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L'anno del cocomero

Peter Mertens | solidaire.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/10/2024

A un anno dall'inizio del genocidio contro Gaza, il segretario generale del PTB Peter Mertens traccia un bilancio. Un articolo su Hayat, nata sotto le bombe, i cocomeri, lo status di paria internazionale di Israele, il linguaggio, le occupazioni studentesche e l'azione sindacale.

La pastèque est devenue le symbole de la résistance palestinienne. (Photo Anas Mohammed)

Hayat, figlia della guerra, figlia della speranza

Rosie aveva solo 14 mesi quando la prima pioggia di bombe cadde su Gaza nell'ottobre 2023. Sua madre, Aseel, era incinta. A dicembre, la 25enne Aseel ha dato alla luce la sua seconda figlia, Hayat. Il nome significa "vita". "In un momento in cui tutto sembra perduto, lei rappresenta la speranza nelle nostre vite", spiega orgogliosa la madre.

Hayat aveva meno di un mese quando la sua famiglia ha dovuto partire: Deir el-Balah non era più sicura e tutti dovevano andare a Rafah. È lì che più di un milione di palestinesi - metà della popolazione - finisce poco prima di Natale. "Finora Hayat non ha vissuto un solo giorno senza distruzioni, esplosioni o spostamenti forzati", dice Ibrahim, suo padre. "Ma nonostante tutto, lei continua a sorridere.


La piccola Hayat, figlia della speranza (documentario della BBC Life and Death in Gaza)

Nel frattempo, sua madre, Aseel, è sopraffatta. Non ci sono abbastanza cibo o verdure per allattare Hayat. Quando Hayat ha la febbre, ha bisogno di antibiotici, ma i farmacisti hanno finito le medicine. All'ospedale, le giovani madri fanno la fila. Una fila interminabile. Non ci sono più letti e Ibrahim deve affrettarsi a trovare un materasso perché sua figlia possa dormire nel corridoio dell'ospedale stanotte. "Spero che non bombardino Rafah", dice Aseel con Hayat in braccio. Hayat, figlia della guerra, figlia della speranza.

Un genocidio in diretta, che distopia!

La storia degli ultimi dodici mesi a Gaza è una storia di crimini di guerra. 42.718 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 13.319 bambini e 7.216 donne. Per non parlare delle migliaia di altri morti che probabilmente giacciono sotto le macerie. Inoltre, 100.282 persone sono state ferite, un quarto delle quali ha subito "lesioni che cambieranno la loro vita". Migliaia di arti hanno dovuto essere amputati. Nei primi mesi di guerra, ogni giorno 13 bambini hanno perso una o entrambe le gambe.

Chi avrebbe potuto immaginare che qualcuno potesse trasmettere un genocidio in televisione e farla franca? Chi avrebbe mai pensato che Israele sarebbe stato in grado di bombardare tutti gli ospedali, tutte le università e tutte le scuole? Chi avrebbe mai pensato che, con i nostri cellulari, avremmo potuto assistere al rogo di bambini, all'esecuzione di giornalisti, all'uccisione di medici e infermieri?

Chi avrebbe mai pensato che il criminale di guerra responsabile di tutto questo, Benyamin Netanyahu, avrebbe poi avuto il permesso di recarsi negli Stati Uniti, dove avrebbe ricevuto una standing ovation di un minuto dal Congresso americano? Sembra un'orribile distopia, quasi una oscura storia di fantasia...


Mai prima d'ora così tanti giovani di tutto il mondo hanno parlato con una sola voce: solidarietà con la Palestina (Foto Solidaire, Lara Asselman)

Questo è il primo genocidio che si può seguire in tempo reale sui nostri cellulari: "Il genocidio è televisivo". Anche se l'esercito israeliano sta facendo tutto il possibile per impedirlo. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), il genocidio contro i palestinesi è "il periodo più letale per i giornalisti" da quando si sono iniziati a raccogliere i dati nel 1992. Sono già morti più giornalisti durante il genocidio a Gaza che nelle due guerre mondiali e nella guerra di Corea messe insieme. Almeno 165 professionisti dei media sono stati uccisi.

Gli specialisti dei media hanno calcolato che, in questa guerra, una vittima israeliana viene citata 16 volte più spesso nei principali media occidentali rispetto a una vittima palestinese. I palestinesi non sono degni di nota, soprattutto quando vengono uccisi a decine di migliaia. In Occidente si sta organizzando una "deliberata ignoranza": per vivere comodamente, Hayat, Rosie, Aseel, Ibrahim e tutti gli altri palestinesi devono essere resi invisibili.

Paura di un cocomero

Mentre i bambini di Gaza crescono con l'odore delle bombe e del genocidio, le forze di destra e di estrema destra in Europa cercano di criminalizzare le voci pro-palestinesi.

"Tutti sanno che l'anguria è un simbolo di sostegno ad Hamas. Questo è il livello che è stato raggiunto qui. Spero che il governo prenda molto sul serio la lotta all'antisemitismo", ha dichiarato pacatamente Yeşilgöz-Zegerius, leader del gruppo VVD (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia), alla Camera dei rappresentanti olandese il 18 settembre. Il partito di destra vuole che i simboli dell'anguria non siano più visibili all'interno o nelle vicinanze del Parlamento olandese.

