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Khaled Barakat: Contraddizioni primarie e secondarie nella lotta palestinese

Khaled Barakat * | freeahmadsaadat.org
Traduzione da palestinarossa.it

07/05/2020

I passaggi storici e gli sviluppi importanti che hanno plasmato la realtà della causa araba, della Palestina e della lotta arabo-sionista negli ultimi tre decenni, in particolare dopo la "Conferenza di pace di Madrid" dell'ottobre 1991, ci costringono ancora una volta ad adottare un approccio scientifico rivoluzionario per comprendere i conflitti interni palestinesi e l'essenza della natura di queste contraddizioni.

Oggi le contraddizioni nel contesto palestinese devono essere considerate come parte integrante del conflitto con il nemico sionista piuttosto che separate da esso. Queste contraddizioni sono al centro della lotta esistenziale tra il popolo palestinese e i suoi schieramenti e l'occupante sionista e i suoi schieramenti dall'altro. Il tentativo di isolare e marginalizzare questi problemi come contraddizioni "secondarie" ha portato a una serie continua di ripetuti fallimenti nel raggiungere, onestamente, obiettivi come l' "unità nazionale" e la "ricostituzione dell'OLP", slogan spesso utilizzati ma privi di contenuto e sostanza nella pratica.

Alcuni intellettuali affiliati all'Autorità Palestinese potrebbero voler fuorviare le persone con metafore tradizionali e vecchi riferimenti che classificano le contraddizioni interne come "secondarie" per minimizzarle, non per capire, approfondire e rafforzare l'unità nel campo della lotta per affrontare il nemico sionista e i suoi piani di liquidare i diritti dei palestinesi. Mentre ascoltiamo tali posizioni in merito alle contraddizioni "primarie" e "secondarie", non vediamo come queste parole si riflettano in un ruolo militante nella lotta o nella pratica politica, o dove l'Autorità Palestinese si impegna nella contraddizione considerata primaria e centrale rappresentata dal progetto sionista. Invece assistiamo a collaborazioni di sicurezza ed economiche tra di loro.

Gli intellettuali tradizionali dell'Autorità Palestinese e del movimento Fateh stanno tentando quindi di ingannare le masse palestinesi, presentandosi come i più desiderosi nel raggiungere gli interessi e i diritti dei palestinesi. Spacciano il loro punto di vista sulle contraddizioni interne come "differenze con Hamas", semplici controversie interne, oppure attribuiscono le cause a "interferenze esterne" o "Fratellanza Musulmana". Promuovono l'illusione che questi problemi possano essere risolti facendo riferimento a "valori e metodi tradizionali", come la riconciliazione tra le fazioni palestinesi, nel tentativo di fare appello a una coscienza nostalgica. Naturalmente tutto ciò avverrà sotto l'egida delle agenzie di intelligence dello Stato arabo.

Pertanto ancora una volta non riescono a raggiungere soluzioni alla "crisi interna palestinese" e le varie fazioni tornano a discutere l'importanza della "riconciliazione", mentre le forze della sinistra incolpano il ruolo delle due più grandi rappresentate da Fateh e Hamas, e l'intera storia nella migliore delle ipotesi è inquadrata verso l'ala destra palestinese.

Oggi l'intensificarsi del conflitto a livello interno palestinese e l'aumento delle tensioni è anche preceduto o accompagnato da un'escalation nella lotta contro il progetto sionista e l'alto livello di confronto espresso sul campo di lotta. Diversamente dai decenni passati, lo scontro con i sionisti in questa fase non fornirà, di fatto, migliori relazioni nazionali con il movimento Fateh e l'unità palestinese. È vero il contrario. Se la resistenza armata ha compiuto un'operazione di successo o se uno dei suoi gruppi è riuscito a colpire un funzionario sionista o ha raggiunto qualche altro risultato dovrà affrontare l'inseguimento, la punizione e le prigioni dell'Autorità Palestinese e del suo apparato di sicurezza. Questo è il progetto della borghesia palestinese e della giunta del presidente palestinese, che mantiene come "sacre" le sue alleanza con le istituzioni di sicurezza sioniste e quelle dei regimi arabi reazionari.

