, ai martiri della rivoluzione palestinese e della resistenza libanese, come ai martiri della resistenza irachena, e i martiri di tutte le rivoluzioni nel mondo, per la libertà e l’indipendenza – che manterremo il giuramento di continuare sulla stessa strada. Ti promettiamo e promettiamo loro, di proseguire il cammino della rivoluzione e della resistenza, di continuare il nostro impegno, lo stesso cui hai dedicato tutta la tua vita, contro l’imperialismo, il nuovo colonialismo e il sionismo, per realizzare la libertà, l’indipendenza, e la pace giusta fra i popoli.
 
Rimarrai eternamente presente nella memoria dei figli delle vittime dei massacri di Sabra e Chatila, Burj Al Shamali, dei villaggi del Sud, di Qana e delle città irachene, come nella memoria dei bambini in tutti i campi profughi. Rimarrai in tutti quei luoghi che hai amato e ti hanno voluto bene. Rimarrai con noi in ogni attività per portare luce sulla verità, in sostegno del diritto dei popoli oppressi.
 
Stefano, ti chiedo scusa perché sono costretto a informarti che nel campo di Naher el Bared, che hai visitato spesso, e i cui figli ti hanno amato e ti hanno espresso sempre stima e rispetto, quegli stessi figli hanno subito la loro seconda Nakba. Quest'anno, nel sessantesimo anniversario della prima Nakba, vivono in condizioni più dure, dopo aver perso la casa e le cose più care, oltre a tutti i documenti palestinesi in loro possesso. Il campo è stato distrutto completamente, e gli abitanti aspettano le promesse di ricostruzione e sognano il ritorno alle loro case, come primo passo per il ritorno nella terra più amata di Palestina, in attuazione del diritto al ritorno.
 
Oggi Gaza ti cerca, perché ha bisogno di persone come te, per scrivere e denunciare i crimini israeliani contro i bambini, le donne e gli anziani. Ha necessità di chi scrive sull'ingiusto embargo che lascia la Striscia senza corrente elettrica né acqua né medicine. Sono convinto che scriverai su tutto questo, e informerai i martiri di ciò che noi viventi non abbiamo potuto scrivere e realizzare per loro.
 
Noi che lavoriamo a Beit Aftal Al Somoud, insieme con i familiari delle vittime del massacro e i tanti amici ci siamo dati un appuntamento, per sabato 3 febbraio nel cimitero dei martiri, per visitare gli alberi di ulivo e di arancio che hai piantato tu.
 
Ti prometto di continuare, con la tua famiglia e gli amici del comitato Per non dimenticare Sabra e Chatila in Italia e in Libano, insieme con tutti gli uomini liberi, lo stesso cammino della tua lotta, e proseguire nell'attività che hai fondato e nel lavorato per le vittime del massacro e i figli dei campi palestinesi il Libano.
 
Ti prego di accettare, caro fratello, la più sentita stima e fedeltà, a te e a tutti i combattenti come te.
 
* Coordinatore di Beit Aftal Al Somoud, ong palestinese operante nei campi profughi palestinesi in libano
 

 
Una roccia contro la banalità dei media
 
di Michele Giorgio*
 
E’ passato un anno da quando Stefano Chiarini all’improvviso, in punta di piedi, è uscito dalla nostra vita, dal nostro lavoro, dalle nostre abitudini quotidiane. «Mio Dio, Stefano è morto». Furono queste le poche parole che mi scrisse Michelangelo Cocco quella sera. Eravamo in collegamento grazie a Skype, per facilitare le comunicazioni di lavoro, e quella frase maledetta venuta dal nulla apparve sul monitor del mio computer. Non la dimenticherò mai. Dopo lo shock iniziale pensai ai suoi figli, a sua moglie, a come avrebbero potuto vivere senza abbracciarlo, senza averlo vicino. Quella sera avvenne il distacco da un collega al quale ognuno di noi degli Esteri del Manifesto era molto legato. In modi diversi ma con un elemento comune: il riconoscimento della capacità di analisi di Stefano, della sua abilità nel leggere il mondo e capirlo all’istante.
 
Quando lo conobbi, era l’inizio della prima Intifada nel 1987, mi colpirono due cose: la sua simpatia – dote rara per un giornalista – e la sua immensa voglia di scrivere e di fare qualcosa di concreto in sostegno dei palestinesi. Il suo, lo capii immediatamente, era un amore vero per quel popolo, ma non cieco, al contrario era molto razionale perché partiva dalla piena comprensione della profonda ingiustizia – storica, politica, anche culturale – che era stata commessa in Palestina, e delle sue ramificazioni in tutto il Medio Oriente.
 
Gli articoli di approfondimento scritti da Stefano mi hanno aiutato a capire velocemente situazioni e contesti, che gran parte dei mezzi d’informazione e le politiche dei governi tengono a mascherare. La sua caparbieta’ nel denunciare, senza soste, il massacro di Sabra e Chatila e nel lavorare per la memoria delle vittime, era un continuo richiamo a quelle leggi e risoluzioni che affermano l’uguaglianza degli uomini e i diritti dei popoli. Per questo e molto altro Stefano era una roccia sulla quale poggiarsi per non scivolare nella banalità dell’informazione.
 
Ciao Stefano, non sai come vorrei rivederti entrare in redazione e pronunciare sorridendo: “Eccoci qui”.
 
*giornalista del manifesto
 

 
Una vita dedicata ai palestinesi
 
Maurizio Musolino
 
Un anno fa moriva improvvisamente il nostro compagno Stefano Chiarini. In un pomeriggio tristissimo apprendevamo della sua scomparsa e molti di noi di fronte a quella notizia rimasero inebetiti, incapaci di credere. Non moriva solo un bravo giornalista, un fine conoscitore del Medio Oriente, un compagno che al Pdci e a La Rinascita aveva dato tantissimo, ci lasciava soprattutto un amico.
 
In quest'anno, lungo e difficile, il suo pensiero e la sua opera ci è stata vicina continuamente, come se lui fosse ancora accanto a noi: a settembre in Libano, fra i rifugiati palestinesi ai quali aveva dedicato buona parte del suo lavoro e della sua vita; nei momenti più duri della politica italiana quando ci sembrava di ascoltare le sue considerazioni e i suoi allarmi; nei giorni scorsi in Siria e il Giordania quando portavamo a termine quel viaggio tante volte pensato e discusso insieme a lui. Ma nonostante tutto questo chi lo ha conosciuto da vicino non può che sentirsi più solo. Una solitudine fatta di rabbia e di impotenza che si acuisce con l'ampliarsi della tragedia palestinese.
 
Vogliamo ricordare con queste poche righe una lezione fra le tante che Stefano ci ha lasciato. La sua capacità, tutt'altro che comune, di essere nello stesso tempo fermissimo nei principi – era riuscito con ostinazione a far entrare nelle agende della politica italiana il diritto al ritorno del popolo palestinese – e disponibile a cercare interlocuzioni e compagni di viaggio. Stefano era ben diverso da come qualcuno ha voluto disegnarlo dopo la morte, non cocciuto ma ottimo diplomatico, sapeva trattare e conosceva profondamente le sensibilità umane. La sua mancanza si sente, non per faziosità ma per sete di conoscenza. I suoi articoli sapevano infatti descrivere i paesi di cui scriveva come pochi sanno fare: un affresco mai convenzionale di popoli e stati, conflitti e società.
 
Con Chiarini un anno fa moriva un pezzo di noi, oggi sta a noi tutti, che lo abbiamo conosciuto e frequentato, tenere in vita il suo ricordo. Un impegno, questo, anche per La Rinascita.
 
Video di Maurizio Musolino dedicato a Stefano Chiarini
www.forumpalestina.org/news/2008/Febbraio08/04-02-08VideoChiarini.htm