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- popoli resistenti - palestina - 25-01-10 - n. 303
Gaza, sistema sanitario allo sfacelo a causa del blocco israeliano
di Carlo M. Miele
Osservatorio Iraq, 21 gennaio 2010
Il blocco su Gaza (imposto da Israele nel giugno 2007, in seguito alla presa del potere da parte del movimento islamico Hamas, e sostenuto anche dall’Egitto) sta mettendo a rischio la salute degli abitanti della Striscia.
A lanciare l’allarme sono state le Nazioni Unite e ottanta organizzazioni umanitarie riunite sotto la sigla Aida (Association for International Development Agencies).
Le strutture mediche e gli impianti del territorio palestinese – affermano l’Onu e le ong - sono allo sfacelo.
Sono 15 gli ospedali e 43 le cliniche distrutte o danneggiate durante l’offensiva militare israeliana di un anno fa. La maggior parte di esse non è mai stata ricostruita in quanto il blocco impedisce anche l’importazione di i materiali edilizi, che - a detta di Tel Aviv - potrebbero essere utilizzati dai militanti palestinesi per costruire piattaforme per il lancio di razzi.
Max Gaylard, coordinatore delle attività Onu a Gaza, ha ricordato che poi che l’assedio sta ostacolando la fornitura di attrezzature mediche e la formazione del personale sanitario.
Al tempo stesso, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Gaza risulta il 20 per cento dei farmaci di base.
Nel complesso – affermano le organizzazioni autrici dell’appello - le sanzioni israeliane stanno "minando il funzionamento del sistema sanitario e mettendo a rischio la salute di 1,4 milioni di persone ".
Morti nell’attesa
Preoccupanti sono anche le limitazioni poste da Israele al trasferimento all’estero di pazienti che necessitano di cure mediche non disponibili nella Striscia, come alcuni interventi al cuore e il trattamento per determinati tipi di tumore.
Stando ai dati dell’Oms, a partire dal novembre 2007 sono stati 88 i malati gravi morti mentre attendevano di essere trasferiti.
Tra tutti viene ricordato il caso della 19enne Fidaa Talal Hijjy, affetta dal linfoma Hodgkin e morta mentre attendeva di lasciare Gaza per subire un trapianto di midollo.
Le agenzie internazionali affermano di avere avanzato per tre volte la richiesta di trasferimento alle autorità israeliane, ma che l’autorizzazione è arrivata solo l’11 novembre, il giorno successivo al suo decesso.
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