Imporre un nuovo status quo: le caratteristiche del ripristino della presenza permanente del regime israeliano in Cisgiordania
BADIL (Centro risorse per i diritti di residenza e dei rifugiati palestinesi) | badil.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
12/02/2025
Comunicato stampa
L'approccio, le politiche e le pratiche che il regime e le forze israeliane stanno utilizzando nell'attuale "Operazione Muro di ferro" contro i campi profughi palestinesi nel nord sono un'indicazione dell'imposizione di un nuovo status quo in Cisgiordania. Sulla base delle dichiarazioni rese dal regime israeliano, ciò include cambiamenti significativi nella forza e nella frequenza delle politiche e delle pratiche di confisca dei terreni, soppressione della resistenza e segregazione, frammentazione e isolamento, per raggiungere livelli avanzati di espansione coloniale e dominio sulla Cisgiordania.
Primo: espansione della sovranità israeliana in linea di principio e in pratica attraverso la politica di segregazione, frammentazione e isolamento che comprendono chiusure più robuste e complete, il dilagare delle demolizioni di case e la confisca di terreni che esacerbano lo sfollamento forzato e il trasferimento dei palestinesi.
Secondo: uso degli stessi metodi genocidiari della Striscia di Gaza per eliminare la resistenza e smantellare i campi profughi.
Terzo: la completa eliminazione della presenza internazionale, iniziata con il divieto dell'UNRWA e che si è estesa alle organizzazioni non governative internazionali.
Quarto: la normalizzazione della presenza militare, di sicurezza e civile israeliana nelle aree che dovrebbero essere sotto il controllo dell'Autorità Palestinese (AP).
Parallelamente al genocidio nella Striscia di Gaza, il regime israeliano sta rapidamente imponendo in modo deciso una nuova legislazione e nuovi fatti sul campo per consolidare il suo dominio coloniale in Cisgiordania. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato che "Il 2025 [...] sarà l'anno della sovranità [israeliana] in Giudea e Samaria [Cisgiordania]", aggiungendo di aver "incaricato la Direzione degli insediamenti del Ministero della Difesa e l'Amministrazione civile di avviare uno sforzo collettivo, professionale e globale per preparare le infrastrutture necessarie per imporre la sovranità".
In pratica, ciò significa l'applicazione del "Decisive Plan" [Piano decisivo per Israele] di Smotrich, che lui e il suo partito hanno presentato al regime israeliano nel 2017. Nel piano, Smotrich identifica due scenari principali su come trattare i palestinesi: ai palestinesi che rinunciano alle loro aspirazioni e ai loro diritti nazionali sarà permesso di rimanere nello "Stato ebraico"; in caso contrario, avranno la "possibilità" di andarsene o saranno costretti ad andarsene. Il 23 febbraio 2023, Smotrich è stato promosso a "secondo" ministro della Difesa israeliano e gli è stato concesso il controllo sull'impresa di espansione coloniale israeliana in Cisgiordania. Pertanto, ciò che sta accadendo in Cisgiordania è l'attuazione del piano di Smotrich.
Per il regime israeliano, la confisca di terreni, lo sfollamento e il trasferimento forzati e l'espansione coloniale vanno di pari passo. Inoltre, la costruzione di colonie include necessariamente la costruzione di infrastrutture associate, come strade segregazioniste, e ulteriori chiusure e posti di blocco per confinare, contenere, frammentare e isolare ulteriormente le comunità palestinesi.
Il 27 giugno 2024, Israele ha approvato la creazione della colonia di Nahal Heletz su un terreno nella periferia di Betlemme, con l'obiettivo di isolare il governatorato, collegare il blocco coloniale di Etzion (composto da 24 colonie) a Gerusalemme come parte del piano generale della "Grande Gerusalemme" e confiscare tutto ciò che si trova nel mezzo. Il giorno successivo, cinque avamposti (colonie fondate dai colonizzatori con il sostegno delle forze israeliane) sono stati ufficialmente riconosciuti da Smotrich e dal "Gabinetto di sicurezza" israeliano.
Nel 2023 e nel 2024, l'approvazione israeliana dei piani di espansione coloniale ha raggiunto livelli record. I piani di espansione coloniale israeliani per il 2025 prevedono 1.800 unità abitative al mese. Questi piani hanno evidentemente bisogno di terreni per espandersi e costruire le colonie, quindi non sorprende che nel dicembre 2024 il regime israeliano abbia confiscato quasi 24.000 dunum [24 Kmq] in Cisgiordania, dichiarando che saranno utilizzati per l'espansione coloniale. Il regime israeliano ha anche dichiarato che costruirà 1.440 unità abitative per i coloni israeliani nei locali dell'UNRWA a Sheikh Jarrah, da cui l'Agenzia è stata sfrattata, a causa, ancora una volta, della nuova legislazione israeliana che l'ha messa al bando.
Da giugno 2023 a marzo 2024, l'OCHA ha documentato 793 chiusure in Cisgiordania, che includono posti di blocco, cumuli di terra, blocchi di cemento e cancelli. Ciò costituisce un aumento del 23% negli ultimi nove mesi e non include l'inasprimento e l'aumento delle restrizioni di movimento, come la chiusura di cancelli precedentemente lasciati aperti, la limitazione degli orari e l'aumento della presenza delle forze israeliane in circa 100 posti di blocco preesistenti. Il rapporto dell'OCHA [Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari] non include i numerosi posti di blocco imposti dopo marzo 2024.
L'Autorità Palestinese ha dichiarato che attualmente in Cisgiordania ci sono almeno 900 posti di blocco. Ad esempio, le forze israeliane hanno chiuso il cancello del ponte Jabara (installato nell'agosto 2024), l'ingresso sud della città di Tulkarem, impedendo completamente l'entrata e l'uscita di persone e veicoli, comprese le ambulanze e il personale sanitario che risponde alle chiamate di soccorso, e hanno imposto il coprifuoco. Queste chiusure e le restrizioni più severe non solo impediscono l'accesso ai servizi essenziali (come l'istruzione, l'assistenza sanitaria e le risposte alle emergenze), ma frammentano e isolano le comunità palestinesi l'una dall'altra, tagliandole addirittura a metà. Ancora più importante, queste politiche e pratiche esacerbano l'ambiente coercitivo, costringendo i palestinesi ad andarsene: se queste chiusure diventano il nuovo status quo della Cisgiordania, impediranno anche il ritorno delle decine di migliaia di palestinesi che sono stati sfollati con la forza a seguito dell'"Operazione Muro di ferro".
L'operazione "Muro di ferro", iniziata a Jenin, appena due giorni dopo il cessate il fuoco a Gaza, è ancora in corso e continua ad espandersi fino a includere campi profughi, città e villaggi nei governatorati di Tulkarem, Jenin e Tubas. Non solo le forze israeliane hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di ritirarsi, ma hanno anche indicato che l'operazione sarà estesa al resto dei campi profughi in Cisgiordania. Le forze israeliane hanno confiscato le case palestinesi nei campi, espulso i residenti e trasformato i campi in basi operative. Si tratta di un cambiamento significativo nella pratica, poiché la presenza permanente delle forze israeliane in Cisgiordania era stata in gran parte abbandonata dopo il 2005. Nei campi profughi di Jenin, Tulkarem e altri e nei loro dintorni, le forze israeliane hanno sfollato con la forza oltre 40.000 persone a seguito dell'invasione e dell'assedio del "Muro di ferro".
Attuando pratiche identiche a quelle del genocidio nella Striscia di Gaza, l'Operazione "Muro di ferro" ha comportato invasioni aeree e terrestri, l'assedio dei campi profughi, il bombardamento e la distruzione di circa 180 case palestinesi, con l'uccisione di almeno 50 palestinesi e lo sfollamento di decine di migliaia di persone. Le forze israeliane hanno devastato una quantità significativa di infrastrutture, come almeno 5 chilometri di strade e condutture idriche, oltre al taglio di acqua e elettricità. Gli attacchi non si sono limitati alla distruzione di infrastrutture residenziali e di base, ma hanno colpito anche ospedali, ambulanze e operatori sanitari, e deliberatamente ostacolato l'accesso alle cure mediche per i feriti.
Questi atti dimostrano che la distruzione del sistema sanitario, come a Gaza, è intenzionale, per minare le condizioni di vita che porterebbero alla distruzione delle popolazioni palestinesi. In sostanza, le forze israeliane stanno replicando in Cisgiordania gli atti e le pratiche genocidarie della Striscia di Gaza: sfollamenti forzati di massa; distruzione gratuita e intenzionale delle infrastrutture residenziali, di base e sanitarie; assedio e istituzione di posti di blocco per impedire la circolazione, gli aiuti e i servizi.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha confermato che l'operazione rappresenta un cambiamento nella strategia militare e la prima lezione tratta dal metodo dei ripetuti raid su Gaza. Smotrich ha fatto eco a Katz quando ha dichiarato: "Funduq, Nablus e Jenin devono assomigliare a Jabalia", un campo profughi nel nord della Striscia di Gaza ridotto in macerie durante il genocidio. In pratica, l'attacco e la distruzione dei campi profughi sono iniziati prima dell'attuale incursione e assedio delle forze israeliane: dall'inizio del genocidio a Gaza nel 2023, il regime israeliano "ha ripreso gli attacchi aerei in Cisgiordania per la prima volta dalla Seconda Intifada. Nel 2024, ha effettuato 152 attacchi aerei, 82 dei quali su campi profughi densamente popolati".
Le forze israeliane hanno anche fatto irruzione in città e villaggi palestinesi in tutta la Cisgiordania, demolito oltre 160 strutture palestinesi e sfollato con la forza più di 234 persone, per lo più in quella che è stata designata come Area C. Inoltre, gli ordini di demolizione continuano a un ritmo allarmante, con 45 ordini di demolizione di case consegnati all'intero villaggio di al-Nu'man, fondato prima del 1948, che, se attuati, comporteranno la pulizia etnica di tutti i suoi 150 residenti. Altri 45 ordini di demolizione di case sono stati consegnati al villaggio di Beit Ummar, a nord di Hebron, oltre a molti altri in tutta la Cisgiordania. Il numero di demolizioni è aumentato del 50% dal 2023 al 2024, con un quarto di queste avvenute tramite incursioni e invasioni israeliane nei campi profughi nel nord della Cisgiordania.
La punizione collettiva israeliana dei campi profughi, considerati incubatori della resistenza palestinese, continua attraverso arresti arbitrari e detenzioni di oltre 100 palestinesi e omicidi mirati di donne, bambini e anziani, con l'obiettivo di sopprimere la resistenza. Le politiche e le pratiche utilizzate dalle forze israeliane diffondono paura e terrore, attuate con il pretesto dell'"antiterrorismo", per esercitare il controllo e il dominio israeliano sulle popolazioni palestinesi e costringerle alla sottomissione, alla capitolazione e, naturalmente, allo sfollamento.
La nuova strategia e legislazione del regime israeliano include l'eliminazione della presenza internazionale in Palestina, e questo non si è fermato alle leggi che vietano la presenza e le operazioni dell'UNRWA. Nel settembre 2023, i visti per i membri del personale di circa 200 organizzazioni non governative internazionali sono stati congelati dal regime israeliano, e "ogni singolo membro del personale delle ONG internazionali è rimasto senza visto di lavoro e senza possibilità di richiederne uno".
Da allora il regime israeliano ha approvato un'altra legge per negare la registrazione e i visti di lavoro alle organizzazioni internazionali, obbligandole a registrarsi nuovamente e a sottoporsi a un processo di verifica. Il processo di verifica sarà guidato da un nuovo comitato con membri provenienti da diversi ministeri israeliani, tra cui il ministro della Pubblica Sicurezza Ben-Gvir, il COGAT [Coordinatore delle attività governative nei Territori, Ministero della Difesa], lo Shin Bet, la polizia e altri. Il comitato potrà rifiutare la registrazione e i visti alle organizzazioni se queste "delegittimano Israele", "agiscono contro gli interessi dello Stato di Israele" o mettono in pericolo la "sicurezza nazionale" israeliana.
Il divieto di presenza internazionale aggraverà ulteriormente l'ambiente coercitivo impedendo alle ONG internazionali di svolgere progetti e servizi essenziali, che sono diventati particolarmente cruciali con il regime israeliano che tenta di imporre nuovi fatti sul terreno in Cisgiordania. Inoltre, la nuova legge, i regolamenti e il comitato servono anche a mettere a tacere le organizzazioni internazionali e a diminuire la responsabilità internazionale di fornire ai palestinesi la protezione internazionale che è loro dovuta.
Tenendo conto di tutto quanto sopra, il regime israeliano sta stabilendo un nuovo status quo in Cisgiordania. Attraverso invasioni e incursioni che includono distruzioni estese e uccisioni e omicidi volontari, la reimpostazione e la creazione di basi/infrastrutture militari permanenti, l'aumento del numero di posti di blocco e la grave limitazione della circolazione e dell'accesso dei palestinesi, nonché la confisca e la colonizzazione di vaste aree di terra, il regime israeliano sta rafforzando la sua presenza diretta. Tale presenza accelererà il pieno dominio coloniale israeliano, compresa l'eliminazione del ruolo politico dell'Autorità Palestinese in Cisgiordania.
Per oltre 76 anni, il regime israeliano ha perseguito incessantemente l'obiettivo finale del suo progetto coloniale: controllare la massima quantità di terra con il minimo numero di palestinesi. Mentre attuava un genocidio nella Striscia di Gaza, il regime israeliano ha contemporaneamente riformulato e ulteriormente rafforzato il suo dominio coloniale con lo scopo di ristabilire una presenza israeliana permanente in Cisgiordania. Queste leggi, politiche e pratiche mirano a smantellare i campi profughi palestinesi, sradicare la resistenza palestinese ed espandere la sua impresa coloniale. Mentre il regime israeliano replica in Cisgiordania i metodi del genocidio nella Striscia di Gaza, il suo continuo dominio coloniale e la pulizia etnica rimangono pilastri fondamentali.
Il 25 gennaio, gli esperti delle Nazioni Unite hanno dichiarato: "La lunga impunità concessa a Israele sta consentendo la de-palestinizzazione del territorio occupato, lasciando i palestinesi in balia delle forze che perseguono la loro eliminazione come gruppo". Per porre fine ai crimini di sfollamento e trasferimento forzato, colonizzazione e apartheid, nonché al genocidio in corso, gli Stati devono adempiere ai propri obblighi e adottare misure concrete sotto forma di sanzioni politiche, economiche e militari. È chiaro che, proprio come il regime israeliano ha deliberatamente preso di mira la Striscia di Gaza e i campi profughi al suo interno, ha preso di mira anche i campi profughi in Cisgiordania. Pertanto, le misure pratiche degli Stati devono includere la garanzia di protezione internazionale assicurando la presenza e le operazioni continue delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali, in particolare l'UNRWA.
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