www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 19-10-09 - n. 291

da Oltre Confine n.33 - Newsletter settimanale del Dipartimento Esteri del PdCI - www.comunisti-italiani.it
 
Il Rapporto Goldstone e l’unità nazionale palestinese. L’errore di un doppio rinvio
 
di Bassam Saleh
 
Spesso i fatti di cronaca riguardo la vita quotidiana, ma capita che, nella storia dei popoli, diventino momenti cruciali nella propria storia. Vedere una riunione della Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, convocata per discutere un rapporto sulle violazioni di questi diritti - violazioni che diventano accuse di crimini di guerra - in cui i portavoce delle vittime chiedono di rinviare di sei mesi la decisione della commissione, è un atto non solo incomprensibile ma è condannabile senza appello. In pochi giorni, sul rapporto Goldstone, ho raccolto un cumulo di documenti, dichiarazioni, commenti e analisi di diversa provenienza che spero di poter sintetizzare in questo articolo.
 
Il rapporto Goldstone
 
È un volume di 575 pagine. Contiene le testimonianze e le prove raccolte dal giudice Sudafricano Goldstone, nelle sue indagine a Gaza. sono le prove che Israele ha commesso dei crimini di guerra nella sua aggressione a Gaza contro i civile palestinesi: 1400 fra cui più di 450 bambini. Oltre a questo c’è l’accusa di Israele di sperimentazione di nuove armi proibite internazionalmente, e la distruzione sistematica della infrastruttura già limitata e fragile di Gaza, che subisce un embargo imposta dallo stesso stato di Israele. È il primo rapporto redatto dalla stessa Commissione dell’ONU, ed è anche la prima volta che condanna in modo chiaro e trasparente il criminale operato di Israele, con la possibilità di processare Israele ed i suoi dirigenti come criminali di guerra. È un rapporto che ha superato tutto il movimento di resistenza palestinese, nella capacità di mostrare la vera natura dell’occupazione israeliana, smascherando le leggende sulla democrazia e la moralità di questo stato. Il rapporto riporta anche gravi accuse alle organizzazione militari palestinesi per i missili lanciati contro i territori israeliani, accusandoli di crimini contro l’umanità. Uguagliando la vittima con il suo carnefice.
 
Questo importantissimo rapporto, assume tale valore per le difficoltà messe di traverso dai governanti israeliani, prima e durante e dopo la stesura. Alla commissione è stato vietato l’arrivo in Cisgiordania, perché l’indagine riguardava tutti i territori occupati e non solo a Gaza. Ma al di la della discussione del rapporto che forse non sarebbe andato oltre la commissione stessa, esso è un documento che dà una parte di giustizia, e non tutta la giustizia, al popolo palestinese.
 
Chi è Goldstone
 
Il giudice Richard Goldstone, è sudafricano di origine ebrea e si definisce sionista, amante di Israele. Era un giudice della Corte Costituzionale del Sudafrica dal 1994 al 2003 , il periodo in cui è stata scritta la nuova costituzione e il passaggio dal regime di apartheid alla democrazia. È stato per 25 anni presidente dell’associazione amici dell’Università Ebraica a Gerusalemme in Sudafrica. Per due anni dal 1994 al 1996 procuratore generale nel tribunale internazionale per l’indagine su crimini di guerra nella ex Yugoslavia e Ruanda e dal 1999 fino 2001 presidente della commissione internazionale di indagine sul Kosovo , e poi è stato nominato dal segretario generale dell’ONU per una indagine sul programma Oil for food, in Irak. In aprile 2009 È stato incaricato per l’indagine sulle violazione israeliana nella guerra a gaza dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009.
 
La figlia Nicol Goldstone, in una dichiarazione alla radio dell’esercito israeliano, senza suo padre “questo rapporto poteva più duro e pericoloso per Israele” ed ha aggiunto” che suo padre ha assunto questa missione per realizzare la pace, e credo che ha lavorato per il meglio di tutti e tutti lavorano per gli interessi di Israele, ed ha accettato questo incarico sperando nella collaborazione degli israeliani nella speranza di trovare una soluzione per Israele.” Ed ha concluso dicendo che “il fatto che il rapporto condanna i palestinesi per avere commesso crimini contro l’umanità dimostra che suo padre ha cercato di essere equilibrato”. Goldstone commentando questo incarico si è detto “scioccato” in quanto ebreo per questa nomina. La sorpresa dei palestinesi non era da meno, come l’ha espressa un dirigente della resistenza islamica Hamas dicendo “che questa è una commissione di parte perché è preseduta da un ebreo e di sicuro sarà dalla parte sionista”. In fine dobbiamo ricordare, giusto per la chiarezza, che è lui l’autore e il firmatario dell’ordine internazionale per la cattura del presidente del Sudan, El Bashir, questo ultimo non ha fatto mancare il suo sostegno concreto ai palestinesi di Gaza durante l’aggressione israeliana.
 
