www.resistenze.org - popoli resistenti - paraguay - 09-09-08 - n. 240

da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=72300&titular=lugo-el-insoportable-
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare  
 
Lugo, l’insopportabile
 
di Modesto Emilio Guerrero* - Pagina 12
 
07/09/2008
 
La pronta denuncia fatta dal presidente paraguayano, Fernando Lugo, circa una documentata riunione cospirativa, mette a nudo una novità dei tempi che corrono. I padroni del potere vanno di fretta, non sopportano più tanto governo indipendente nell’emisfero sud.
 
Per cospirare contro il presidente Hugo Chavez hanno aspettato tre anni. Il suo mandato era cominciato il 2 marzo 1999. Poi ci hanno provato con Evo Morales, il cui governo è iniziato il 26 Gennaio 2006, ma hanno aspettato dieci mesi. L’ecuadoriano Rafael Correa, che aveva iniziato il suo mandato il 15 marxo 2007, ha dovuto aspettare nove mesi per accorgersi del primo tentativo di cospirazione contro il suo governo.
 
Tre anni, dieci mesi, nove mesi. Al sacerdote terzomondista Fernando Lugo, presidente popolare del Paraguay, i suoi nemici hanno dato appena tre settimane.
 
Non si tratta solo di cospirazioni militari. Non è così semplice. Si tratta di un complesso dinamico e calcolato in cui le azioni militari fanno parte di un menù che comprende sinuose manovre diplomatiche, pressioni finanziarie, offerte di investimenti, patti semisegreti di TLC e tutto ciò che possa condurre a una riorganizzazione del potere emisferico. Questo è il caso di Lucio Gutierrez, degli indebolimenti governativi come quello provocato in Argentina e tentato in Nicaragua, o le sconfitte elettorali di stile nicaraguense del 1989.
 
Henry Kissinger, che di cospirazioni se ne intende, le definisce “una strategia di multipli effetti adeguata alla globalizzazione” (Tribuna Media Service, 11/12/07).
 
Il caso del Paragauy svela il grado di fragilità come Stato-Nazione capitalista, il prototipo del protagonista mafioso piazzato nelle strutture politiche, militari e sociali del paese e la dimensione dell’impunità, che dà la forza di sfidare il nuovo governo fin dal suo primo giorno.
 
Approfittano dell’assenza di un potente movimento sociale e politico organizzato che difenda Lugo. Nel 1995, quando ho intervistato Lino Oviedo a Montevideo, ho capito bene questa dimensione dal contenuto della risposta seguente: “E’ che nel nostro paese le cose stanno in modo tale che non si muove nulla senza che noi non lo sappiamo”. Frase rivelatrice, che comunque non ha impedito il cambiamento che comincia con Fernando Lugo. Ora, infatti, si tratta di destabilizzarlo.
 
In Venezuela hanno dovuto aspettare che Chavez parlasse delle “leggi di approfondimento della rivoluzione”, nel settembre del 2001, che facevano fare passi avanti nel diritto sociale alla terra, il recupero del petrolio, Pdvsa e altre cose per loro molto brutte. In quei tre anni iniziali l’obiettivo era comprarlo, corromperlo. Ricordo la riveltarice dichiarazione di Pedro Carmona in una intervista che gli feci nel giugno 1999, prima di diventare “Pedro il Breve”: “Quest’uomo faccia pure quello che vuole con la sua Costituzione bolivariana e i suoi discorsi incendiari, purchè non tocchi il petrolio”. Questo senso del potere di classe ha condotto al golpe del 11 aprile 2002.
 
Con Evo, la situazione che ha portato alla prima cospirazione del novembre 2006, era cominciata sei mesi prima, lo stesso primo maggio in cui nazionalizzò gli idrocaburi. Non fu soltanto la risposta delle multinazionali colpite, cominciando da Petroras, ma lo spavento che si presero i capi di Santa Cruz e delle altre provicnie ricche di gas del sud: capirono che erano sul punto di perdere il controllo su quelle ricchezze. Cinque mesi dopo erano già riuniti con agenti dell’ambasciata statunitense, cercando alleati nelle forze armate, la Chiesa, e l’appoggio tecnico di Usaid, NED e CIA.
 
A Correa il tranello l’ha avviato l’opposizione parlamentare, che gli ha fatto cadere quattro ministri il primo anno. E' poi cresciuto con la decisione presidenziale di eliminare la base di Manta nel 2009 e per la sua volontà di essere un “socialista del XXI secolo”, come Chavez. Dopo l’aggressione territoriale di Uribe si è capito che il suo apparato di intelligence era “infestato dalla CIA, ed aveva fornito informazioni segrete a ufficiali colombiani contribuendo all’attacco militare...” (Jacob Hornberger, Aporrea, 24/04/08)
 
La spaventosa memoria dei più di trecento golpe del XX secolo latinoamericano, ci fa rivivere il motto azzeccato secondo cui “la storia non sopporta il vuoto, o si avanza o si retrocede.”
 
*Modesto Emilio Guerrero è uno scrittore e giornalista venezuelano, autore di vari libri, l’ultimo è la biografia “Chi ha inventato Chavez?”.