Nel Bundestag tedesco, Frierdrich Merz ha chiarito la posizione del suo partito di estrema destra AfD (Alternativa per la Germania). Riassunto: Israele non riceve sufficienti armi dalla Germania per massacrare abbastanza musulmani. Anche nel nostro Paese, persone come Sam van Rooy del Vlaams Belang (Interesse Fiammingo) si vantano del loro sostegno alla macchina da guerra israeliana.

Più si normalizza la morte, più si normalizzano razzismo e colonialismo. Più si normalizza il genocidio, più si normalizzano anche i partiti di estrema destra. Le due cose sono inseparabili. L'estrema destra è l'ideologia dell'odio, del razzismo, dell'oppressione e del genocidio.

"Israele è diventato un paria politico"

Il 18 settembre 2024, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede il ritiro di Israele dai territori palestinesi occupati di Gerusalemme Est, Gaza e Cisgiordania entro 12 mesi. La risoluzione è stata adottata a stragrande maggioranza: 124 Paesi hanno votato a favore e 12 contro [l'Italia si è astenuta, ndt]. È la prima volta che l'Assemblea Generale denuncia il regime di apartheid e la prima volta che chiede sanzioni per porre fine all'occupazione illegale.

Questa decisione è in linea con la sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aia. Per la prima volta dalla sua creazione nel 1948, Israele è stato portato davanti al più alto organo giuridico delle Nazioni Unite. Nel luglio 2024, la Corte ha dichiarato illegale l'occupazione israeliana della Palestina e ha esortato gli Stati membri a intraprendere azioni decisive per porre fine all'occupazione.

Israele sta ignorando questa sentenza e sta facendo esattamente il contrario. Nell'ultimo anno, gli Stati Uniti hanno consegnato più di 10.000 bombe da una tonnellata utilizzate per bombardare scuole, ospedali, moschee e zone di sicurezza trasformandole in crateri e cimiteri. Nel frattempo, la Palestina conta 1,9 milioni di sfollati interni e oltre 345.000 persone devono affrontare livelli catastrofici di insicurezza alimentare.

Cosa significa tutto questo?

Innanzitutto che Israele è totalmente isolato a livello internazionale. Il Paese è diventato un paria politico agli occhi della stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Dal punto di vista diplomatico, Israele è in coma, tenuto in vita solo dalle trasfusioni militari ed economiche degli Stati Uniti.

In secondo luogo, sempre più Paesi mettono in discussione la retorica dominante di Washington e Berlino e si esprimono in modo diverso, stufi di decenni di colonialismo e neocolonialismo. Questo è un "ammutinamento".


Il vero asse del male: Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea e Israele (Foto Solidaire, Antonio Gomez Garcia)

In terzo luogo, che il sistema giuridico internazionale è totalmente inadempiente. Tutti sanno che il diritto internazionale e i diritti umani universali sono validi solo se applicati in modo coerente, anche contro le nazioni più potenti e i maggiori aggressori del mondo. È quindi naturale che sempre più Paesi del Sud globale vogliano sviluppare un proprio programma per un sistema giuridico internazionale più equo, libero da influenze neocoloniali.

Un "colpo di genio"

Il 17 settembre, l'esercito israeliano ha fatto esplodere una serie di cercapersone, walkie-talkie e radio in Libano. Almeno 37 persone sono state uccise e più di 3.000 ferite. "Questo dovrebbe far riflettere chiunque abbia una radio o un babyphone. Questo è il segnale che gli israeliani ci stanno inviando con questo attacco. Ogni famiglia, ogni bambino è in pericolo. Ogni individuo è un potenziale nemico. Che vi piaccia o no, Israele vi ha appena detto che è in grado di uccidervi in casa vostra", ha dichiarato il giornalista libanese Ghadi Francis.

Georges-Louis Bouchez  ha descritto questo vile attacco come un "colpo di genio". Quando ho affrontato questa sua dichiarazione in Parlamento, il Presidente del MR (Movimento Riformatore) si è precipitato sul palco del Presidente della Camera, sperando di togliermi la parola.

Con il "grande capovolgimento", l'oppressore diventa vittima e l'assassino di massa è circondato da un'aura di moralità. "Le forze armate israeliane sono l'esercito più morale del mondo", ha dichiarato il primo ministro Netanyahu all'inizio della sua campagna di distruzione. "Chi osa accusare i nostri soldati di crimini di guerra non ha un briciolo di moralità", ha aggiunto. Questo è il contrario della realtà.

Questa menzogna viene smascherata dagli stessi soldati israeliani. Pubblicano le foto e i video più spaventosi sui loro social network. Fanno la faccia felice davanti a case devastate, mostrano beni rubati, posano con biancheria intima di donne palestinesi - a quanto pare è diventata una tendenza - e si vantano di violenze o torture estreme.

