www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 24-01-11 - n. 348

Gaza merita la vita
 
di Younis Kutaiba
 
22/01/2011
 
Già ancor prima della "fondazione" dell'entità sionista in seguito ad un imbroglio mondiale, la frontiera sud della Palestina costituiva il fronte più caldo per prossimità con l'Egitto di Nasser, leader politico e militare di tutto il mondo arabo. Questo fatto costituiva un motivo in più per il maggior accanimento sionista contro tutta la zona ed in particolare la Striscia di Gaza. Così gli abitanti della Striscia di Gaza, tutti, per più di 60 anni non hanno conosciuto tranne che la resistenza e la lotta … e tutti i tipi di sacrificio allo scopo di cacciare l'occupazione e per raggiungere l'emancipazione. La lotta è parte della vita dei gazesi e della loro memoria collettiva.
 
Sharon e tutti i generali sionisti hanno ammesso, a testa bassa, questa seguente verità - l'Intifada ed i recenti colpi tremendi della resistenza… sono alla base dei successi dei palestinesi della Striscia di Gaza nella trasformazione del disegno colonialista in un progetto fallimentare e spinse Sharon ad ammettere in maniera indiretta che "il progetto d'insediamento ha fallito nella Striscia… e che non c'è più speranza di raggiungere una maggioranza ebraica in quella zona".
 
Ulteriori dichiarazioni ci fanno capire come questa frustrazione è diventata un'ossessione e poi trasformatosi in un incubo.
 
- Sharon in un'intervista al quotidiano Yedéot Ahronot "Gaza non compare in nessun progetto sionista/israeliano e non abbiamo mai pianificato di rimanere lì" Sic!
 
- Prima ancora, Ben Gurion aveva il timore di invadere la Striscia di Gaza nel 1948, e Y. Rabin sperava di svegliarsi una mattina per vedere che " Gaza è sprofondata nel mare".
 
- La Striscia di Gaza costituisce un incubo per gli "israeliani", fino ad inventare il detto in ebraico (leikh li àza), vai a Gaza per intendere di andare all'inferno.
 
Ben Gurion che si rifiutò di occupare Gaza nel 1948 propose di trasferire la responsabilità mandataria ed amministrativa di Gaza alla Giordania (escludendo l'Egitto), un progetto che non ebbe successo…!
 
Akiva Eldar, giornalista e ricercatore "israeliano" sostiene che l'unico che non ha voluto rinunciare alla Striscia di Gaza è Menahem Begin il quale non realizzò che la questione dei palestinesi che si sono rifugiati in quel territorio sarebbe presto diventata un incubo per "Israele", rifiutando di restituire il territorio all'Egitto con lo scopo di intensificare la costruzione degli insediamenti colonici sionisti con l'obiettivo finale di annettere se non tutto il territorio, gran parte di esso (va ricordato che la maggior parte degli attuali abitanti della Striscia di Gaza sono rifugiati palestinesi del 1948 49).
 
La prima Intifada è scoppiata il 9 dicembre 1987 nel campo di Jabalia nella Striscia, e dopo un mese dallo scoppio della seconda Intifada il 28 settembre 2000, sempre dalla Striscia di Gaza, inoltre, è partito il lancio di razzi verso l'interno del territorio sotto il controllo sionista, innalzando cosi il livello della minaccia alla sicurezza del fronte interno (oggi si capisce meglio l'insistenza dei palestinesi a sperimentare sia il mezzo che la strategia di quella scelta - sono partiti da razzi rudimentali ed insignificanti per arrivare oggi all'utilizzo di razzi più potenti in grado di minacciare città principali come Tel-Aviv o Bier Shebà).
 
- L'ex generale capo maggiore dell'esercito sionista Moshé Yàalon dichiarò "la nostra guerra con i palestinesi è difficile e complessa e non sarà possibile dare un colpo finale e determinante per porre fine alla resistenza palestinese all'interno della Striscia di Gaza".
 
- Il generale Gelàadi, uno dei fautore della strategia di "disimpegno" dalla striscia di Gaza dichiarò con molta chiarezza al quotidiano Màariv "malgrado la superiorità di mezzi israeliana, militare, economica politica e di diplomazia mondiale, malgrado tutto questo non siamo riusciti a dominare i palestinesi".
 
- Lo stesso Gelàadi rivelò che Sharon ha proposto il ritiro dalla Striscia di Gaza già nel 1988 - sotto i colpi dell'Intifada - ed è tornato alla stessa proposta nel 1992 per la difficile situazione diplomatica israeliana a livello mondiale (la politica di Rabin consistita in arresti di massa e la rottura delle ossa ai palestinesi arrestati). E finalmente, grazie alla seconda Intifada del 2000, Sharon decise il ritiro o il dislocamento".
 
- Lo scrittore e giornalista U'zi Benzimann ammette in un articolo su Hàaretz intitolato "chiediamo scusa per la disfatta", che il ritiro avvenne per effetto della lotta e la resistenza palestinesi nella Striscia di Gaza, esso sostenne "l'ultimo round degli scontri ha alimentato la speranza dei palestinesi nella vittoria manifestando agli "israeliani" la leggerezza della loro forza e la sua limitatezza. In altre parole, la lotta armata palestinese ha un effetto diretto sulla decisione del ritiro, e malgrado che i generali "israeliani" insistano sulla loro vittoria sui palestinesi, i fatti indicano il contrario … tutti gli ingredienti non riusciranno a nascondere la realtà dei fatti, la guerriglia palestinese spinge "Israele" a tirarsi fuori con la coda tra le gambe. Il grande esercito israeliano e tutti i servizi di sicurezza e di intelligence non sono riusciti a piegare l'Intifada … gli israeliani sono arrivati a questa conclusione solo di recente.
 
Le parole di Mahmoud Darweesh sono forse la migliore descrizione di Gaza quando disse "Gaza non ha cavalli, aeroplani, non una magica bacchetta, non ha uffici nelle capitali, Gaza ha liberato sé stessa dalle nostre connotazioni e lingue e, dai suoi invasori, e contemporaneamente, quando la incontreremmo, come da sogno, forse non ci riconoscerà, perché Gaza è un nativo del fuoco, e noi siamo nativi dell'attesa, e del piagnucolare sul paese perduto, e vero che Gaza ha particolari condizioni, ha le sue tradizioni rivoluzionarie, ma il suo segreto non è un puzzle, la sua resistenza è popolare rinsaldata, sa quel che vuole "vuole cacciare il nemico via dalle sue vesta.
 
Gaza non ha mai accettato il governo di nessuno e, non ha legato il suo destino alla firma di questo o alla promessa di quell'altro. Non le importa farci conoscere il suo nome, la sua immagine e non snatura se stessa in bei discorsi, non ha creduto d'essere materiale dell'informazione, non ha posato davanti alle telecamere e non ha dipinto il proprio volto con le creme. Gaza è rude, sincera e per tutto questo è bella.
 
I nemici potrebbero piegare Gaza, un mare agitato potrebbe cancellare un'isola; potrebbe sradicare tutti i suoi alberi (lo stanno già facendo), potrebbero spezzare tutte le sue ossa… potrebbero impiantare i carri armati nel profondo dei visceri dei suoi bambini e donne, potrebbero essere gettati nel mare e nella sabbia, ma ella, Gaza, non racconterà le menzogne e non dirà agli invasori Si, e continuerà a scoppiare e lottare.
 
I generali sionisti ricordano bene la Guevara Gaza, il simbolo della lotta che mise in scatto l'esercito che spazzò via tutti le truppe arabe. La Gaza degli anni '69- 72 e, malgrado i massacri costringeva i carri armati al ritiro per tornare nelle braccia dei suoi abitanti di notte, in tutti le notte in quegli anni.
 
No non è la morte e non è il suicidio, ma è il modo di Gaza di proclamare il suo diritto alla vita.
 
Là in qualsiasi strada vicolo e quartiere. Bensì in qualsiasi casa gazese…
 
Si raccontano mille storie e storie sui sacrifici, sui martiri sui feriti e sui prigionieri…
 
Sulle invasioni, sui rastrellamenti e sulle demolizioni e le devastazioni…
 
Sulle tende del dolore della sofferenza e della pazienza..
 
Storie sull'eroismo individuale e collettivo…
 
Storie sulle memorabili battaglie che le scolpiscono gli abitanti di Gaza dal 1948 ad oggi…
 
Storie che la rendono eterna e con l'eterno diritto a vivere.
 
Questa è Gaza… la Palestina che non si piega.
 
22 gennaio 2011
 
YOUNIS Kutaiba
 
(ispirato e tratto da un articolo di Nawwaf Alzarru)
 
 

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