Le argomentazioni relative alle contraddizioni primarie e secondarie nei campi rivoluzionari sono state corrette in vari momenti, vale a dire quando il dialogo e il disaccordo tra i poli del movimento di liberazione nazionale, impegnati come compagni di armi, implicavano controversie nazionali sui modi più efficaci e i meccanismi per sconfiggere e isolare il nemico e riguardo alle priorità della lotta di liberazione. Continuiamo a vedere questa forma di disaccordo oggi nelle diverse posizioni politiche che si contendono pacificamente l'una con l'altra all'interno del campo di resistenza.

Questi disaccordi possono essere risolti attraverso il dialogo e il compromesso, rafforzando le partnership e dando priorità alla contraddizione primaria contro il nemico, considerandola la "principale priorità nazionale". Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questa realtà oggi non è più ciò che vediamo nella Palestina occupata o nella diaspora. È stato superato dal polo di destra nella Cisgiordania occupata, perché ha scelto di far parte del campo nemico impegnato attivamente nella repressione della resistenza armata e nella liquidazione dei diritti dei palestinesi.

Dimensioni di classe: l'essenza del conflitto interno

La dimensione di classe è evidente anche nel conflitto interno palestinese. Ciò è apparso più chiaramente in seguito all'accordo di Oslo del 1993, ovvero dopo il rafforzamento della stretta della grande borghesia palestinese su tutte le leve e i meccanismi della decisione politica nell'OLP e dopo l'istituzione della "limitata autonomia amministrativa" Autorità in Cisgiordania e Gaza, al servizio degli interessi dei proprietari di banche e di alcune grandi compagnie. Ciò ha seguito l'assedio delle classi popolari palestinesi e la confisca del loro ruolo e della loro voce, nonché la distruzione delle loro associazioni popolari, sindacati e federazioni professionali. La tendenza dell'Autorità Palestinese/Stato Palestinese ha dominato diventando uno strumento di sicurezza, atto a liquidare contenuti politici, e un nuovo partner per il nemico sionista e i regimi reazionari in Giordania, Arabia Saudita, Egitto e altri.

Da qui è possibile comprendere lo stato della mobilitazione popolare nei campi profughi palestinesi che ha iniziato a muoversi sul campo a metà degli anni '90, affermando il loro ruolo ed esigendo i loro diritti. Questa preoccupazione pubblica si è manifestata chiedendo, organizzando e tenendo conferenze popolari di massa sotto lo slogan del "Diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi". Questi movimenti popolari iniziarono in particolare nei campi della Cisgiordania (Al-Fara'a, Dheisheh e altri nel 1994 e 1995), poi nei campi profughi e in grandi raduni popolari in tutta la Palestina occupata, nei campi in esilio e ovunque in tutta la Diaspora palestinese.

Qui è anche possibile comprendere l'ascesa del movimento di resistenza armata in particolare dopo l'accordo di Oslo, come si è espanso l'incubatore popolare per la resistenza e come le masse popolari hanno scoperto di essere state sottoposte a inganno e tradimento grazie a Oslo. Proprio per questo, le masse del nostro popolo si sono opposte al progetto di liquidazione che li vedeva coinvolti e al progetto sionista sponsorizzato dagli Stati Uniti. Si opposero contemporaneamente alle politiche di corruzione e repressione. Il popolo palestinese conosce attraverso la sua storia e la lunga esperienza di lotta, lo stretto rapporto tra confronto col nemico e radicale riforma interna, ovvero i compiti di pulizia e rinnovamento del fronte interno palestinese. Un popolo non può riprendere la sua lotta rivoluzionaria mentre la sua schiena è esposta internamente.

Ciò spiega anche il successo di Hamas alle elezioni del Consiglio legislativo palestinese nel 2006 e perché le sue liste continuano ad avere successo nelle elezioni del consiglio studentesco, sindacale e di altro tipo, indipendentemente dalle nostre critiche sulle posizioni di Hamas, o sulla correttezza o meno della percezione popolare di un'alternativa necessaria. Ciò che è importante qui è il nocciolo della questione, la posizione popolare palestinese che afferma il diritto alla resistenza armata, l'impegno per il Ritorno e la Liberazione e un forte sostegno a un programma di riforma interna e unità nel campo della lotta, piuttosto che a un programma di corruzione, repressione e fallimento.

Slogan ripetitivi e nuova realtà

L'uso e l'omissione di frasi come "unità nazionale", "fase di liberazione nazionale" e altri concetti a volte contribuiscono a commercializzare un'illusione sul potenziale di riforma del rapporto che esiste oggi tra le forze di resistenza e la classe di Oslo dell'Autorità Palestinese. La verità è che questa è una riproduzione della stessa illusione sulla cosiddetta "divisione interna palestinese" e sul percorso per raggiungere determinati accordi interni che alcuni considerano possibili. La corrente dell'Autorità Palestinese desidera convincerci che esiste una possibilità realistica di una relazione nazionale e normale tra Abu Mazen e Ahmad Sa'adat, ad esempio simile a quella esistente tra Yasser Arafat e George Habash che nei primi giorni di guerriglia palestinese hanno lavorato insieme fino all'invasione del 1982 di Beirut. Questa proiezione mira a rappresentare gli eventi che si sono verificati, i tradimenti, i disastri e i crimini, come semplici differenze tra due punti di vista!

Il percorso di rivoluzione e liberazione non può coincidere con quello di autorità, corruzione e giustificazione. L'approccio democratico rivoluzionario non coincide con l'approccio delle carceri, della tortura e del coordinamento della sicurezza. È impossibile. E chiunque cerchi unità e riconciliazione con questa Autorità è come qualcuno che cerca di stringere un'immagine in una cornice che non può contenerla, o come scrisse Mao Zedong "tagliando i piedi per adattarsi alle scarpe".

La grande borghesia palestinese ha deciso il suo percorso politico ed è finita dove si trova oggi, sedendosi in seno al campo nemico, cooperando con esso sul fronte economico e di sicurezza, presentando rapporti all'intelligence americana, all'Unione europea e ai regimi reazionari che dominano la Lega araba. È appassionata dell'immagine della sua entità politica, l'Autorità "autonoma" degradata, che si sforza di creare un'identità palestinese formale ma vuota, interessata solo alla forma e al simbolo e non alla sostanza e al contenuto. Pertanto li vediamo parlare di "stato", "indipendenza", "sovranità" e "legge" come se questi fossero stati raggiunti o fossero obiettivi che si avvicinano alla realizzazione del "progetto nazionale" - anche perché è precisamente il suo ruolo specifico nel progetto di liquidazione della Palestina!

L'Autorità Palestinese è l'autorità di una classe specifica. L'autorità di Mahmoud Abbas non è quella della sua persona, ma con il suo approccio. Serve gli interessi dell'1% del popolo palestinese e i servizi di sicurezza palestinesi sono impiegati per proteggere questa classe, i suoi interessi, le sue banche e società d'affari. L'obiettivo è rafforzare il livello di controllo nella decisione politica nell'OLP e in tutte le istituzioni palestinesi. Pertanto il supporto diretto che ne assicura il sua proseguo arriva da Washington, Riyad e Bruxelles, tutti sotto la diretta supervisione del regime sionista e attraverso i canali e le relazioni di questo campo, i cui partiti sono chiaramente noti e che hanno il chiaro obiettivo di liquidare la Palestina, la sua giusta causa, il suo popolo, la sua terra e i suoi diritti.

Gruppi e movimenti rivoluzionari, che rappresentano l'avanguardia della resistenza armata palestinese e il suo grande incubatore popolare, devono impegnarsi in una lotta con il compito di sconfiggere e isolare il progetto dell'Autorità palestinese. Questo è un passo necessario per portare la fase di Oslo a una fine chiara e permanente e rinnovare il rilancio della rivoluzione palestinese, che adotta la lunga guerra di liberazione del popolo per realizzare il progetto della maggioranza popolare: Ritorno e Liberazione globale.

* Khaled Barakat, scrittore palestinese, è coordinatore e portavoce internazionale della Campagna per la liberazione di Ahmad Sa'adat.

L'articolo è stato originariamente pubblicato in arabo su Quds News


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