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Bassam Al-Salhi del Partito Popolare Palestinese afferma che la guerra a Gaza ha rivelato la natura fascista di Israele e dell'Occidente

Madaar (a cura di) | peoplesdispatch.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

11/12/2023

Nonostante le brutali atrocità commesse da Israele negli ultimi due mesi di guerra contro Gaza, i Paesi occidentali, e in particolare gli Stati Uniti, sono rimasti fermi nel loro appoggio.

Il Segretario generale del Partito Popolare Palestinese, Bassam Al-Salhi, ha dichiarato in un'intervista a Madaar che l'operazione del 7 ottobre ha dimostrato che Israele "è vulnerabile a colpi e battute d'arresto importanti che hanno un impatto notevole non solo sulla realtà e sul presente di questo Paese, ma anche sul suo futuro".

Il leader politico di sinistra ha spiegato le ragioni del ricorso alla forza bruta da parte dell'entità occupante contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, collegandolo al progetto prevalente all'interno del sistema di governo in Israele, che "si basa sull'ostinato perseguimento della liquidazione della questione palestinese".

D'altra parte, il Segretario generale del Partito Popolare Palestinese ha confermato che la reazione ufficiale araba al cospetto degli eventi in Palestina "non è al livello necessario".

Per Al-Salhi, la guerra aggressiva su Gaza inoltre "ha completamente disvelato l'Occidente: tutti i suoi principi e le sue tesi sui diritti umani, sulle libertà e sulla democrazia sono stati calpestati dalle flotte dell'esercito israeliano e americano, così come dalle penne e dalle voci di funzionari e rappresentanti di alto livello dell'Unione Europea alle Nazioni Unite".

Di seguito la prima parte dell'intervista:


Madaar: Secondo lei, quali sono le dimensioni principali dell'operazione alluvione di Al-Aqsa? E il suo impatto futuro sulla questione palestinese a livello locale e internazionale?

Bassam Al-Salhi: Non c'è dubbio che l'atto eroico che ha avuto luogo il 7 ottobre ha scosso l'establishment sionista al potere in Israele in tutti i sensi, e ha posto lo Stato di Israele di fronte a domande e sfide difficili legate non solo alla sicurezza, agli aspetti militari e politici, ma soprattutto se essersi affidati alla realtà degli insediamenti, dell'occupazione, dell'espansione e del potere porterà, o ha portato, sicurezza e pace a Israele negli ultimi anni.

Anche se c'erano delle illusioni a proposito, ciò che è accaduto il 7 ottobre ha dissipato queste illusioni e ha rivelato una verità conclamata, ovvero che il massimo del potere e le considerazioni sul potere, qualunque essi siano per lo Stato occupante, sono limitati e, al contrario, sono suscettibili di importanti colpi e battute d'arresto che hanno un grande impatto non solo sulla realtà e sul presente di questo Paese, lo Stato, ma anche sul suo futuro.

Pertanto, riteniamo che Israele, invece di trarre da quanto accaduto conclusioni politiche serie e significative che lo spingessero a cambiare rotta e a dirigersi verso un vero accordo con il popolo palestinese, basato sull'attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e sulla garanzia dei diritti del popolo palestinese a stabilire il proprio Stato indipendente e il proprio diritto al ritorno, abbia fatto due cose: la prima è quella di agire con spirito di vendetta, istinto di forza e uso eccessivo della forza bruta fino al genocidio e alla pulizia etnica. La seconda è il ritorno all'idea che attraverso lo sradicamento e la liquidazione della causa palestinese e il ripristino e la conferma dell'ideologia della pulizia etnica e del "trasferimento" si possa risolvere la causa palestinese.

Abbiamo una grande paura che questa dottrina, complementare alla dottrina sionista della pulizia etnica e del "trasferimento", si perpetui attraverso quella che ora può essere chiamata la "Dottrina di Gaza", che si basa sulla sostituzione della repressione e dell'asservimento quotidiano del popolo palestinese con l'uccisione diretta, invece che con l'arresto, l'oppressione e la persecuzione che erano caratteristiche di un tempo.

Madaar: L'entità usurpatrice ha continuato la sua aggressione contro il popolo palestinese dal 7 ottobre. Come giudica la reazione araba ufficiale e popolare a questo proposito?

BAS: La reazione ufficiale araba non è al livello desiderato. Naturalmente, c'è una posizione importante assunta sia dall'Egitto che dalla Giordania nel rifiutare categoricamente la questione dello sradicamento del popolo palestinese, soprattutto perché c'è un piano premeditato di sradicamento e c'è stata una chiara pressione da parte di Israele e degli Stati Uniti per attuarlo nei primi giorni dell'attacco a Gaza, che è stata accolta con una ferma posizione ufficiale egiziana di rifiuto.

A ciò ha fatto seguito, e parallelamente, una chiara posizione giordana in tal senso, che ha portato al fallimento del piano israelo-americano di spingere centinaia di migliaia di palestinesi nel Sinai e di tornare al progetto tradizionale che avevano, espresso nel Deal of the Century, spostando i palestinesi nel Sinai, e in seguito forse espandendo Gaza verso il Sinai.

Ma questo non significa che sia sufficiente. Naturalmente, i Paesi arabi hanno adottato misure di vario tipo. Alcuni di loro hanno ritirato i loro ambasciatori o hanno interrotto e congelato la normalizzazione con Israele, e alcuni di loro hanno assunto alcune posizioni di sostegno in seno alle Nazioni Unite.

Tuttavia, in generale, e nonostante l'eccezionale vertice arabo-islamico tenutosi a Riyadh, la posizione ufficiale araba ha bisogno di una maggiore attivazione e potrebbe essere più utile ed efficace di quanto non sia stata finora.

Ad esempio, è possibile utilizzare l'arma del petrolio e delle relazioni economiche, come la questione del boicottaggio e il congelamento degli accordi che prevedono la normalizzazione, e protestare ulteriormente contro la politica americana congelando la partecipazione di Israele all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite... Ci sono molte misure che i Paesi arabi possono adottare per attivare il loro ruolo in misura maggiore rispetto a quanto fatto finora.

D'altra parte, la posizione popolare araba è più avanzata. Questo è ciò che abbiamo percepito, sia nelle manifestazioni che hanno avuto luogo in molte capitali arabe, sia nelle dichiarazioni e nelle posizioni di solidarietà espresse dalle piattaforme popolari e dalle istituzioni arabe, compresi i sindacati, i parlamenti arabi e altri.

Riteniamo che i Paesi arabi dispongano di strumenti di pressione molto efficaci e che sia importante utilizzarli, soprattutto per fermare l'aggressione contro Gaza e per portare Israele davanti alla Corte penale internazionale e ritenerlo responsabile di crimini di guerra, nonché per togliere l'assedio alla Striscia di Gaza.

Madar: L'Occidente, soprattutto l'Europa e gli Stati Uniti, hanno dimostrato un sostegno incondizionato all'entità sionista, contrariamente ad un'ampia manifestazione popolare di solidarietà con il popolo palestinese, mentre le istituzioni delle Nazioni Unite hanno dimostrato una chiara incapacità di fermare l'aggressione. Cosa significa questo per voi?

Bassam Al-Salhi: Purtroppo, le Nazioni Unite sono apparse incapaci e deboli nell'affrontare l'aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, non riuscendo a raggiungere una decisione sul cessate il fuoco come risultato di ciò che è stato espresso da molte proposte o bozze di risoluzione che sono state presentate al Consiglio di Sicurezza e in cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno usato il potere di veto *.

Lo stesso vale anche per la decisione di un cessate il fuoco o di una tregua umanitaria basata su una posizione collettiva in seno al Consiglio di Sicurezza, in quanto non è stata attuata nonostante le dichiarazioni, gli appelli e le richieste del Segretario Generale delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie specializzate dell'ONU, sia in materia di salute che di soccorso e diritti umani. Pertanto, le Nazioni Unite non sono riuscite a fermare l'aggressione di Israele, né a ritenerlo responsabile di tale aggressione, anche per la lentezza, la riluttanza e la complicità dimostrate dal Procuratore della Corte penale internazionale nel trattare la questione. Egli non merita di rimanere nella sua posizione, poiché è assolutamente schierato nei confronti di Israele e manipola, procrastina e rinvia tutti i casi relativi ai crimini di guerra commessi dallo Stato occupante nella Striscia di Gaza. Questo è accaduto nel caso depositato in precedenza e continua ad accadere nella realtà attuale.

I due pesi e le due misure di questo procuratore sono apparsi chiaramente nel trattare la questione ucraina, ad esempio, e la questione che riguarda Israele. I due pesi e le due misure sono apparsi anche nelle relazioni degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali su molte questioni, comprese quelle relative all'Ucraina e alla questione palestinese.

La recente guerra di aggressione contro la Striscia di Gaza ha dimostrato la natura coloniale dell'Occidente, principalmente di Stati Uniti e Gran Bretagna: è stato l'Occidente a creare lo Stato occupante e a volerlo proteggere. Biden ha anche detto che se Israele non fosse esistito, l'avrebbero creato loro, e in effetti sono loro che l'hanno creato e sono loro che si preoccupano della sua continuazione nel ruolo di soggetto che occupa le terre del popolo palestinese e cerca di imporre la logica dell'egemonia in Medio Oriente.

Abbiamo notato che il livello di declino dell'Occidente ufficiale ha raggiunto un livello estremamente basso, come è evidente nelle dichiarazioni rilasciate dal primo ministro svedese, che ha acconsentito non solo alla cosiddetta autodifesa di Israele, ma persino al genocidio. In questo modo ha espresso pienamente la posizione dell'Unione Europea e di molti Paesi europei, che di fatto non difendono il diritto alla cosiddetta autodifesa di Israele, quanto piuttosto difendono il suo comportamento basato sul genocidio e sui crimini di guerra. Non abbiamo sentito da loro una vera condanna o una vera pressione per fermare questa aggressione.

La guerra aggressiva contro Gaza ha portato l'Occidente completamente allo scoperto, con due pesi e due misure, e tutti i suoi principi e le sue tesi sui diritti umani, sulle libertà e sulla democrazia sono stati calpestati dalle truppe dell'esercito israeliano e americano, così come dalle penne e dalle voci di funzionari e rappresentanti di alto livello dell'Unione Europea alle Nazioni Unite. Pertanto, riteniamo che questa aggressione contro Gaza riveli non solo la natura fascista e nazista dell'occupazione israeliana, ma anche la stessa natura degli Stati Uniti e dei Paesi della coalizione occidentale.

Naturalmente, vogliamo che gli sforzi internazionali siano accomunati da due questioni fondamentali. La prima è la giusta causa basata sulla cessazione dell'aggressione e dell'assedio, e la seconda è la fine dell'occupazione e la garanzia dei diritti del popolo palestinese alla liberazione e alla creazione di uno Stato indipendente, così come il diritto al ritorno in conformità con la Risoluzione 194.

Se il movimento di solidarietà internazionale si unirà su questi temi, che sono la fine dell'assedio e la garanzia di una soluzione giusta per i diritti del popolo palestinese, ciò rappresenterà una grande vittoria su cui costruire.

Senza dubbio, l'adozione di metodi di boicottaggio e di isolamento di Israele sulla scena internazionale può essere uno di questi importantissimi strumenti di pressione per raggiungere questi obiettivi. Abbiamo visto come il mondo sia riuscito, attraverso una politica di questo tipo, a costringere il governo sudafricano ad abolire il sistema di apartheid e la discriminazione razziale, e il mondo può rinnovare questi strumenti per porre fine all'occupazione israeliana e fermare l'aggressione in corso contro il popolo palestinese.

*) Nell'ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, solo gli Stati Uniti hanno usato il loro potere di veto, mentre il Regno Unito si è astenuto.


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