www.resistenze.org - popoli resistenti - repubblica ceca - 15-01-10 - n. 302

Vero o presunto l’attacco al KSČM?
 
Intervista ad Hassan Charfo, responsabile del Dipartimento Esteri del KSCM
 
di Massimo Recchioni, www.aurorainrete.org - anticipazione di Aurora febbraio 2010
 
Hassan Charfo mi riceve nel suo modesto ufficio, una stanzetta al quarto piano del Partito Comunista, in via Politickych veznu 9, al centro di Praga, non più di 100 metri da Piazza Venceslao. Mi accoglie con grande calore ed ospitalità – non sempre usuali da queste parti – che io, qui da tanti anni, attribuisco alle sue origini arabe, di cui è Hassan è giustamente fiero, nonostante questo Paese lo abbia accolto da ben 45 anni. È nel Partito Comunista da sempre, ha vissuto dunque 25 anni prima della caduta del Muro e i 20 dopo, e dimostra di avere le idee assolutamente chiare su quelli e su questi.
 
Dal suo modesto ufficio Charfo tesse i suoi rapporti con tutto il mondo comunista, apre un file sul suo computer dove ci sono i recapiti personali di tutti, dai segretari e rappresentanti dei dipartimenti esteri dei nostri partiti comunisti a quelli cubano, vietnamita, cipriota, fino al più piccolo e sperduto. Tutti insomma. E tutti questi contatti sono stati usati, recentemente, per scatenare una campagna preventiva di difesa delle libertà di associazione politica che la legislazione ceca prevede.
 
Cosa si sta effettivamente complottando in Repubblica Ceca nei confronti del KSČM?
 
È in atto un tentativo – molto probabilmente vano oltreché ridicolo – di mettere il Partito Comunista Ceco e Moravo fuorilegge. E questo attaccandosi a vari pretesti, alcuni di essi veramente irrisori. Ad esempio, il KSČM si era da subito schierato a fianco della Russia quando essa difese le minoranze dell’Ossezia del sud che chiedevano la separazione da Tblisi.
 
Alcuni senatori hanno ravvisato in questa posizione – come a volte addirittura lo hanno ravvisato nei confronti dell’analisi marxista della società capitalistica – una forma di “istigazione alla violenza (!!), condannata dalla Costituzione e causa sufficiente a chiedere un procedimento di messa al bando. Procedimento alquanto complesso, però. L’apposita commissione senatoriale (nella fattispecie ha votato con la presenza di meno della metà dei membri) deve dare mandato al Governo di fare esplicita richiesta all’Alta Corte, equivalente della nostra Corte Costituzionale, la quale infine si deve esprimere nel merito. Nei fatti, quindi, è stato compiuto solo il primo, e più semplice, dei tre passi necessari. Bisogna ricordare che non molto tempo fa la commissione senatoriale aveva fatto analoga richiesta, per motivi diversi, all’allora governo in carica, quello di destra presieduto da Topolanek (molto noto da noi per le foto nella doccia di Villa Certosa, ndr). Ebbene, quel governo di destra reputò troppo deboli le motivazioni della commissione e decise di lasciar cadere la cosa, non facendo all’Alta Corte richiesta alcuna. Figuriamoci allora cosa potrebbe fare – almeno sulla carta – il Governo che è in carica attualmente, che è un governo tecnico che vive anche grazie al sostegno di forze diverse dalla destra. E, in effetti, ad oggi, ad oltre un mese di distanza dal voto in commissione, non esiste alcuna presa di posizione ufficiale né del Governo né di nessuno dei suoi esponenti. Probabilmente tutto si risolverà di nuovo in una bolla di sapone.
 
Perché allora tanto rumore intorno a questo caso, in Europa ed altrove molto più che in Cechia?
 
Perché, nonostante le scarse possibilità che la richiesta arrivi alla Corte, abbiamo appunto deciso di fare, e chiedere ai partiti fratelli di fare altrettanto, una massiccia campagna di solidarietà preventiva. È infatti cosa logica che, se un governo non si è ancora espresso di fronte a questo tipo di richiesta prima della solidarietà internazionale ricevuta, molto difficilmente lo farà dopo che hanno espresso il loro grido di allarme tutte le forze comuniste e socialiste cui abbiamo chiesto il nostro aiuto, in Europa soprattutto (e Rifondazione e PdCI sono stati estremamente attivi in questo). Europa dove – non bisogna dimenticarlo – esiste addirittura un Presidente della Repubblica, il cipriota Christofias, membro del Partito Comunista AKEL. Quindi certamente una voce autorevole e fondamentale nell’ambito di una campagna di questo tipo. Ci siamo rivolti a chiunque, a partire dal Partito della Sinistra Europea ma non fermandoci a questi. Ricordo, a tale proposito, cosa ci dividesse dall’allora segretario Bertinotti, che identificava la partecipazione al Partito europeo con il soddisfacimento di criteri di rappresentatività in organismi quale il Parlamento Europeo ovvero in quelli nazionali. Noi abbiamo sempre creduto, al contrario, che la logica di allargamento della nostra organizzazione dovesse muoversi in altra direzione, una logica che si basasse più sull’internazionalizzazione di classe che non sulla presenza dei salotti buoni.
 
Rispetto al presunto tentativo di “eliminarci”, c’è inoltre un’altra motivazione. Ci stiamo avvicinando alle elezioni politiche anticipate, che si svolgeranno a maggio. Non sono esclusi quindi colpi di testa – o di coda – da parte di nessuno. Neanche potrei escluderlo da parte di un Partito che teoricamente è più vicino al nostro di tanti altri, quello socialdemocratico, ma che proprio per questo potrebbe trarre benefici elettorali più cospicui di tutti gli altri da una nostra eventuale messa al bando. Da questo punto di vista in Italia dovreste essere abbastanza esperti, pare che anche da voi il voto comunista si provi ad indirizzarlo, in modi diversi, verso altri lidi. Per quanto ci riguarda, insomma, dobbiamo mantenere molto alto il livello di guardia e cercare di mettere il Partito in completa sicurezza.
 
Tutto questo ha un legame con la crisi economica che pervade il mondo occidentale?
 
Senza dubbio. Veda, purtroppo nei momenti di crisi il rischio che lo sbocco della crisi sia verso una direzione reazionaria è sempre alto. Mettere fuorilegge il Partito Comunista questo sbocco ovviamente lo faciliterebbe. Ma ci vogliono far credere che questa crisi sia dovuta a motivi contingenti, alle borse, al fallimento di alcune banche. Non è così. Il capitalismo alle crisi non potrebbe non arrivarci. Come farebbe a non farlo? Il capitalismo ha insita la contraddizione insanabile del vivere vendendo tutto ciò, anche di inutile, che produce. E quindi ha bisogno che ci siano i soldi affinché questa spirale si perpetui. Ma al contempo si basa sulla compressione dei salari nella morsa della concorrenza e della competitività. Quindi il capitalismo deve produrre a costi il più possibile contenuti, agendo quindi sui salari dei lavoratori. E privandoli quindi del potere di acquisto e della conseguente possibilità di essere ingranaggi del sistema nel quale sono inseriti. La spirale, ovviamente, si spezza. Come fa, in poche parole, un lavoratore ad essere al contempo sfruttato e motore del sistema che lo sfrutta? Un’altra riflessione. Dal tragico 1989 il popolo ceco è stato letteralmente depredato della proprietà, e quindi del controllo, dei suoi processi produttivi, con tutto quello che una situazione del genere comporta. Ora di fatto tutto il settore bancario ed assicurativo è in mano alle banche, così come i due terzi dell’industria, oltre la metà degli altri settori produttivi. Come i 3/4 delle esportazioni e il 90% delle importazioni sono al di fuori delle nostre mani e del nostro potere decisionale. È il frutto della “globalizzazione”, quindi sono multinazionali straniere, qui come altrove, a decidere soprattutto del destino dei lavoratori dei singoli Paesi. E sicuramente per questi poteri economici i proprii affari sono ben più importanti della sorti di milioni di lavoratrici e di lavoratori. È cambiato davvero tutto, dal 1989 ad oggi.
 
Il velluto della rivoluzione del 1989 si è rivelato una stoffa più dura delle attese.
 
Se disoccupazione, criminalità, insicurezza sociale, impedimento di organizzazione sindacale nei posti di lavoro, laddove non licenziamenti in tronco, senza preavviso, cacciate di massa dalle fabbriche, contratti a termine, assicurazione sanitaria privata, liberalizzazione del mercato delle case che sbatte di fatto per strada i più poveri; insomma se tutto questo può definirsi velluto in un Paese che non aveva neanche la parola “disoccupazione” sul vocabolario, me lo dica lei. Certo facemmo tanti errori, che non rifaremmo più. Ma solo rafforzando la nostra identità di classe il Partito ne uscirà ancora più forte. La gente ancora oggi, ci percepisce come i difensori degli indifesi. Non si spiegherebbe altrimenti come un partito come il nostro possa godere del 15% dei consensi. E non sono i nostalgici, ma i più deboli. I “nostalgici” erano quelli che se la passavano bene e, mi creda, son passati tutti in altri partiti, dove il vento continua a soffiare loro in poppa.
 
In Europa c’è un pericolo reazionario?
 
