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Sciogliere l’ANP e altro
 
di Kutaiba Younis
 
28/12/2010
 
Figlia degli accordi di Oslo, l’ANP non poteva che essere completamente asservita agli interessi economici e di sicurezza sioniste, in particolare quelli legati all’occupazione (repressione di ogni forma di resistenza all’occupazione sionista della Palestina, compresa la “propaganda politica” ostile). Credendosi furbi, i fautori palestinesi di tale disastro, da Arafat ad Abu Mazen e Abu A’là, si sono legati mani e collo ai policy maker di Tel Aviv e Washington. Il grado dell’asservimento viene certificato con gli elogi che i diversi capi dei servizi militari e di intelligence israeliani rilasciano nei confronti dei loro compari palestinesi, dalla repressione ormai sistematica dei palestinesi dissidenti, dagli arresti e la tortura che essi esercitano contro i membri della resistenza e loro familiari e dall’applicazione di ogni clausola degli accordi. Il servizio maggiore è a livello politico e diplomatico; le malefatte delle iniziative palestinesi in sedi internazionali a difesa degli interessi israeliani testimoniato dalla nefasta gestione del rapporto Goldstone in sede ONU è un esempio eloquente e, il continuo mettere in imbarazzo i milioni di simpatizzanti della lotta dei palestinesi sparsi in tutto il mondo (mentre il mondo protestava conto la criminale aggressione israeliana contro la striscia di Gaza, decine di agenti legati all’ANP stazionavano presso il confine in Egitto aspettando la capitolazione della popolazione sotto le bombe israeliane per poter entrare e prenderne il controllo di tutta la striscia. Sono gli stessi agenti che rilasciavano dichiarazioni ai giornalisti di tutto il mondo giustificando la mattanza israeliana in atto)è un altro.
 
Tanto si può ancora scrivere su questa gendarmeria e di come sta gestendo tutto il fascicolo della lotta di liberazione. remane ancora un mistero la fine che hanno avuto i soldi dell’OLP. Dopo la morte di Arafat i due testimonial remasti in vita, Abu A’là e Abu Mazen sono forse gli unici in grado di dirci in quale tasche sono finiti i miliardi di dollari che l’OLP deteneva e su come sono stati gestiti, o meglio come sono stati spartiti e tra chi! Una domanda retorica dalla risposta facile, ma ci dimostra quanto è improbabile lo scioglimento dell’ANP senza lo scoppio di un evento traumatico che spazza via questa cricca parassitaria.
 
Lo scioglimento dell’ANP è un’opzione non solo auspicata, ma è obbligatoria nel cammino della liberazione e lotta contro l’occupazione, occorre però creare i presupposti per evitare risultati che altrimenti rischiano d’essere disastrosi:
 
-°l’ANP è stato creato come organo amministrativo sotto il controllo dell’OLP. Già ai tempi di Arafat e poi di Abu Mazen, questa formula è stata invertita dalla marginalizzazione dell’OLP fino a sancirne la cancellazione dal punto di vista politico e di rappresentanza. L’Organizzazione di Liberazione Palestinese è stata malgrado gli alti e bassi stadi, l’assemblea rappresentativa di tutti i palestinesi ovunque essi risiedevano. Un organo o fattore di unità, del risorgimento nazionale, della promozione umana dei palestinesi. Essa è stata un catalizzatore delle lotte e della solidarietà regionale ed internazionale. Nell’OLP e tramite di essa si sono formati quadri dirigenti ed una schiera folta di intellettuali, di studiosi, di educatori e, soprattutto di militanti. Tutto ciò è svanito grazie ad una politica sciagurata che non so fino a che punto è stata voluta o mirata dall’ANP.
Per questo occorre lavorare per unire i palestinesi attorno e dentro un discorso di resistenza. Rianimare e rinnovare l’OLP è il passo preliminare prima ancora di sciogliere la famigerata ANP.
 
-°con la morte dell’OLP il giro d’affari è stato spostato verso l’ANP. I finanziamenti degli stati hanno incominciato a fluire verso le casse di quest’ultima a scapito della prima e, soprattutto delle casse dell’UNRWA. Si è creata un’allarmante situazione delle condizioni e dei servizi offerti dalla comunità internazionale ai rifugiati palestinesi. Centinaia di migliaia si sono trovato senza aiuto e versano attualmente in condizioni drammatiche. Dall’altra parte, oltre a spostare da parte della cricca di milioni di dollari verso conti privati legati ai parassitari di cui sopra, il resto è stato servito alla creazione di una classi di DIPENDENTI pubblici sempre più numerosa. 240.000 soggetti legati esclusivamente al funzionamento dell’ANP per avere uno stipendio. Nulla a livello di economia strutturale è stato creato nei territori palestinesi occupati. Diventa molto difficile parlare della cancellazione di un’istituzione in assenza di un’alternativa valida che possa dar lavoro alla popolazione, e non sarà facile che questa nuova classe dirigenziale e affaristica possa rinunciare ai suoi privilegi milionari escogitando piani ed investimenti nella costruzione di un’economia popolare solida. Nel 2002-04 il criminale Sharon ed il suo esercito “più morale del mondo” ha completamente distrutto le infrastrutture economici ed industriali palestinesi. Una devastazione che ha reso i palestinesi completamente dipendente, e per questo in balia, dell’economia dell’occupazione sionista. Sganciare l’economia palestinese dalla dipendenza sugli aiuti internazionali, trovare risorse di sostegno non ricattatorie e spazzare via la cricca è l’unica maniera, secondo me, per resistere al cataclisma politico susseguente allo scioglimento dell’ANP.
 
-°sul piano politico gli accordi di Oslo e tutti quelli successivi hanno solo reso ancor più disastrosa la situazione palestinese. La lotta che una volta era considerata tesoro della nazione araba, oggi è stata relegata ai palestinesi. L’attuale dirigenza palestinese ha cercato di rendersi autonoma, anche per far fronte a governi regionali ostili ad Oslo. Operando uno strappo becero, oggi questa dirigenza deve far fronte alla sua debolezza ed isolamento. La frustrazione e paura li porta a cedere sempre di più. La loro speranza è legata a qualche provvedimento di “generosità” degli USA e dei sionisti.
 
Grazie a questa condotta formazioni politiche palestinesi storiche vengono rese marginali sia sul piano politico che numerico. Altre che resistono crescono e si rafforzano. Al Fatah, formazione storica vive lacerazioni interni senza fine, le battaglie interne non sono legate solo alla battaglia per la spartizione del potere e dei suoi benefici, ma è anche una battaglia politica e patriottica.
 
La deduzione logica è che il popolo palestinese appoggia la resistenza e le formazioni resistenti, il mondo “civile” sostiene la resistenza dei palestinesi. Cresce la denuncia dell’ANP e con essa l’isolamento dell’entità sionista. Bisogna cogliere tutti questi elementi e lavorare il giusto posizionamento della lotta palestinese, occorre fare questo, naturalmente, ancor prima di spazzare via la spazzatura chiamata ANP e tutti quelli che ad essa, dirittamente ed indirettamente, sono legati.
 
Torino lì 28 decembre ’10
Kutaiba YOUNIS
 

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