www.resistenze.org - popoli resistenti - perù - 25-05-15 - n. 545

Imperialismo messicano contro il proletariato peruviano

Diego Torres* | elcomunista.nuevaradio.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

24/05/2015

L'imperialismo non si riduce alla politica estera degli Stati Uniti d'America, è la fase superiore del capitalismo. Si tratta della fase nella quale la formazione e lo sviluppo dei monopoli, il capitale finanziario, l'esportazione di capitali, etc., diventano i fenomeni determinanti nella vita sociale, lo stesso accade nella sfera economica e nelle sue espressioni politiche, belligeranti, etc. I monopoli con sede in Messico, alleati con i loro corrispettivi negli USA e Canada, dettano la politica che tirannicamente preserva e aggrava lo sfruttamento, sia dentro come fuori dal "loro" paese, quindi ovunque i loro interessi sono presenti.

Uno di questi monopoli messicani, il Gruppo Industriale Minerario Messicano (GIMM), è sotto gli occhi dell'opinione pubblica dacché, poco tempo fa, le proteste contro un suo progetto hanno determinato la morte 5 peruviani. Il caso, l'agire del monopolio, dello Stato, dei mezzi di comunicazione e di coloro che lottano contro esso illustrano in modo cristallino ciò che è enunciato nel primo paragrafo.

Si tratta della stessa compagnia che ha assassinato nella produzione industriale 65 minatori in Pasta de Conchos, che ha sversato 40.000 metri cubi di sostanze tossiche nel Fiume Sonora, che promuove la repressione contro la lotta sindacale in Messico e paga gruppi del narcotraffico per la sua protezione. In Perù gli interessi di GIMM sono rappresentati dalla sua filiale Southern Cooper Company (SCC), che ha sotto il suo controllo circa 12.000 operai, operando nelle miniere di Toquepala e Cuajone e nel complesso metallurgico annesso, ottenendo profitti che superano i 5.800 milioni di dollari. Il progetto in questione si chiama Tia Maria, che con un investimento di 1.400 milioni di dollari vuole sfruttare 2 giacimenti a cielo aperto in Arequipa, a sud-est del paese.

Da quando si è annunciato il progetto nel 2009, è stato oggetto delle proteste delle comunità della regione che paventano pericoli per la disponibilità e la qualità dell'acqua nella regione, per le condizioni ambientali e di vita, etc. Nel 2012, quando sono iniziate le opere, la repressione contro le proteste è costata la vita di 3 persone; coloro che protestavano segnalavano che le opere violavano la legislazione ambientale. Facile soluzione, un anno dopo il parlamento, come espressione del potere dei monopoli, ha modificato la legislazione rispondendo alle richieste della lobby della SCC. Circa 50 giorni dopo si animarono nuove e forti proteste contro la realizzazione della terza fase del progetto. Nel contempo i sindacati dei minatori peruviani convocarono gli scioperi a cui parteciparono 70.000 operai, contro la terziarizzazione e la distruzione dei contratti collettivi.

L'economia del Perù si basa in grande parte sullo sfruttamento della ricchezza mineraria, essendo il terzo produttore di rame, zinco, argento e il settimo d'oro. Le relazioni imperialiste si incaricano che da questa ricchezza vengano estratti profitti miliardari per i finanziatori che concentrano le azioni delle miniere messicane, statunitensi, canadesi, giapponesi, etc., mentre i minatori ricevono briciole e altri settori oppressi ricevono esclusivamente danni. Lo Stato Peruviano è l'ente incaricato di garantire che queste relazioni si preservino, così come dimostra il dispiego di un migliaio di soldati, altrettanti poliziotti e la stessa repressione brutale che è costata la vita a 5 persone che protestavano contro il progetto. Stato e monopolio hanno deciso di posticipare "per un periodo" il progetto per "acclarare i dubbi", ossia evitare lo sciopero generale, recuperare l'iniziativa e rilanciare il progetto alla prima opportunità favorevole.

La maggior parte dei mezzi di comunicazione sia messicani, peruviani e internazionali (come CNN) nel trattare la notizia intercalano la visione della nostra borghesia imperialista ostacolata da "una minoranza di attivisti che si oppongono allo sviluppo e ai benefici che il progetto porterà", che "il progetto conta di tutti i permessi e adempimenti", etc. Ovviamente a proposito di "sviluppo e benefici" si omette di citare quale classe beneficerà del progetto e quale classe subirà solo condizioni di precarietà crescente.

Lo Stato nelle relazioni imperialiste, in Perù come in Messico, esprime nelle sue politiche il potere dei monopoli, sia esso di origine messicana o nordamericana. Cemex e Bimbo che dovrebbero essere espropriati in Venezuela affinché cessino uno sfruttamento di deliberato affamamento, Slim in Brasile, Gruppo Messico in Perù... l'imperialismo dei monopoli messicani non smette di esistere per esser il socio di minoranza di TLCAN. Gli operai messicani, il popolo messicano hanno come nemico diretto questa stessa miniera, questi stessi monopoli, nessun interesse comune. Al contrario dobbiamo pressarli anche qui in Messico e esprimere agli operai peruviani il nostro fervente desiderio che sconfiggano la "nostra" borghesia. Che viva la lotta del proletariato peruviano!

* Secondo Segretario del CC del Partito Comunista del Messico (PCM)


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