www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 05-05-08 - n. 226

da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=66872&titular=mi-nakba
 
La mia Naqba
 
Najwa Sheikh*
04/05/2008
 
Tra poche settimane** i palestinesi di tutto il mondo commemoreranno la loro Naqba (catastrofe), la perdita della terra nativa, dell’identità, della dignità e della vita.
 
Molti paesi ed organizzazioni sensibili al dramma palestinese li sosterranno in questa commemorazione. Per loro, dire Naqba significa parlare della sofferenza e della perdita di una nazione, raccontare le storie di chi fu testimone e fuggì dalla propria terra, con la speranza che un giorno sarebbe ritornato.
 
Come appartenente alla terza generazione di rifugiati palestinesi, la Naqba per me è differente nei termini che riguardano il dolore e la sofferenza. Sono del tutto cosciente della grande perdita che subirono i miei genitori ed i miei nonni quando fuggirono dalla loro terra nel 1948. So quanto sia devastante perdere il luogo che ti dà tutte le sicurezze e l'identità che ti dice chi realmente sei. Il dolore che i miei nonni provarono durante gli anni della loro vita, trascorsa nel campo [di rifugiati] fino a che morirono, con l'unico desiderio di tornare a vedere la propria casa, è straziante. Anche i sogni che mio padre conservò in nome dei suoi genitori, ed i suoi stessi sogni di ritornare a casa, sono strazianti.
 
Per me invece, la Naqba è più che la fuga dalla terra d'origine e la perdita dell’identità. È non avere un solo ricordo della terra che un giorno fu quella dei miei nonni e genitori. È non avere niente da raccontare ai miei figli, come il sapore dei frutti della mia terra, l'odore della sua sabbia, le storie e le esperienze con il mio popolo.
 
I miei nonni e la loro generazione, ed anche i miei genitori e la loro generazione, sono fortunati semplicemente perché ognuno di loro ha ancora una storia da raccontare, una storia propria, finanche la storia del proprio viaggio, della fuga, con tutte le sue esperienze dolorose. Condividere i ricordi del luogo che un tempo fu il loro, li ha aiutati nel corso della vita, e gli ha dato il coraggio per lottare contro le terribili condizioni nelle quali si vedono obbligati a vivere.
 
Ricordo ancora i racconti dei miei nonni sulla loro terra, le usanze, i vicini, i matrimoni, le nascite, perfino sulle morti. Con ogni parola di questi racconti, un fiume di sentimenti spezza il dolore e la perdita, restituendo loro la terra un'altra volta, fresca e viva, come se non l'avessero abbandonata mai.
 
Questi racconti erano la scintilla della speranza che fortificava la loro convinzione e volontà, fornendo una ragione per vivere e per continuare. Condividere questi racconti con figli e nipoti significava far rinascere la loro terra.
 
Io sono una rifugiata che ha vissuto tutta la sua vita in un campo, domandandosi quali racconti avrei narrato ai miei figli, quali storie avrei conservato. Quelli che io conosco si limitano al campo, ai vicoli stretti, ai canali di scolo che traboccano in inverno, alle aule affollate.
 
Nei miei racconti non c'è un oliveto, non sono in grado di descrivere i suoi frutti ed il suo sapore. Nei miei racconti non ci sono spazi naturali, semplicemente persone che vivono giorno per giorno. I miei figli non vivranno mai quelle storie perché anch’essi conosceranno la stessa vita dei loro genitori, la vita del campo. Cammineranno per gli stessi vicoli stretti, salteranno schivando gli stessi canali di scolo per attraversare la strada e sperimenteranno la stessa dolorosa vita gremita di gente come i loro genitori.
 
Per i miei genitori e i miei nonni, l'esperienza di dover fuggire fu terribile, ma i ricordi che mantengono vivi attraverso gli anni alleviano l’amarezza della loro perdita e del loro dolore. Quando si sentono persi nella tristezza, i ricordi li aiutano a restituire dolcezza alle loro vite, un privilegio che né io, né i miei figli e forse neanche i miei nipoti, potremo concederci.
 
*Najwa Sheikh è una rifugiata palestinese che vive nel campo profughi di al-Majdal, situato a nord di Gaza. Ha trascorso tutta la sua vita in campi per rifugiati di Gaza. E’ sposata e ha tre figli. Questo articolo è apparso su Palestine Chronicle e viene riprodotto con la sua autorizzazione. 
Originale in http://electronicintifada.net/v2/article9466.shtml - Traduzione dall’inglese di Beatriz Morales Bastos
 
*L’articolo è stato scritto il 17 aprile 2008. L’anniversario della Naqba è il 15 di maggio.
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di cultura e documentazione popolare