"Il linguaggio usato in Israele è estremamente disumanizzante, tipico del genocidio", sottolinea Francesca Albanese, relatrice delle Nazioni Unite. "Basta guardare le parole usate dai soldati e dai politici israeliani, come 'ratti', 'scarafaggi' e 'parassiti'. Sono parole che portano alla distruzione di tutto ciò che è palestinese. Dalle scuole alle case, dalle università alla terra coltivabile necessaria per vivere".

Il linguaggio è importante. Quando i notabili la fanno franca con la retorica omicida, perché la gente per strada dovrebbe comportarsi diversamente? "Abbasso i traditori", recita un grande cartellone sulla Ayalon, la circonvallazione di Tel Aviv. I traditori sono tutti coloro che difendono la pace e si oppongono alla colonizzazione. "Traditori", "quinta colonna", "utili idioti di Hamas", questo genere di linguaggio. Al linguaggio seguono gli arresti. E a questi ultimi seguono le esecuzioni.

"Nessuno sarà libero finché la Palestina non sarà libera".

Alcuni dicono che non vale la pena cercare di fermare un genocidio. Che ci sono cose più importanti nella vita, che è inutile, che servono un po' più di sfumature. Alcuni dicono che dobbiamo raggiungere uno stato di accettazione e rassegnazione al mondo così com'è.

"Non ragioniam di lor, ma guarda e passa" scriveva Dante. In questo momento della storia umana, in un'epoca di genocidi, far sentire la propria voce è il minimo che si possa fare. È quello che stanno facendo le persone di tutto il mondo. Chi vuole vedere oltre la polvere e il caos attuali riconoscerà un movimento che sta emergendo da Giacarta a Bruxelles, da Londra a Johannesburg e da Istanbul a Washington. Mai prima d'ora così tanti giovani di tutto il mondo, dal Giappone al Brasile, hanno parlato con una sola voce in solidarietà con la Palestina.

Negli anni '60 e '70, gli studenti hanno occupato le università per protestare contro la guerra del Vietnam e l'imperialismo statunitense. Negli anni '80, gli studenti hanno occupato i campus per denunciare l'apartheid in Sudafrica. Oggi, gli studenti di tutto il mondo si stanno mobilitando contro il genocidio israeliano, l'impunità e i doppi standard.

Ogni volta gli studenti sono stati calunniati, attaccati e condannati. Ma hanno sempre avuto ragione e hanno sempre vinto. Questo è il "momento del Vietnam" per una nuova generazione che sa che "nessuno sarà libero finché la Palestina non sarà libera".

Sabbia nella macchina da guerra

I palestinesi non chiedono al mondo "carità" o "compassione". Chiedono giustizia. Chiedono anche la fine della complicità.

È incredibile che dopo un anno di genocidio, il nostro Paese, il Belgio, non abbia ancora imposto un severo embargo militare ed economico a Israele. Il governo Vivaldi, composto da due partiti socialdemocratici e due partiti verdi, lo ha fatto contro la Russia, ma non contro Israele. Questa è una realtà estremamente dolorosa.

Il punto debole della macchina da guerra sta nelle forniture di armi. "Deutsche Waffen, deutsches Geld morden mit in aller Welt" era un vecchio slogan. Traduzione: le armi tedesche e il denaro tedesco uccidono in tutto il mondo. Questo è ancora più vero per le armi americane. Negli ultimi cinque anni, il 79% delle armi fornite a Israele provengono dagli Stati Uniti e il 20% dalla Germania.

Washington continua ad alimentare la macchina da guerra di Israele con un flusso infinito di aiuti finanziari e militari. Nessun altro Paese al mondo ha ricevuto così tanti aiuti militari dagli Stati Uniti come Israele. All'inizio di ottobre, la Brown University ha calcolato che solo l'anno scorso Washington ha fornito 17,9 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele. Secondo il rapporto della Brown University, dal 1959 sono stati trasferiti a Israele 251,2 miliardi di dollari in aiuti militari.

Una parte di questo traffico di armi passa attraverso i porti e gli aeroporti europei. Un giorno, un operaio che caricava merci all'aeroporto di Bruxelles vide delle scatole destinate a Tel Aviv. Lui e un collega hanno scoperto che si trattava di attrezzature militari destinate a Israele. Si sono offerti di discutere la questione con il sindacato. Detto fatto. Il sindacato decise infine di boicottare il trasporto di questo tipo di attrezzature in Israele. Questa decisione è stata seguita da un boicottaggio generale del sindacato dei lavoratori dei trasporti, che ora si rifiuta di trasportare armi in Israele.

Tutto è iniziato con un lavoratore che ha detto no. Seguito da un altro. Poi da un sindacato. Poi un altro sindacato. Poi i sindacati di tutto il mondo, dall'Italia all'Australia, dall'India al Canada. Il movimento studentesco denuncia l'ipocrisia e i doppi standard delle guerre imperialiste. Il movimento operaio mette la sabbia nella macchina da guerra imperialista. De-normalizziamo l'apartheid, de-normalizziamo la colonizzazione, de-normalizziamo il genocidio, de-normalizziamo l'imperialismo. È l'anno del cocomero. È l'anno di Hayat, figlia della speranza.


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