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- popoli resistenti - palestina - 09-06-08 - n. 231
Con l'assedio economico arriva la malnutrizione
di Rami Almeghari*, dai territori occupati della Striscia di Gaza
04/06/2008
"Non ho nemmeno una monetina da dare, se uno dei miei figli me la chiede. E' per questo che mi nascondo da loro".
A parlare è Naser al-Batran, quarantunenne, padre di cinque bambini che vivono nella Striscia di Gaza. Lavorava per una fabbrica tessile in Israele, ma dal giugno 2007 con la chiusura totale del transito civile e commerciale voluto da Israele, è rimasto disoccupato, peggiorando una situazione economica già difficile.
"La nostra vita è triste, miserabile", dice.
Il devastante blocco economico su Gaza tinge di nero ogni attimo della vita là. Secondo il Ministero della Salute palestinese di Hamas, il 70% del milione e mezzo dei residenti di Gaza soffre di anemia, oltre il 44% delle donne in gravidanza.
"La malnutrizione fra i bambini palestinesi è aumentata negli 11 mesi scorsi, colpendo oltre il 10% della popolazione di Gaza in età inferiore ai 18 anni" riferisce l'organizzazione sanitaria Ard al-Insan di Gaza.
Una recente indagine condotta da Ard al-Insan ha rivelato che il 10,4% delle famiglie di Gaza City e della Striscia di Gaza a sud e a nord, soffrono di malnutrizione cronica; si registra un arresto della crescita infantile e una diminuzione della natalità.
"L'impossibilità per la maggioranza delle famiglie palestinesi di acquistare i prodotti alimentari di base ha aggravato la situazione" spiega il Dott. Adnan Abdel Aziz al-Wahadi, primario dell'unità di assistenza sanitaria di Ard Al-Insan.
"Rispetto a periodi anteriori, la richiesta di cure mediche legate alla nutrizione sono aumentate negli ultimi 11 mesi, come attesta la comparazione con un'indagine del 2003 in cui la malnutrizione colpiva il 3,4% delle famiglie " spiega il Dott. al-Wahadi.
Un gran numero di famiglie di Gaza non sono attualmente in grado di procurarsi il cibo essenziale e di accumulare riserve. L'assedio di Israele e la punizione indiscriminata sulla Striscia di Gaza seguita all'elezione democratica di un anno fa del governo Hamas è caratterizzata da severe restrizioni sul cibo e sulle importazioni di combustibile.
Mohammed Mohareb, pescivendolo nel mercato del campo profughi di Nuseirat nella Striscia di Gaza centrale, racconta dell'impossibilità per i residenti di comprare pesce: "prima smerciavo anche 100 scatole di pesce; ora me ne procuro una ventina e non riesco neanche a venderle tutte: perdo più di quanto guadagno".
Nour al-Din Abu-Saqer, fruttivendolo nel mercato del campo profughi di Maghazi nella Striscia di Gaza centrale, sfaccendato dietro la sua bancarella di frutta ci dice che: "la gente non compra frutta: negli ultimi due mesi anche meno che negli 11 mesi passati. Solo nella prima settimana del mese si vende qualcosa, quando gli impiegati statali ricevono il salario e per il resto del mese i frutti appassiscono sugli scaffali. I prezzi superano il potere d'acquisto delle persone, specialmente per i disoccupati".
Il Programma Alimentare Mondiale sostiene che l'80% delle famiglie della Striscia di Gaza dipende dagli aiuti alimentari internazionali, poiché il tasso di disoccupazione ormai supera l'80%.
Oltre il 95% dell'industria di Gaza ha fermato la produzione lasciando a casa 32.000 lavoratori.
Il mese scorso, Israele ha ulteriormente ridotto le spedizioni di gasolio, di gas da cucina e cibo nella Striscia di Gaza, aggravando così le condizioni di vita. Gli automobilisti sono costretti a usare olio da cucina per i motori.
"Non disponiamo di risorse naturali; l'unica nostra risorsa è il lavoro, e senza lavoro, senza cibo, senza cure mediche adeguate come è pensabile la sopravvivenza e lo sviluppo di una nazione?" si chiede il Dott. al-Wahadi. Una domanda rimarrà senza risposta.
* Rami Almeghari collabora con diversi mass media tra cui il Palestine Chronicle, IMEMC, The Electronic Intifada and Free Speech Radio News. Rami è stato anche traduttore e redattore capo del centro stampa internazionale "Palestinian Information Service" di Gaza. Può essere contattato all'indirizzo ami_almeghari@hotmail.com.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare