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Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
L’invasione di Gaza: “Operazione Piombo Fuso” come parte di una più ampia agenda militare e di intelligence
di Michel Chossudovsky
04/01/2009
I bombardamenti aerei e l’attuale invasione di Gaza da parte delle forze di terra di Israele devono essere analizzati in un contesto storico. L’operazione “Piombo fuso” è un’impresa accuratamente pianificata che fa parte di un’agenda militare e di intelligence più ampia formulata per la prima volta nel 2001:
“Fonti nell’establishment della difesa hanno riferito che il ministro della Difesa Ehud Barak istruì le Forze di Difesa di Israele [IDF, l’esercito israeliano] affinché si preparassero per l’operazione più di sei mesi fa, quando Israele cominciava a negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas.” (Barak Ravid, Operation “Cast Lead”: Israeli Air Force strike followed months of planning, Haaretz, 27 dicembre 2008)
E’ stato Israele a rompere la tregua il giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il 4 novembre:
“Israele ha utilizzato tale distrazione per rompere il cessate il fuoco con Hamas bombardando la Striscia di Gaza. Israele affermò che quella violazione del cessate il fuoco ebbe luogo per impedire che Hamas scavasse dei tunnel verso il territorio israeliano.”
“Giusto il giorno dopo, Israele lanciò un agghiacciante blocco su Gaza, tagliando la somministrazione di cibo, carburante, medicine ed altri beni necessari nel tentativo di “sottomettere” i palestinesi mentre, allo stesso tempo, avviava le incursioni armate.
“Come risposta, Hamas ed altri a Gaza ricorsero nuovamente al lancio di razzi rudimentali, artigianali e generalmente imprecisi verso Israele. Durante gli ultimi sette anni, quei razzi sono stati responsabili della morte di 17 israeliani. Durante lo stesso periodo, gli attacchi in stile “guerra lampo” israeliani hanno ucciso migliaia di palestinesi, suscitando proteste in tutto il mondo, ma che sono cadute nel vuoto per la sordità dell’ONU.” (Shamus Cooke, The Massacre in Palestine and the Threat of a Wider War, Global Research, dicembre 2008)
Disastro umanitario pianificato
L’8 dicembre, il segretario di stato aggiunto degli USA, John Negroponte, era a Tel Aviv per discutere con le sue controparti israeliane, compreso Meir Dagan, il direttore del Mossad [il servizio segreto esterno israeliano, NdT].
L’operazione “Piombo fuso” è iniziata due giorni dopo Natale. È stata combinata con una campagna internazionale di relazioni pubbliche accuratamente preparata sotto gli auspici del ministero degli Esteri di Israele.
Gli obiettivi militari di Hamas non rappresentano l’obiettivo principale. L’operazione “Piombo fuso” ha il proposito, totalmente deliberato, di provocare vittime civili.
Quello a cui assistiamo a Gaza è un “disastro umanitario pianificato”.
L’obiettivo a lungo termine di questo piano, per come è stato formulato dai responsabili politici israeliani, è l’espulsione dei palestinesi dalle terre palestinesi:
“Terrorizzare la popolazione civile, assicurando la massima distruzione di proprietà e risorse culturali… La vita quotidiana dei palestinesi deve arrivare ad essere insopportabile: dovrebbero essere rinchiusi in città e paesi, ostacolati nell’esercizio di una vita economica normale, separarti dai luoghi di lavoro, da scuole ed ospedali. Questo incoraggerà l’emigrazione e indebolirà la resistenza alle future espulsioni.” (Ur Shlonsky, citato da Ghali Hassan, Gaza: The World’s Largest Prison, Global Research, 2005)
“Operazione vendetta giustificata”
Si è arrivati ad un punto decisivo. L’operazione “Piombo fuso” fa parte della più ampia operazione militare e di intelligence cominciata all’inizio del governo di Ariel Sharon nel 2001. Fu nell’ambito dell’operazione “Vendetta giustificata” di Sharon che gli aerei da guerra F-16 furono inizialmente utilizzati per bombardare le città palestinesi.
