www.resistenze.org
- popoli resistenti - palestina - 13-05-08 - n. 227
Le attuali condizioni della classe operaia palestinese
01/05/2008
Il Primo Maggio d’ogni anno, la classe operaia palestinese procede nella sua lotta di liberazione nazionale. Oggi, la classe operaia palestinese, parte integrante della classe operaia mondiale, combatte strenuamente per la libertà, nonostante viva sotto assedio ed occupazione, privata di tutti i diritti, inclusi il diritto al lavoro e quello della sua ricerca.
L’intero popolo palestinese è sottoposto ad una punizione collettiva che, non solo accresce la povertà e la disoccupazione, ma favorisce la politica delle forze sioniste, le quali mantengono la classe operaia palestinese nella condizione di “esercito di riserva dei lavoratori salariati”.
I lavoratori palestinesi sono oggi parte dell’incessante e crescente lotta per la liberazione. Questa lotta, che vede i lavoratori palestinesi in prima linea, attraversa i decenni e i secoli: dalle fabbriche di Haifa al volgere del secolo, con la prima resistenza al colonialismo britannico, i lavoratori palestinesi hanno spinto in avanti la lotta per la liberazione. Nel 1936, intrapresero uno sciopero generale storico che durò sei mesi - lo sciopero generale più lungo al mondo - come parte della rivolta contro gli inglesi ed il colonialismo sionista.
Effettivamente, sin dal suo inizio, il movimento sionista ha costantemente attaccato le forze del lavoro palestinese. Negli anni venti, quando il colonialismo sionista si estese in Palestina (in alleanza con il colonialismo britannico), si diffusero anche politiche che proibivano il ricorso al lavoro palestinese e, allo stesso tempo, le piccole imprese locali di proprietà palestinese furono costrette al fallimento dalle concorrenti più grandi, spesso sioniste, creando così maggiore disoccupazione, nel tentativo studiato di impoverire ed espropriare i lavoratori palestinesi nella loro stessa terra. In aggiunta, ai palestinesi sotto autorità giordana fu impedito di organizzare sindacati, e ogni tentativo in questo senso fu spietatamente represso.
Attacchi di questo tipo continuano ancora oggi, poiché assedio e chiusure sono le armi usate contro i lavoratori palestinesi, i primi da colpire. Ancora una volta, la disoccupazione è lo strumento usato contro di loro con lo scopo di allontanarli dalla loro patria. Il tasso di disoccupazione tra i giovani universitari è del 70%, 50.000 i disoccupati fra i laureati, 120.000 i lavoratori senza un impiego, arrivati a 200.000 dopo che 3.900 fabbriche, delle 4000 in attività, hanno chiuso a causa dell’assedio.
Così come l'oppressione dei lavoratori palestinesi ha sempre avuto un ruolo centrale per la politica d’occupazione coloniale sionista, i lavoratori palestinesi hanno avuto un ruolo d’avanguardia come forza propulsiva della lotta rivoluzionaria rivoluzione, e nell’incessante costruzione della resistenza. Gli operai palestinesi, e i contadini, hanno sempre costituito la principale forza della resistenza. Le organizzazioni del lavoro palestinesi hanno avuto un ruolo di chiave nel resistere all’occupazione. L’apporto della classe operaia palestinese nella prima Intifada è stato decisivo, come del resto lo furono le organizzazioni del lavoro, i sindacati e i comitati dei lavoratori nell'organizzare e coordinare la resistenza e la protesta. Scioperi generali e chiusure di massa di negozi e fabbriche, fra le molte altre azioni dell'Intifada, furono coordinate dalle unioni del lavoro, con una larga partecipazione e direzione dei lavoratori palestinesi. Il movimento dei lavoratori palestinese ha per questo pagato un alto prezzo, con dozzine di martiri e innumerevoli prigionieri tra la sua leadership, poiché i dirigenti sindacali sono sempre stati un obiettivo per la carcerazione e l’assassinio.
Nel territorio occupato del 1948, l’Histadrut, il cosiddetto “sindacato” sionista, si comportò più come agente dello stato sionista piuttosto che organizzazione dei lavoratori. Il motto del "lavoro ebraico" ha ispirato le azioni dell’Histadrut, che per decenni vietò l’appartenenza ai lavoratori palestinesi ed arabi. Al suo inizio, l’Histadrut si pose come obiettivo la "conquista" della Palestina per il lavoro ebreo – separato da quello arabo palestinese. Per anni, raccolse quote dai lavoratori palestinesi senza offrire loro servizi. Quando, nel periodo di Oslo, l’Histadrut finalmente acconsentì di pagare alle federazioni sindacali palestinesi (Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi) alcune compensazioni per i milioni e milioni di dollari presi dai lavoratori palestinesi, ritirò ben presto la parola data. L’Histadrut ha avuto un ruolo essenziale come parte della struttura dello stato razzista e coloniale d’Israele. Piuttosto che i lavoratori, rappresenta il razzismo sionista, infatti, è stato un nemico dei lavoratori palestinesi. Il suo ruolo riflette quello della cosiddetta "sinistra israeliana", una sinistra fondata sui principi razzisti del sionismo in cui solidarietà e collaborazione per la liberazione dei lavoratori palestinesi non trovano alcuno spazio.