I fatti
 
Sin dalla formazione di questa commissione, l’Autorità palestinese ha incoraggiato e sostenuto questa commissione, facilitandone incontri e indagini. Contrariamente al governo israeliano che ha vietato l’ingresso a Richard Falk membro della commissione nei Territori Palestinesi e lo ha espulso dall’aeroporto di Ben Gurion. All’uscita del rapporto di 575 pagine, il 15 settembre scorso, ultima settimana del mese di Ramadan, è stata fissata la data della discussione per il 29 settembre, e la votazione per il 2 ottobre. Da sottolineare l’importanza dei tempi. Perché le votazioni richiedono anche una bozza di risoluzione da votare, e tante consultazioni sulle modifiche alla bozza tra i 48 membri della commissione. I primi a protestare contro sono stati gli USA con una delegazione di alto livello, due Segretari aggiunti esperti in affari legali e diritti dell’uomo, in rappresentanza del segretario di Stato.
 
Questi hanno chiesto di modificare il titolo e limitarlo con una frase “la situazione tra lo stato d’Israele e la striscia di Gaza” e poi di cancellare rispettivamente: Territori Palestinesi Occupati, il diritto al ritorno, l’applicazione della convenzione di Ginevra ed infine qualsiasi riferimento a Gerusalemme est. Questa richiesta è stata rifiutata e rigettata dalla parte palestinese. Mentre si continuava con le proposte di altri stati, senza arrivare a un testo che fosse accettabile della maggioranza della commissione. A quel punto sono iniziate le pressioni da più parte, per arrivare a una risoluzione molto debole però mediata. E si cominciavano a vedere anche paesi che si sfilavano insoddisfatti ( perché ognuno guardava il proprio giardino, che è spesso pieno di violazioni e cadaveri), con atteggiamenti di non voto o di non esserci proprio il giorno della votazione. Il rappresentante del Pakistan, in nome dei paesi islamici, si è trovato di fronte a due scelte: votare la proposta dei paesi islamici, senza sapere l’esito o rinviare alla prossima sessione della commissione il prossimo marzo dando ai componenti della commissione la possibilità di leggere il rapporto e le raccomandazioni conclusive e preparare la buona riuscita della risoluzione. La scelta era di accettare la proposta pakistana quindi di rinviare la risoluzione che non cancella nè ritira il Rapporto. Nessun paese arabo o islamico ha fatto obiezione. Ed i palestinesi hanno perso una battaglia ma non la guerra.
 
Le reazioni
 
Credo che tanti, compreso il sottoscritto, non hanno nemmeno letto il rapporto Goldstone, ma la reazione è stata immediata: condannare e rifiutare senza mezzi termini il rinvio, in modo particolare dai palestinesi della diaspora, che si sono sentiti feriti nell’orgoglio nazionale, nel loro lavoro insieme a tanti organizzazioni internazionali di solidarietà con il popolo palestinese. Un colpo che ha ferito, la società palestinese, le organizzazione politiche, tutti, ed in primis Fatah, il quale, con un comunicato del comitato centrale, ha condannato e rigettato il rinvio della votazione, chiedendo che i colpevoli vengano processati. La forte reazione del mondo palestinese ha costretto l’ufficio di presidenza e il presidente dell’Anp, a ripropone la discussione al Consiglio per i Diritti Umani e di appoggiare la richiesta libica di discutere il rapporto dirittamente al Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’opposizione palestinese rappresentata, in particolare, da Hamas, ha accusato il presidente Abu Mazen di tradimento, di collaborazionismo con il nemico sionista e di sottomissione agli ordini degli americani. I paesi arabi, l’Egitto in testa, si sono lavati le mani del comportamento dell’Anp, ma, stranamente, nessuno si è opposto al rinvio della votazione, compreso il Qatar che è membro permanente del consiglio. Da sottolineare che nel consiglio ci sono 9 paesi islamici e 4 paesi arabi, mentre l’Anp è membro osservatore e su richiesta di questo ultimo di una sessione straordinaria, che posizione prenderanno questi paesi che hanno tanto pianto per la sorte del rapporto Goldstone?
 
Conclusione
 
Il rinvio della votazione sul rapporto Goldstone, ha dimostrato un deficit, gravissimo, nel “sistema politico” palestinese. Che dovrebbe essere rivisto e corretto, e questo purtroppo non è possibile nella situazione di divisione interna e senza l’unità nazionale. Anzi, l’altra faccia del rinvio del rapporto Goldstone, è quella del rinvio, voluto da Hamas, della firma dell’accordo di riconciliazione che era prevista per 25 ottobre cm. Il che significa allungare i tempi delle sofferenze e delle divisione. I due rinvii sono sbagliati e sono parte di una politica regionale e internazionale, che metti gli interessi del popolo palestinese in secondo piano. Il popolo palestinese, ha una vitale necessità dell’unità nazionale, oggi più che mai, non servono più le accuse di fantapolitica fabbricata dai giornali israeliani o di altri mezzi di informazione di stretta obbedienza di una nicchia che da anni sta svolgendo il lavoro di quinta colonna, sia in mezzo ai palestinesi che agli arabi. Noi palestinesi siamo in una situazione molto complessa sia al livello interno che al livello di politica regionale e internazionale, dobbiamo saper navigare per salvare la nostra causa da pericoli immensi: la divisione,l’ingerenza di potenze regionali e internazionali, e poi dobbiamo difenderci e resistere all’occupazione israeliana. L’unico strumento che abbiamo è la nostra unità nazionale basata su un programma di lotta e di resistenza, un programma politico concordato fra tutti, che metta in primo luogo la liberazione nazionale e la cacciata dell’occupante israeliano dal territorio palestinese. Siamo in una situazione, come quella cantata da Fabrizio d’Andrè nel suo brano Via del Campo: dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori.