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- popoli resistenti - palestina - 20-05-09 - n. 274
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Il Tribunale Russell sulla Palestina
Stephen Lendman
17/05/209
Dopo due anni di lavoro “sotterraneo”, è stato annunciato in una “riuscita conferenza stampa” che:
“Il Tribunale Russell sulla Palestina intende riaffermare il primato del diritto internazionale come modo per risolvere il conflitto israelo-palestinese”. Il suo lavoro si concentrerà sulla verifica dei “procedimenti giudiziari da parte di autorevoli organismi come la Corte di Giustizia Internazionale (ICJ), che nel suo giudizio sul Muro di Separazione nella Palestina Occupata, si richiamava in modo pertinente al Diritto umanitario internazionale e alla Legge internazionale sui diritti umani, come a decine di risoluzioni internazionali riguardanti la Palestina”.
Il Tribunale Russell “si esprimerà sul fallimento dell’applicazione della legge, cosa peraltro già ampiamente riconosciuta”. Il suo lavoro inizia laddove la Corte di Giustizia Internazionale si “è fermata: evidenziando le responsabilità derivanti dal pronunciamento giuridico, comprese quelle della comunità internazionale, che non può continuare a sottrarsi ai suoi obblighi”.
Il Tribunale Russell prende il nome dal celebre filosofo, matematico, attivista contro la guerra e antimperialista Bertrand Russell (1872-1970). Stabilito nel 1967 per investigare sui crimini di guerra in Vietnam, è una commissione per indagini conoscitive, più di recente impegnato sull’imperialismo della guerra in Iraq e dell’amministrazione Bush. Il suo lavoro continua ad essere “l'unica strada percorribile per il movimento contro la guerra in America, Gran Bretagna ed Europa” per unirsi in modo non violento in favore della pace nelle varie zone calde del mondo, e ora per la Palestina occupata per mostrare decenni di ingiustizie nei confronti di una popolazione civile inerme.
Comitati nazionali saranno costituiti a livello mondiale, compresi quelli di esperti composti da giuristi, avvocati, esperti dei diritti umani e del diritto internazionale, esperti di armi, e altri “per lavorare sulla base delle prove raccolte contro Israele e parti terze” da presentarsi nelle sessioni del tribunale. Ne sono previste due, “al più presto… entro la fine di quest'anno.”
Frank Barat del Comitato Organizzatore invita gli attivisti a diffondere la notizia e ad offrire sostegno a questo progetto vitale. Dopo l’ingiustificabile attacco a Gaza, Israele non è mai stato così vulnerabile, dato lo scandalo pubblico di massa a livello mondiale. Troppo tempo è passato senza che Israele venisse ritenuto responsabile dei suoi decennali crimini di guerra e contro l'umanità, sfidando in modo impudente il diritto internazionale umanitario, ingaggiando guerre aggressive, continuando l’occupazione illegale, espropriando il territorio palestinese e commettendo un genocidio al rallentatore, fino ad oggi nella totale impunità. Questo non può più essere tollerato. Il Tribunale Russell sulla Palestina si impegna affinché ciò abbia termine.
La Dichiarazione del Tribunale sull'Iraq viene applicata alla Palestina. Sostituendo i termini Israele a Stati Uniti e Palestina a Iraq, recita quanto segue:
“L'occupazione (israeliana) della (Palestina) è illegale e non può essere resa legale. Tutto ciò che discende (da essa) è illegale ed illegittimo e non può avere legittimità. I fatti sono inconfutabili. Quali sono le conseguenze? “
“La pace, la stabilità e la democrazia in (Palestina) sono impossibili sotto l'occupazione. L’occupazione straniera, per sua natura, si oppone agli interessi del popolo occupato, come provato da:
- la diaspora forzata;
- i molti altri sfollati interni o nei campi profughi da decenni;
- la dura sottomissione militare;
- una massificata forma di controllo;
- l'assedio genocida di Gaza;
- le incarcerazioni, la violenza e la tortura di massa promossa dallo stato;
- la sfida arrogante al diritto internazionale e alle decine di risoluzioni delle Nazioni Unite;
- gli omicidi mirati;
- le molte decine di migliaia di palestinesi uccisi, feriti o comunque gravemente colpiti;
- il massiccio furto di terra e le demolizioni di case;
- la mancanza degli strumenti per il ricorso alla giustizia;
- la negazione dei diritti di tutti i non ebrei e i lunghi decenni di regno del terrore contro gli inermi civili palestinesi.
La propaganda occidentale cerca di giustificare l'ingiustificabile, diffamando la gente comune, chiamando “terrorista” il governo legittimo, facendo passare i selvaggi attacchi come auto-difesa, respingendo i diritti degli occupati e negando la loro auto-determinazione.
“In (Palestina), il popolo resiste all'occupazione con tutti i mezzi (compresa la lotta armata), in conformità al diritto internazionale. “La Commissione per i diritti umani ha costantemente ribadito” ciò. Quindi numerose sono le risoluzioni dell'Assemblea Generale. La Dichiarazione di Ginevra sul Terrorismo del marzo 1987 recita:
“Il terrorismo nasce dal sistema statale di violenza e dominio strutturali che nega il diritto di autodeterminazione dei popoli .... che infligge un grave e costante esempio di violazione dei diritti umani fondamentali .... o che perpetua l'aggressione militare e il palese o celato intervento diretto contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di altri stati”, come la Palestina.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha “ripetutamente riconosciuto” il diritto dei “popoli che lottano contro la dominazione coloniale e l'occupazione straniera e contro regimi razzisti, nell'esercizio del loro diritto all’auto-determinazione, (ad) usare la forza per realizzare i loro obiettivi nel quadro del diritto internazionale umanitario”.
Essa riconosce anche la legittimità della ricerca di auto-determinazione dei movimenti di liberazione nazionale ed il loro diritto a impegnarsi nella ricerca di un adeguato sostegno alla loro lotta. Inoltre, in virtù della Carta delle Nazioni Unite, ai sensi dell'articolo 51, “l’auto-difesa individuale o collettiva (non deve essere ridotta alla risposta) ad un attacco armato”.
In altre parole, la forza armata è una legittima forma di auto-difesa, poiché distinta dagli “atti di terrorismo internazionale”, soprattutto da parte di uno stato contro un altro o qualsiasi gruppo, organizzazione o individuo. Israele rifiuta di accettare questo. Essa continua l'occupazione illegale, chiama la resistenza armata “terrorismo”, e impone la sua volontà in modo oppressivo ed illegale.
I leader del mondo “continuano a giustificare la negazione della sovranità popolare inquadrandola nella categoria di (lotta contro il terrorismo), criminalizzando non solo la resistenza ma anche l'assistenza umanitaria ad un popolo assediato. Secondo il diritto internazionale, (i combattenti palestinesi per la libertà), costituiscono un movimento di liberazione nazionale. Il (loro)riconoscimento è di conseguenza un diritto, (un obbligo, e) non una possibilità”. I leader del mondo hanno il dovere di ritenere Israele responsabile in base alla legge e non più sostenere i suoi crimini.
La Palestina non può riacquistare una stabilità, unità e integrità territoriale durevoli, fintanto che la sua sovranità non sia (riconosciuta, dichiarata) garantita, e imposta dalla comunità internazionale mondiale.
“Se (i leader mondiali) e (Israele) desiderano la pace, la stabilità e la democrazia in (Palestina), essi devono accettare il fatto che solo la resistenza - armata, civile e politica -(palestinese) può raggiungere tali obiettivi garantendo gli interessi del (suo) popolo. (La sua) prima richiesta... è il ritiro incondizionato delle (forze israeliane) che occupano illegalmente” il territorio palestinese.
I palestinesi sono la sola forza legittimata a garantire la propria sicurezza e i propri diritti ai sensi del diritto internazionale. “Tutte le leggi, i contratti e gli altri accordi (relativi all’occupazione) sono inequivocabilmente vuoti e nulli. Secondo il diritto internazionale e la volontà del popolo (palestinese), la totale sovranità” sulla Palestina, le sue risorse, la cultura, e tutto il resto (passato, presente e futuro) sta nelle (loro) mani.
Inoltre, il diritto internazionale richiede “il pagamento di un pieno risarcimento” per ricompensare ciò che Israele ha saccheggiato e distrutto. I palestinesi vogliono auto-determinazione, “una pace a lungo termine” e sicurezza. Essi hanno tutto il diritto di attendersi ciò. “Facciamo appello a tutte le persone amanti della pace nel mondo a lavorare per sostenere” la loro lotta. “La pace, la democrazia, il progresso” e la giustizia nella regione dipendono da questo. Il Tribunale Russell sulla Palestina si è impegnato a lavorare per questo obiettivo. Nulla meno di questo è accettabile.