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- popoli resistenti - palestina - 20-09-10 - n. 332
Sabra e Shatila, attualità di un massacro
Roma, 17 settembre 2010, Nena News – E’ l’anniversario del massacro di migliaia di profughi palestinesi avvenuto nel 1982 Sabra e Shatila (Beirut) e compiuto dalle milizie cristiane libanesi alleate delle forze armate israeliane che avevano occupato il Paese dei Cedri. Un bagno di sangue che e’ scolpito nella memoria collettiva dei palestinesi ma che purtroppo comincia ad essere dimenticato nel resto del mondo. Per commemorare le vittime di quel massacro pubblichiamo oggi l’intervento apparso sul quotidiano il Manifesto il 10 settembre, firmato da Maurizio Musolino e Stefania Limiti che assieme al compianto giornalista Stefano Chiarini (scomparso nel 2007) fondarono il Comitato per Non Dimenticare Sabra e Shatila.
di Maurizio Musolino e Stefania Limiti
Eccoci in partenza per Beirut. Anche quest’anno saremo in tanti, 47 compagne e compagni. Nonostante il periodo: riaprono le scuole, difficile ripresa di attivita lavorative dopo l’estate, crisi morale e politica italiana, attacchi selvaggi ai diritti dei lavoratori; nonostante le prossime settimane siano ricche di scadenze. In tanti a dimostrare che la solidarietà con il popolo palestinese è viva, alla faccia di quanti vorrebbero mettere a tacere ogni voce fuori dal coro. Sarà l’undicesima volta che la delegazione italiana del Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila si recherà in Libano per l’anniversario del massacro perpetrato nel 1982 proprio nei due campi palestinesi alle porte di Beirut dalle falangi libanesi con la complicità attiva di Israele. Un impegno radicato, che ha avuto origine dalla volontà fermissima del nostro compagno Stefano Chiarini, mai dimenticato giornalista del manifesto, di tenere vivo il tema del diritto al ritorno del popolo di Palestina e di dare impulso a quella memoria storica che altri vorrebbero cancellare.
Il nostro andare a Beirut non è stato mai banale rito, ma sempre l’occasione per conoscere, capire e soprattutto per riaffermare sul campo una opzione politica ben precisa: lo stare dalla parte dei palestinesi, respingendo posizioni di equidistanza fra chi – Israele – occupa illegalmente la terra di Palestina e chi subisce quotidianamente le angherie e il peso di quell’occupazione. L’attività del Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila è sempre stata di parte. Lo ricordiamo senza esitazioni, fieri del nostro essere partigiani. Dalla parte dei rifugiati palestinesi, del loro diritto a tornare nella loro terra, dalla parte della resistenza libanese, in prima fila a respingere le mire egemoniche di Israele.
Quest’anno saremo in Libano proprio nei giorni che probabilmente vedranno il difficile tentativo di riprendere una trattativa fra governo d’Israele e Anp di Abu Mazen, un tentativo che per molti di noi parte da presupposti sbagliati, ovvero non riconoscere da parte della comunità internazionale l’asimmetria esistente fra una potenza nucleare che impunemente da oltre quaranta anni occupa terre arabe, e un popolo, eroico, che mai domo si è trovato in questi decenni contro tutti e tutto. Il problema non è permettere la nascita di uno stato fantasma senza nessuna giurisdizione sulla terra, sul mare e sul cielo, la soluzione – forse non giusta, ma sicuramente possibile – sta al contrario nella legalità internazionale e nelle risoluzioni delle Nazioni Unite, mai applicate, che impongono ad Israele il ritiro incondizionato da tutte le terre occupate nel 1967. Tutte. Ma proprio nel momento che Obama mette in campo la sua influenza per riallacciare fili forse impossibili, si evidenzia il rischio che ancora una volta principali vittime sacrificali sul tavolo del dialogo siano i rifugiati palestinesi e i loro diritti. Ecco la forte attualità del nostro essere a Beirut. Nella settimana che passeremo in Libano, ricca d’incontri, riaffermeremo sia l’inalienabilità del diritto a poter tornare nelle terre e nelle case dei proprio genitori, sia il diritto dei rifugiati palestinesi a poter vivere con dignità la loro diaspora. Chiederemo questo alle autorità del Paese dei Cedri, lo ricorderemo ai nostri concittadini e a quanti con troppa facilità cercano di rimuoverlo.
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