www.resistenze.org
- popoli resistenti - palestina - 25-02-09 - n. 262
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
La posizione della società civile riguardo la barbara aggressione di Israele alla Striscia di Gaza
Il 27 dicembre 2008 le forze d’occupazione israeliane hanno lanciato un’offensiva su larga scala per mare, cielo e terra contro la Striscia di Gaza. Per 22 giorni i militari israeliani hanno indiscriminatamente colpito case, moschee e scuole, non lasciando intatta una sola area della società di Gaza. Durante la barbarica campagna militare di Israele, sono stati uccisi approssimativamente1.300 palestinesi. Secondo Al-Mezan for Human Rights (1), circa 4 persone uccise su 5 erano civili. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, più di 1 morto su 3 era un bambino. Le pratiche e tattiche adottate dalle forze militari israeliane durante l’offensiva, che includono il bombardamento e cannoneggiamento di aree densamente popolate, indicano chiaramente che i civili sono stati colpiti in modo intenzionale.
Lo scopo delle forze israeliane era di lasciare un'impronta chiara e indelebile nella mente dei palestinesi, nelle generazioni attuali ed in quelle future - un'immagine di distruzione senza precedenti – con la speranza di cancellare la memoria della resistenza e della lotta dalla popolazione di Gaza. Così facendo, Israele sarebbe libero di imporre i suoi fini ed instillare una cultura dell'obbedienza e dell'arrendevolezza nei confronti della potenza occupante.
Le azioni di Israele rappresentano un atto illegale di aggressione e le sempre più numerose prove dimostrano come le circostanze in cui molti dei civili sono stati uccisi non solo possono essere definiti crimini di guerra ma anche crimini contro umanità.
Noi esigiamo un immediato intervento, in particolare delle Alte Parti Contraenti (High Contracting Parties) alla IV Convenzione di Ginevra, per investigare per intero la condotta militare israeliana durante i 22 giorni dell’offensiva e perseguire tutti i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi.
Quest’aggressione, orchestrata dal corpo politico israeliano, è rappresentativa di una grave indifferenza per i diritti umani fondamentali di una popolazione civile sotto il controllo e la protezione di Israele, in qualità di potenza occupante della Striscia di Gaza, ed è strettamente connesso con le imminenti elezioni israeliane.
Sebbene gli obiettivi dichiarati di Israele non siano stati raggiunti, gli abitanti di Gaza hanno eroicamente sopportato per 22 giorni la distruzione sistematica delle loro vite.
Comunque, i fini nascosti di Israele consistevano nell’approfondire la spaccatura già esistente tra Hamas a Gaza e Fatah in Cisgiordania, per favorire la divisione del popolo palestinese sia politicamente che geograficamente.
Facciamo appello perché siano immediatamente portate avanti delle azioni per realizzare quanto segue:
1. La fine immediata del conflitto interno; un rilancio dell’unità nazionale per evitare polarizzazioni a livello regionale ed internazionale che non sono utili ai comuni obiettivi dei palestinesi; la formazione di un Governo di Unità Nazionale che guidi il popolo palestinese attraverso questi tempi difficili.
2. L’inizio immediato dei lavori di ricostruzione a Gaza dando la priorità al reperimento di abitazioni e case per coloro che ne sono privi. La ricostruzione di Gaza dovrebbe essere diretta dai palestinesi poiché nessuno meglio di loro conosce le zone colpite. Anche se Israele dovesse assumersi la piena responsabilità per la ricostruzione di tutte le infrastrutture civili distrutte nella Striscia di Gaza, e se la ricostruzione sarà finanziata dalla comunità internazionale, i fondi per attuarla dovrebbero essere gestiti esclusivamente da una equipe palestinese, la quale dovrebbe essere selezionata sulla base dei criteri di trasparenza, responsabilità e professionalità e dovrebbe essere formata da membri della società civile, del settore privato e del Governo. Questa squadra dovrebbe attingere a tutta l’esperienza collettiva a livello locale, regionale ed internazionale e applicarla secondo le specifiche indicate dalla squadra.
3. La cooperazione con iniziative civili e popolari per dare loro la possibilità di assistere le vittime di questa guerra. Il ruolo e l'indipendenza della società civile dovrebbero essere rispettati.
4. Noi, le ONG palestinesi, dichiariamo il nostro totale rifiuto di qualsiasi aiuto che provenga dalla USAID (United States Agency for International Development), per via del continuo appoggio militare e finanziario fornito dagli Stati Uniti ad Israele, o da qualsiasi altra fonte il cui sostegno ad Israele abbia facilitato l'aggressione militare alla Striscia di Gaza.
5. La fine dell'assedio su Gaza e l’apertura dei confini e dei valichi. Dovrebbe essere creato un passaggio sicuro e libero che colleghi la Cisgiordania a Gaza, evitando ogni elemento che approfondisca la divisione già esistente tra questi due territori.
6. La salvaguardia della libertà di espressione e del diritto di criticare il comportamento di quelle autorità coinvolte nella guerra, facendo in modo che esse siano responsabili per i loro rispettivi ruoli. Noi chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici e la cessazione immediata degli arresti, permettendo l’imparzialità dei media e favorendo la libertà dall'influenza esterna.
7. La realizzazione di un’ampia revisione della politica negoziale palestinese, al fine di assicurare la sospensione immediata della costruzione degli insediamenti israeliani, la fine dell'assedio su Gaza, la fine della politica israeliana di isolamento di Gerusalemme come di ogni altra aggressione. Questa politica dovrebbe essere legata ai trattati e alle risoluzioni ONU esistenti, agli standard del diritto internazionale e dovrebbe favorire la crescita del dialogo politico palestinese e dei suoi meccanismi. La negoziazione dovrebbe trovare fondamento nella Iniziativa dei Prigionieri Politici Palestinesi, con particolare riferimento al diritto di resistere.
8. L'intervento della comunità internazionale per offrire protezione al popolo di Gaza e Cisgiordania, per fermare l'occupazione del territorio palestinese da parte di Israele e garantire il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione, attraverso l’applicazione delle risoluzioni e delle convenzioni internazionali. Non è accettabile porre i palestinesi sullo stesso piano degli israeliani, essendo ora più chiaro che mai chi è l'oppressore e chi invece l’oppresso.
9. Portare le autorità israeliane dinanzi ad un tribunale di guerra perché rendano conto della rovina e della distruzione causate a Gaza e assicurare che giuste riparazioni siano predisposte. Noi proponiamo la formazione di un comitato nazionale che lavori su questo fronte.
10. Sostenere l’attuale campagna mondiale per il boicottaggio dei prodotti israeliani (BDS), sostenere le iniziative per il disinvestimento e spingere per sanzioni contro Israele, rafforzare ulteriormente i loro obiettivi alla luce dei recenti crimini di guerra di Israele a Gaza.
Rete delle ONG palestinesi (PNGO)