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- popoli resistenti - perù - 01-02-10 - n. 304
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
La Destra in Perù
di Sinesio López
29/01/2010
Che cosa significa essere di destra in Perù? Quale è il profilo di un conservatore peruviano? Che filosofia lo ispira? Che organizzazioni, che leader, che forze politiche integrano il campo della destra, che correnti di opinione? Ha qualche programma? Come opera?
Provo a dare alcune risposte provvisorie a questo insieme di domande.
In Perù non esistono investigazioni storiche ed empiriche che aiutino a definirla meglio. Quella peruviana è una destra diffusa, torbida, senza chiari profili. Nella destra peruviana albergano conservatori e reazionari, difensori della tradizione e dello status quo, promotori dell'autoritarismo dal pugno di ferrro, e arrivisti di ogni risma. Quando sono cattolici appartengono all'Opus Dei o al Sodalitium e, per questo, sono fondamentalisti poiché fondono la religione con la politica.
Sono endogamici: studiano nelle stesse scuole, appartengono agli stessi club esclusivi, si divertono nelle stesse spiagge alla moda, leggono gli stessi best sellers e naturalmente del loro romanziere favorito Vargas Llosa.
Sono liberisti e adorano il liberalismo economico, più che liberali. Amano la comodità del reddito ed odiano lo sforzo industriale. Sono ispanisti, anglofili o pro yankee e, per quello, esclusori e razzisti. Cercano l'unanimità e respingono il pluralismo. Li muove la paura che gli altri possano superarli (gli indios, i cholos, gli amazzonici). Preferiscono l'ordine al cambiamento e alla libertà. Sono elitari e stanno contro ogni partecipazione delle masse.
I loro intellettuali si ispirano al pensiero reazionario di Louis di Bonald, Joseph di Maistre, Edmund Burke, Lammenais, Donoso Cortés, Carl Schmitt, Bartolomé Herrera, Riva Agüero. La destra peruviana istruita di oggi, tuttavia, non ha mai raggiunto i livelli della generazione del ‘900.
Sono solo modesti librettisti di quel vecchio pensiero reazionario, della Scuola Austriaca di economia in versione statunitense ( von Wieser, von Misses, von Hayek) chiamata Scuola di Chicago, o della Scuola di Vienna (Mach, Bühler, Gomperz, Popper).
Sono a favore della versione estrema del neoliberalismo: solo mercato e niente Stato, esportazione primaria senza industrializzazione, apertura totale al libero commercio senza protezione degli interessi nazionali, autoregolazione del mercato senza protezione della società, libero movimento di capitali senza regole, sfruttamento del lavoro senza diritti del lavoratore, qualche briciola e nessuna equa ridistribuzione.
Sono fratelli-nemici dello statalismo. Per questo motivo amano ed odiano a Chávez.
Credono ingenuamente ( o in malafede?) che lo statalismo sia la sola alternativa al loro pensiero unico conservatore. Sono monotoni e monocromatici. Sono inabili a pensare ad altri modelli di sviluppo che si collochino tra il neoliberalismo estremo e lo statalismo. Non percepiscono le sfumature che danno tono e colore alla complessa vita sociale.
La destra è integrata dai grandi poteri (gli organismi finanziari internazionali, la Confiep, i mezzi di comunicazione, le FF.AA., la chiesa cattolica conservatrice) alcuni caudillos ed i suoi ambienti (Fujimori, García), alcuni partiti, (PPC, l'Apra?) e correnti di opinione alimentate dai mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali.
Manca, tuttavia, di una leadership precisa. Non ha una rappresentazione politica definita.
Conta solo su rappresentanze sociali. È disarticolata e sommessa ad incontenibili ambizioni e ad una competenza esacerbata. Gli operatori politici, alcuni pubblicisti e giornalisti pretendono superare questo deficit. Quello che unifica la destra dispersa, tuttavia, è il nemico che deve combattere perché mette in pericolo i suoi interessi ed il suo modello neoliberale estremo: Ollanta Humala esponente ed i suoi sostenitori. Per assassinarli moralmente hanno affittato sicari mediatici, professionisti dell'insulto della bugia e della calunnia.
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