L’operazione “Vendetta giustificata” fu presentata nel luglio 2001 al governo israeliano di Ariel Sharon dal capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Shaul Mofaz, col titolo “La distruzione dell’Autorità Palestina ed il disarmo di tutte le forze armate”.
“Un piano secondario, dal nome in codice “Operazione Vendetta giustificata”, è stato elaborato nel giugno scorso [2001] per rioccupare tutta la Cisgiordania e possibilmente la Striscia di Gaza con un probabile costo di “centinaia” di perdite israeliane.” (Washington Times, 19 marzo 2002).
Secondo il Jane’s ‘Foreign Report’ (12 luglio 2001), l’esercito israeliano sotto Sharon aveva aggiornato i suoi piani in vista di un “attacco generalizzato per schiacciare l’Autorità Palestinese, espellere il leader Yasser Arafat ed uccidere o fermare il suo esercito”
“Giustificazione dello spargimento di sangue”
La “Giustificazione dello spargimento di sangue” era una componente essenziale dell’agenda militare e di intelligence. Il massacro di civili palestinesi era giustificata da “motivi umanitari.” Le operazioni militari israeliane furono accuratamente cronometrate affinché coincidessero con gli attacchi suicidi:
L’attacco sarà lanciato, a discrezione del governo, dopo un grande attacco suicida in Israele, causando molti morti e feriti, citando lo spargimento di sangue come giustificazione. (Tanya Reinhart, Evil Unleashed, Israel’s move to destroy the Palestinian Authority is a calculated plan, long in the making [Il male scatenato: l’azione di Israele per distruggere l’Autorità Palestinese è un piano calcolato, preparato tempo fa] Global Research, dicembre 2001, grassetto aggiunto)
Il Piano Dagan
Ci si riferì alla “Operazione vendetta giustificata” anche come “Piano Dagan”, dal nome del generale in congedo Meir Dagan che dirige attualmente il Mossad, l’agenzia di intelligence di Israele.
Il generale della riserva Meir Dagan fu consigliere per la sicurezza nazionale di Sharon durante la campagna elettorale del 2000. Il piano fu apparentemente preparato prima dell’elezione di Sharon come primo ministro nel febbraio 2001. “Secondo Alex Fishman del quotidiano Yediot Aharonot, il Piano Dagan consisteva nella distruzione dell’Autorità Palestinese e nel mettere fuori gioco Yasser Arafat.” (Ellis Shulman, “Operation Justified Vengeance”: a Secret Plan to Destroy the Palestinian Authority, marzo 2001):
“Come riferito da Jane’s ‘Foreign Report’ e riportato da Ma’ariv, il piano di invasione di Israele - soprannominato “Vendetta giustificata” – verrebbe lanciato immediatamente dopo il prossimo attentato suicida con molte vittime, durerebbe circa un mese e ci si attende che ne derivi la morte di centinaia di israeliani e migliaia di palestinesi. (Ibidem, enfasi aggiunta)
Il “Piano Dagan” prevedeva la cosiddetta “cantonizzazione” dei territori palestinesi che separerebbe totalmente la Cisgiordania da Gaza, con “governi” separati in ognuno dei territori. Secondo questo copione, previsto già nel 2001, Israele:
“negozierebbe separatamente con le forze palestinesi dominanti in ogni territorio - forze palestinesi responsabili per la sicurezza, l’intelligence, incluso Tanzim {Fatah)”. Il piano somiglia pertanto molto da vicino all’idea di “ cantonizzazione” dei territori palestinesi, sostenuta da vari ministri.” (Sylvain Cypel, The infamous ‘Dagan Plan’ Sharon’s plan for getting rid of Arafat, Le Monde, 17 dicembre 2001).
Il Piano Dagan rappresentò una continuità nell’agenda militare e di intelligence. Dopo le elezioni del 2000, Meir Dagan ottenne un ruolo cruciale. “Si trasformò in ‘intermediario’ di Sharon per i temi di sicurezza con gli inviati speciali del presidente Bush, Zinni e Mitchell.” Successivamente fu direttore del Mossad per il primo ministro Ariel Sharon nell’agosto 2002. Nel periodo post-Sharon, continuò ad essere capo del Mossad. Fu riconfermato nella sua posizione come direttore dei Servizi israeliani dal primo ministro Ehud Olmert nel giugno 2008.
Meir Dagan, in accordo con i suoi omologhi statunitensi, è stato a capo di varie operazioni di intelligence e militari. Vale la pena segnalare che, come giovane colonnello, Meir Dagan aveva lavorato a stretto contatto con il ministro della Difesa Ariel Sharon negli attacchi contro gli insediamenti palestinesi a Beirut nel 1982. Le attuali incursioni a Gaza hanno, sotto molti aspetti, una somiglianza con l’operazione militare del 1982 condotta da Sharon e Dagan.
Continuità da Sharon ad Olmert
È importante considerare una serie di eventi cruciali che hanno condotto ai massacri di Gaza sotto la “Operazione Piombo fuso”:
1. L’assassinio nel novembre 2004 di Yasser Arafat. Quest’assassinio era stato pianificato sin dal 1996 sotto la “Operazione Campi di Spine.” Secondo un documento dell’ottobre 2000 “preparato dai servizi di sicurezza, su richiesta dell’allora primo ministro, Ehud Barak, si segnalava che ‘Arafat, la persona, è una seria minaccia per la sicurezza dello Stato [di Israele] ed il danno che deriverà dalla sua scomparsa sarà minore del danno causato dalla sua esistenza’” (Tanya Reinhart, Evil Unleashed, Israel’s move to destroy the Palestinian Authority is a calculated plan, long in the making, Global Research, December 2001. Dettagli del documento sono stati pubblicati da Ma’ariv, il 6 luglio 2001).
L’assassinio di Arafat fu ordinato nel 2003 dal Gabinetto israeliano. Fu approvato dagli USA che posero il veto alla Risoluzione di Sicurezza delle Nazioni Unite che condannava la decisione del Gabinetto israeliano del 2003. Come reazione ai crescenti attacchi palestinesi, nell’agosto 2003, il ministro israeliano della Difesa, Shaul Mofaz, dichiarò la “guerra su tutti i fronti “ contro i militanti che giurava essere “destinati a morire”.
“A metà settembre, il governo di Israele approvò una legge per liberarsi di Arafat. Il Gabinetto per gli affari di sicurezza politica di Israele la definì “una decisione per rimuovere Arafat in quanto ostacolo per la pace.” Mofaz minacciò: “sceglieremo la strada adeguata ed il momento opportuno per uccidere Arafat.” Il ministro palestinese Saeb Erekat disse alla CNN che pensava ad Arafat come il prossimo obiettivo. La CNN domandò al portavoce di Sharon, Ra’anan Gissan, se il voto significava l’espulsione di Arafat. Gissan chiarì: “Non significa questo. Il Gabinetto oggi ha deciso la rimozione di quell’ostacolo. Il momento, il metodo, il modo in cui avrà luogo saranno decisi separatamente, ed i servizi di sicurezza monitoreranno la situazione e si raccomanderanno per l’azione adeguata.” (vedere Trish Shuh, Road Map for a Decease Plan, www.mehrnews.com, 9 novembre 2005)
L’assassinio di Arafat faceva parte del Piano Dagan del 2001. È molto probabile che sia stato realizzato dai servizi segreti israeliani. Aveva il proposito di distruggere l’Autorità Palestinese, fomentare le divisioni sia dentro Fatah che tra Fatah e Hamas. Madmud Abbas fu insediato come leader di Fatah, con l’approvazione di Israele.
2. La rimozione, per ordine del primo ministro Ariel Sharon nel 2005, di tutti gli insediamenti ebrei a Gaza. Una popolazione ebrea di più di 7.000 persone fu ricollocata.
“È mia intenzione [Sharon] realizzare un’evacuazione – mi scuso, una ricollocazione – degli insediamenti che ci causano problemi e dei posti che in ogni caso non conserveremo in un accordo finale, come gli insediamenti di Gaza… sto lavorando sulla base dell’ipotesi che nel futuro non ci saranno ebrei a Gaza”, diceva Sharon (CBC, marzo 2004)
La questione degli insediamenti di Gaza fu presentata come parte della “mappa della strada per la pace” [Road Map to peace] di Washington. Celebrata dai palestinesi come una “vittoria”, questa misura non era diretta contro i coloni ebrei. Tutto il contrario. Faceva parte dell’operazione generale segreta che consisteva nel trasformare Gaza in un campo di concentramento. Finché i coloni ebrei vivevano dentro Gaza, non era possibile raggiungere l’obiettivo di mantenere un grande territorio come una prigione assediata. Lo sviluppo della “Operazione piombo fuso” esigeva che “non ci fossero ebrei a Gaza”.
3. La costruzione dell’infame Muro dell’Apartheid venne decisa all’inizio del governo Sharon.
4. La fase successiva fu la vittoria elettorale di Hamas nel gennaio 2006. Senza Arafat, gli architetti militari e dell’intelligence israeliana sapevano che Fatah sotto Mahmud Abbas avrebbe perso le elezioni. Faceva parte del copione che era stato previsto ed analizzato molto prima.
Con Hamas alla carica dell’Autorità Palestinese, col pretesto che Hamas è un’organizzazione terroristica, Israele sarebbe in grado di realizzare il processo di “cantonizzazione” come formulato nel Piano Dagan. Fatah sotto Mahmud Abbas rimarrebbe formalmente in carica in Cisgiordania. Il governo di Hamas, legittimamente eletto, sarebbe limitato alla Striscia di Gaza.
Attacchi di terra
Il 3 gennaio, i carri armati e la fanteria israeliana sono penetrati a Gaza in un’offensiva terrestre totale:
“L’operazione di terra è stata preceduta da diverse ore di un forte fuoco di artiglieria notturno, incendiando obiettivi che esplodevano nel cielo. Il fuoco delle mitragliatrici risuonava mentre le scie dei traccianti squarciavano l’oscurità e l’esplosione di centinaia di obici innalzava vampate di fuoco. (AP, 3 gennaio 2009).
Fonti israeliane hanno comunicato che sarà un’operazione militare prolungata. “Non sarà facile e non sarà breve”, ha dichiarato il ministro della Difesa Ehud Barak in un discorso alla televisione.
Israele non sta cercando di obbligare Hamas a “cooperare”. Ciò a cui assistiamo è la messa a punto del Piano Dagan come inizialmente formulato nel 2001 che richiedeva:
“un’invasione del territorio controllato dai palestinesi da parte di circa 30.000 soldati israeliani, con la missione chiaramente definita di distruggere l’infrastruttura della leadership palestinese e di raccogliere le armi attualmente in dotazione alle diverse forze palestinesi, e di espellere o uccidere la sua dirigenza militare (Ellis Shulman, op. cit, grassetto aggiunto)
La questione più ampia è se Israele, in accordo con Washington, voglia provocare una guerra più ampia.
Un’espulsione di massa potrebbe accadere in qualche tappa successiva all’invasione di terra, qualora gli israeliani aprissero le frontiere di Gaza per permettere un esodo della popolazione. Ariel Sharon si riferì all’espulsione come “una soluzione sullo stile del 1948”. Per Sharon “è solo necessario trovare un altro stato per i palestinesi.- ‘La Giordania è la Palestina’ - fu la frase che Sharon coniò”. (Tanya Reinhart, op. cit)