A differenza del messaggio palestinese, quello israeliano non è globale, ma piuttosto un grido di aiuto localizzato: tirateci fuori da Gaza.
Un combattente palestinese emerge dal tunnel e piazza un ordigno esplosivo sotto un carro armato israeliano Merkava. (Foto: fotogramma tratto da un video)
Questo non è il tipico video. L'evento in sé potrebbe essere simile a molti altri: un combattente che emerge da un tunnel, piazza una bomba sotto un carro armato israeliano Merkava e torna nel tunnel prima che avvenga una forte esplosione.
Si tratta di quella che viene definita un'operazione a distanza zero. Ma questa volta il video è diverso, perché non è stato diffuso dalle Brigate Al-Qassam né da nessun altro gruppo. Non c'è musica inquietante in sottofondo, nessun montaggio ad effetto, nessun triangolo rosso. Il motivo? Il video è stato diffuso dall'esercito israeliano stesso.
Questo solleva molte domande, tra cui perché l'esercito israeliano dovrebbe riportare il coraggio di un combattente palestinese e il successo nell'aver fatto saltare in aria l'orgoglio e la gioia dell'esercito israeliano, il Merkava.
La risposta potrebbe risiedere nel senso di disperazione dell'esercito israeliano, un esercito che sa bene di aver perso la guerra o, nella migliore delle ipotesi, di non essere in grado di ottenere la vittoria, anche dopo aver devastato Gaza e sterminato quasi il 10% della sua popolazione (tra morti, feriti e dispersi).
Questo sentimento è ormai ben noto agli israeliani, dato che i media israeliani, che inizialmente avevano propagandato l'idea della "vittoria totale", ora sono quelli che promuovono una versione della sconfitta totale di Israele.
Sulle pagine dell'israeliana Maariv, Itzhak Brik ha scritto che Israele è sull'orlo del "suicidio collettivo" e che l'esercito è stato effettivamente sconfitto da Hamas a Gaza.
"Con una classe politica e militare di questo tipo, non c'è bisogno di nemici esterni; saranno loro stessi a condurci alla rovina con la loro stupidità", ha avvertito, aggiungendo:
"Potremmo presto raggiungere un punto di non ritorno, e l'unica cosa che ci resterà da fare sarà pregare il nostro Dio di venire in nostro aiuto, e allora diventeremo tutti dei messia che pregano per un miracolo".
Brik non può più essere accusato di essere un ex soldato distaccato che sta interpretando in modo terribilmente errato la situazione sul campo. Anche chi vi si trova sul campo esprime esattamente lo stesso sentimento.
Martedì, il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha citato un soldato di fanteria israeliano che ha espresso un senso di sconforto dopo essere tornato a combattere a Gaza, affermando che "tutti sono esausti e insicuri".
Il soldato israeliano avrebbe aggiunto che non sente alcun apprezzamento per la vita dei soldati che combattono a Gaza e che sono passati dall'attacco alla difesa, sottolineando che i soldati "dubitano degli obiettivi della guerra".
Molti nell'ambiente filopalestinese, che ora rappresenta la narrativa dominante a livello globale sulla guerra, stanno celebrando il coraggio dei giovani nel video e, per estensione, il coraggio di Gaza, profondamente ferita ma ancora in lotta, anzi, vincente.
Ma c'è dell'altro. Il fatto che un carro armato appartenente alla 401ª Brigata sia stato fatto saltare in aria in questo modo, sotto lo sguardo attento dei droni israeliani, che hanno potuto solo segnalare l'evento senza poterlo modificare, ci dice qualcosa.
Ma a differenza del messaggio palestinese, quello israeliano non è globale, bensì un grido di aiuto molto localizzato: tirateci fuori da Gaza.
Se i politici israeliani, guidati dal maestro della sopravvivenza politica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ascolteranno o meno, è una questione completamente diversa.
(The Palestine Chronicle)
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