In aggiunta, gli attuali sindacati palestinesi sono corrotti. Devono essere ricostruiti, integralmente e totalmente, su base democratica con la piena partecipazione di tutte le forze. I lavoratori palestinesi necessitano di un comando e di un'organizzazione rappresentativi del valore e della costanza della loro lotta. La stessa Autorità palestinese ha privato i lavoratori dei diritti - rifiutando di pagare salari e retribuzioni a molti di loro - inclusi insegnanti, ingegneri ed impiegati pubblici – tentando di esercitare un controllo sulle attività politiche dei lavoratori palestinesi. Effettivamente, il primo ministro del governo di Ramallah, altri non è che Salam Fayyad, ex rappresentante della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Queste organizzazioni, conosciute in tutto il mondo per le politiche anti-operaie di forzata privatizzazione e di "austerità" imposta, in Palestina hanno avuto lo stesso ruolo che altrove, vale a dire far crescere lo sfruttamento e l’imperialismo. La Banca mondiale è stata il perno su cui si è sviluppato il piano per la creazione delle cosiddette "zone industriali" nelle quali i palestinesi, espropriati della loro terra, viaggerebbero per lavorare, in un luogo destinato allo sfruttamento straniero, piuttosto che allo sviluppo economico palestinese, senza sindacati o difesa del lavoro, in condizioni simili a quelle carcerarie, circondati dal muro d’annessione razzista.
Simili forze di repressione sono state usate contro il movimento dei lavoratori arabi su scala nazionale. L'aumento di fame e povertà in Egitto illustra chiaramente le terribili condizioni dei lavoratori arabi. Lavoratori irakeni, organizzati contro e sotto occupazione, affrontano la minaccia degli invasori e di un governo fantoccio. Esiste un enorme sfruttamento dei lavoratori internazionali nel Golfo. Allo stesso tempo, il movimento di lotta dei lavoratori egiziani per i diritti, contro la fame e la povertà è simbolo d’ispirazione per il sorgere di un rinnovato movimento dei lavoratori arabi, come i lavoratori del settore petrolifero in Iraq, che si organizzano e combattono nonostante l’occupazione. Oggi, salutiamo tutti i lavoratori arabi nella nostra comune lotta contro l’imperialismo e lo sfruttamento. La ricchezza araba, originata dalle risorse petrolifere, può e deve andare ai lavoratori che rendono possibile tale ricchezza e al sostegno della causa palestinese, non a regimi e sovrani che sfruttano il lavoro arabo e cercano di usare le risorse del popolo per i loro interessi individuali.
A livello internazionale, ci sono state importanti vittorie per la classe operaia negli anni recenti, nonostante l'equilibrio internazionale del potere favorisca pesantemente l’imperialismo americano. In tutta l’America Latina, per esempio, i movimenti popolari e dei lavoratori stanno spingendo verso una rottura delle catene dell’imperialismo e dello sfruttamento.
Questo Primo maggio, noi facciamo appello ai lavoratori del mondo ed al movimento operaio internazionale per sostenere i lavoratori palestinesi nella lotta per la liberazione. E’ necessaria la solidarietà delle forze della classe operaia in tutto il mondo, particolarmente quella dei lavoratori degli Stati Uniti. L’Histadrut, braccio razzista dello stato sionista, che non ha fatto altro che sostenere lo sfruttamento dei lavoratori palestinesi, dovrebbe essere boicottato e non gradito in tutte le attività sindacali. I bonds israeliani non sono un collocamento appropriato per un'organizzazione del lavoro, perché investiti in uno stato razzista e coloniale. I sindacati americani investono miliardi di dollari in tali obbligazioni; ora è tempo di sospenderle e rendere chiaro che il razzismo è il nemico comune per tutti i lavoratori, in tutto il mondo.
In aggiunta, le organizzazioni del lavoro dell'Europa giocano un ruolo centrale nel far crescere la solidarietà verso i lavoratori palestinesi. Le classi dominanti d’Europa, Stati Uniti e Canada sostengono Israele; le organizzazioni dei lavoratori possono e dovrebbero fare la loro parte nel sostenere la lotta dei lavoratori palestinesi per la liberazione, contro il razzismo e il colonialismo. Effettivamente, ci sono stati promettenti ed importanti sviluppi; noi salutiamo i lavoratori e le loro organizzazioni che hanno contribuito a far crescere il movimento che esige il totale isolamento internazionale d'Israele, incluso il boicottaggio economico. Al recente congresso dell'Unione canadese dei lavoratori postali (Canadian Union of Postal Workers), è stata approvata un’importante risoluzione che sollecita il boicottaggio e le sanzioni economiche contro Israele a causa della negazione dei diritti palestinesi, incluso quello al ritorno dei profughi, della repressione contro i lavoratori, inclusi i lavoratori delle poste che quotidianamente devono affrontare i numerosi posti di controllo per portare a termine il servizio. Tali iniziative sono importanti e dovrebbero essere riprese ampiamente dal movimento dei lavoratori internazionale.
Oggi, il FPLP lancia un appello alla sinistra palestinese ed araba per unificare le forze in una fronte popolare. Questo è un momento storico per la sinistra ed è doveroso andare incontro alle nostre responsabilità nel difendere la classe lavoratrice; stiamo lavorando a questo scopo. Ogni vittoria della classe operaia araba ed internazionale avrà un impatto immediato su quella palestinese.
Il Primo maggio 2008, centoventidue anni dopo che i primi lavoratori marciarono nelle strade di Chicago per esigere un giorno lavorativo di otto ore e giustizia per la nostra classe, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina saluta i lavoratori della Palestina, della nazione araba, e del mondo, nella nostra lotta comune contro lo sfruttamento e l’oppressione, per spezzare le catene del sionismo e dell’imperialismo.
Vittoria per i lavoratori del mondo!
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare