www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 01-06-09 - n. 276

da www.gara.net/paperezkoa/20090518/137687/es/No/hay/otro/camino/para/los/palestinos/que/la/unidad%C2%BB/
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
  
Non esiste altra strada per i palestinesi che l’unità
 
Intervista al massimo dirigente del FDLP
 
di José Miguel Arrugaeta
   
18/05/2009
 
Nayaf Hawatmeh è nato nel 1938 ed ha dedicato tutta la sua vita alla liberazione della Palestina e alla causa araba. Fondatore e Segretario generale del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDPL), è uno stimato politico, considerato uno "storico" della sinistra palestinese e della tenace lotta del suo popolo per il diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza. In un’intervista rilasciata a GARA, Hawatmeh analizza la complessa situazione del conflitto israelo-palestinese.
 
L'unità della resistenza palestinese è una prova da superare. A che punto si trovano attualmente i colloqui tra le forze palestinesi?
 
Questo giro [di colloqui] non è il primo del dialogo interpalestinese. Il primo fu nel marzo del 2005, il secondo nel giugno 2006 e questo è il terzo in cui lottiamo per recuperare l'unità nazionale, tanto necessaria per riuscire ad avanzare verso l'obiettivo del nostro popolo, il diritto all'indipendenza. Il dialogo che si è portato a termine in Egitto è conseguenza del colpo militare del movimento Hamas, e che ha provocato la separazione di Gaza e Cisgiordania. Pertanto la lotta è per recuperare l'unità del paese, della resistenza e del territorio palestinese.
 
Noi stiamo partecipando attivamente a questo dialogo, in questa ultima riunione si è arrivati ad uno stallo, il 2 aprile, per l'intransigenza di entrambe le parti, ma soprattutto di Hamas che non vuole arretrare dal suo controllo sulla Striscia di Gaza. Questo dialogo è stato posticipato di un mese.
 
Quali sono le cause di questa divisione?
 
Tanto la destra laica, rappresentata da Al-Fatha, come la destra religiosa fondamentalista, rappresentata da Hamas, non sono interessate all’unità nazionale dal momento che ciascuno ha il proprio governo e questo provoca divisione. Nel 2007, in Arabia Saudita, si tenne una conferenza palestinese con un accordo tra Hamas ed Al-Fatha per condividere il governo e non permettere la partecipazione di forze terze. Quell'accordo si ruppe tuttavia in conseguenza del colpo militare di Hamas a Gaza. I paesi arabi d'altra parte stanno influenzando negativamente il recupero dell'unità della causa palestinese, dato che alcuni paesi appoggiano Al-Fatha mentre altri Hamas, tanto politicamente quanto finanziariamente.
 
Come vede allora il futuro immediato di questi colloqui per l’unità palestinese?
 
Questo dialogo è entrato in un vicolo cieco, ma noi speriamo che alla fine si imporrà quell'unità sulla base di un denominatore comune, non c'è alternativa. Il Fronte Democratico, insieme alle altre forze democratiche e della sinistra palestinese, lotta per recuperare quell'unità imprescindibile per la liberazione nazionale. Le forze della sinistra palestinese hanno sempre lottato per risolvere i problemi attraverso il dialogo e a partire da un programma di unità per potere fronteggiare l'occupazione. Siamo riusciti a mantenere l'unità durante più di 30 anni e siamo sicuri che nei prossimi colloqui recupereremo l'unità attraverso un comune programma nazionale.
 
Quali sono a suo giudizio i punti essenziali per recuperare l'unità palestinese?
 
In primo luogo approvare un programma politico congiunto, un accordo minimo comune tra tutte le forze palestinesi per combattere l'occupazione sionista che prospetti la piena attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite per ottenere l'autodeterminazione e l'indipendenza del popolo palestinese, e il ritorno dei rifugiati, come stabilisce la risoluzione 194 dell'ONU. Allo stesso tempo, il recupero dell'unità si deve fare su basi democratiche attraverso elezioni nei territori di Gaza e Cisgiordania.
 
Che ruolo giocano l'Autorità Nazionale Palestinese e l'OLP in tutto questo processo?
 
A livello internazionale non si distingue tra quello che è l'Autorità Nazionale Palestinese e ciò che è l'OLP in quanto unico e legittimo rappresentante di tutto il popolo palestinese. L'ANP rappresenta il nostro popolo in Cisgiordania e Gaza, tramite le elezioni. Cioè rappresenta una percentuale del popolo palestinese ma non la totalità dei palestinesi perché la maggioranza vive fuori. Solo quelli di Gaza e Cisgiordania hanno avuto l’opportunità di scegliere democraticamente i loro rappresentanti, invece quelli che vivono fuori, che sono quasi il 60 %, non hanno partecipato all'elezione dell'ANP. L'OLP è il massimo rappresentante del popolo palestinese, tanto di coloro che vivono nei territori di Gaza e Cisgiordania quanto di quelli che vivono nella diaspora. L'OLP è un'organizzazione ampia, composta da tutte le organizzazioni che lottano per l'indipendenza e la creazione di uno Stato palestinese.
 
L'OLP sarebbe allora l'interlocutore legittimo del popolo palestinese in qualunque soluzione negoziata con Israele?
 
L'interlocutore per una soluzione definitiva al problema palestinese è l'OLP che rappresenta la più ampia alleanza palestinese. Gli accordi che sottoscrisse Arafat, e che diedero luogo all'Autorità Nazionale, li firmò come massimo rappresentante dell'OLP.
 
Intifada, aggressione al Libano e a Gaza. La resistenza è sempre di più difficile da controllare per Israele?
 
I governi israeliani hanno cercato di schiacciare per 45 anni la resistenza palestinese e per 30 anni la resistenza patriottica libanese senza successo, e per questo motivo la sua aggressività contro la resistenza nazionale palestinese e libanese continua. Qualunque Stato che ne occupa un altro non vede cessare davvero una resistenza combattente e popolare. Israele pretende di annettersi tutti i territori palestinesi. I suoi fallimenti contro la resistenza libanese, contro la resistenza palestinese, inclusa l'ultima aggressione del governo Barak contro la Striscia di Gaza, dimostrano che i suoi obiettivi di schiacciare la resistenza ed esercitare un controllo completo su quei territori sono impossibili. Per quanto forte sia qualsiasi Stato non è possibile controllare la resistenza di un popolo che lotta per la sua emancipazione. L'unica alternativa reale è permettere che quel popolo possa esercitare il suo diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza.
 
Come vede la possibilità di un negoziato israelo-palestinese in questo momento, e che contenuti dovrebbe avere una soluzione definitiva?
 
Il Fronte Democratico lotta per la liberazione nazionale ed è per una soluzione globale al confronto Israele - Palestina. Noi sosteniamo l'adozione di un programma politico basato sul diritto all'autodeterminazione, all'indipendenza, al ritorno dei rifugiati, e tentiamo con tutti i mezzi di farlo adottare da tutte le forze palestinesi. Deplorevolmente i governi di Israele hanno ostacolato tutti i tentativi di dialogo e negoziazione.
 
Attualmente il nuovo governo conservatore israeliano, guidato dal presidente del Likud, Netanyahu, ha dichiarato di non confidare nella formula terra in cambio di pace, bensì in quella di pace per pace, sicurezza per sicurezza, il che rende impossibile qualunque soluzione di reale avanzamento per la creazione dello Stato di Palestina.
 
Qual è il ruolo che deve giocare la comunità internazionale davanti a tante difficoltà?
 
La comunità internazionale, inclusa la Lega Araba, deve appoggiare e premere affinché si attuino le risoluzioni delle Nazioni Unite sulla causa palestinese, e queste risoluzioni stabiliscono con chiarezza il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, all'indipendenza ed al ritorno dei rifugiati.
 
A cosa si deve la crescita e l'influenza delle correnti islamiste?
 
Per il FDPL qualunque forza della resistenza è sempre benvenuta, indipendentemente della sua corrente ideologica. Rispetto alla crescita dell'islamismo politico, come nel caso di Hamas e Jihad Islamica, esistono tre cause fondamentali. Le conseguenze dei governi israeliani che si sono succeduti dal 1967 in poi, che hanno ostacolato qualunque possibilità di un accordo di pace nella regione, dando l’opportunità alle forze islamiste di argomentare che il cammino negoziale non è arrivato in nessun punto e che non c'è alternativa all'estremismo. Un altro aspetto è la divisione tra i paesi arabi, gran parte dei quali offrono aiuto economico ad Hamas. La terza causa è la mancanza di equilibrio a livello internazionale, soprattutto con la caduta del Blocco Socialista, il che favorisce la possibilità di Israele di bloccare un'uscita negoziata e globale al conflitto nella regione. Queste cause hanno motivato ed aiutato la crescita delle tendenze dell'islamismo politico.
 
Lei è una figura storica della causa palestinese, dopo tanti anni di lotta quali considera essere i principali risultati della resistenza?
 
Prima del 1967 i governi ignoravano completamente l'esistenza del popolo palestinese. Israele ignorava il popolo palestinese e sosteneva che esistevano arabi dentro Israele e palestinesi dentro i paesi arabi. Dopo la Guerra dei Sei Giorni riuscimmo a rinascere come popolo, con un'identità palestinese, dimostrammo che il popolo palestinese esisteva e che aveva diritto di continuare la sua lotta per raggiungere i suoi obiettivi. A partire dal 1974 i governi arabi riconobbero l'esistenza del popolo palestinese e la rappresentanza dell'OLP, e gran parte della comunità internazionale cominciò a riconoscere la legittimità delle recriminazioni nazionali palestinesi. Il riconoscimento internazionale alla resistenza, all'autodeterminazione, al ritorno, portarono a precise risoluzioni dell'ONU sui diritti del popolo palestinese. Costruimmo per il nostro popolo un movimento nazionale di liberazione, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che è la piattaforma che unisce tutte le forze politiche e sociali palestinesi ed è il rappresentante legittimo del nostro popolo. Perfino dentro la società israeliana di oggi più della metà della sua popolazione riconosce l'esistenza del popolo palestinese, l'OLP, e sanno che una soluzione al conflitto israelo-palestinese passa per l’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Questi sono risultati strategici.
 
Che giudizio si è fatto del cosiddetto conflitto basco?
 
Il popolo palestinese è un piccolo popolo che sta lottando per il suo diritto all'autodeterminazione contro forze occupanti pertanto appoggiamo il diritto di autodeterminazione per tutti i popoli oppressi che lottano per la propria indipendenza. In questo caso salutiamo la lotta del popolo basco ed il suo diritto all'autodeterminazione sostenuto dal dialogo e dall'applicazione delle leggi internazionali.