Eccome se c’è. Come dicevo prima, è facile uscire verso destra dai periodi di crisi. Lo si fa facendo leva sugli istinti più bassi delle persone, sulla xenofobia, omofobia, sulla paura, su diverse facce tutte dai connotati razzisti. Le parole d’ordine sulle quali movimenti neo nazisti si basano sono sempre volgari e con un retroterra culturale inesistente o vergognoso. Tutti questi pseudo-movimenti hanno un denominatore comune, l’anticomunismo. E la reazione è brava, secondo le circostanze, a cantare alla gente le canzoni che si vogliono sentir cantare e quindi a cavalcare cavalli del momento.
 
Ed è facilitata, negli ultimi anni, nell’assurda equiparazione tra comunismo e nazifascismo, mali pericolosi in maniera equidistante. È un paragone che noi, come tutti i comunisti del mondo, non possiamo che respingere indignati. La generalizzazione di episodi che riguardano il nostro passato non può neanche minimamente accostarci a chi fa della diseguaglianza sociale, della discriminazione, del razzismo e dell’eliminazione fisica i muri portanti della propria ideologia.
 
Noi, ripeto valutando in modo assai critico errori commessi nel nostro passato, manterremo la nostra Storia e la nostra identità. Per difenderci meglio da questo e da altri attacchi. Penso di poter dire che il nostro partito possa essere equiparato ad una pianta. Più la manterremo forte e la faremo crescere – e mi riferisco anche all’organizzazione del partito stesso e alla trasparenza ed alla moralità della sua vita interna – più le intemperie potranno far ben poco per distruggerla.

da http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18709
 
Il KSCM fa appello al sostegno e alla solidarietà dei comunisti e dei democratici
 
14/01/2010
 
su http://www.kscm.cz , mailto:leftnews@kscm.cz
Traduzione a cura della redazione di www.lernesto.it
 
Negli anni scorsi abbiamo assistito a tentativi ripetuti di gettare discredito sul Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSCM) per escluderlo dall’arco dei partiti parlamentari democratici. La campagna anticomunista, condotta in Repubblica Ceca, si è accentuata soprattutto nel corso degli ultimi sei mesi. Essa utilizza i media pubblici che non danno informazioni obiettive e che deformano i risultati positivi dell’attività del nostro partito. Anche il 20° anniversario della “rivoluzione di velluto” è stato utilizzato per condurre una campagna contro il KSCM.
 
La campagna anticomunista ha trovato un appoggio politico anche nella Camera Alta del Parlamento della Repubblica Ceca, vale a dire il Senato. Essa ha costituito una Commissione Temporanea per giudicare la conformità del KSCM con la Costituzione ceca. Il 30 ottobre 2008, il Senato ha approvato tale commissione con 30 voti su un totale di 81 membri, stilando un rapporto finale, sebbene tale decisione non potesse essere assunta in mancanza del quorum necessario.
 
La Commissione ha rilevato “molti indizi della violazione della Costituzione della Repubblica Ceca da parte del KSCM.”
 
Il Senato si è indirizzato al governo perché la conformità del KSCM con la Costituzione venga giudicata di fronte all’Alta Corte.
 
I membri della destra nel Senato, ma non solo, cercano di stornare l’attenzione dai problemi, dagli scandali e dalla corruzione e di eliminare la tensione sociale causata dalla crisi economica. Si tratta di una reazione all’atteggiamento dell’opinione pubblica che manifesta una forte disillusione nei confronti del capitalismo. L’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti del capitalismo inquieta ogni giorno di più la destra ceca. Il suo obiettivo, per le ragioni già menzionate, è: intimidire e scoraggiare i membri, i sostenitori e gli elettori potenziali soprattutto nel momento in cui si stanno avvicinando le elezioni per la Camera dei Deputati, che si terranno nel maggio 2010.
 
L’obiettivo della destra è ottenere, se non la messa al bando, almeno una sospensione dell’attività del Partito Comunista prima di elezioni così importanti.
 
Le trame della destra potrebbero provocare l’esclusione del KSCM dalla rappresentanza democratica e parlamentare. I socialdemocratici, che si sforzano di ottenere i voti degli elettori di sinistra, potrebbero profittare di questa situazione. Occorre prendere in considerazione il fatto che l’espulsione del KSCM priverebbe del diritto di voto una parte significativa dell’elettorato.
 
Consideriamo il comportamento di alcuni partiti politici una grave violazione dei principi democratici. Si tratta di un precedente pericoloso anche per altri paesi. Ciò può significare il ritorno alle peggiori tradizioni della storia europea.
 
Negli ultimi 20 anni, dopo il 1989, il KSCM ha dimostrato di essere un partito democratico che difende ed esprime gli interessi di una gran parte dei cittadini della Repubblica Ceca. I risultati del KSCM nelle elezioni alla Camera dei Deputati, alle elezioni europee, nelle elezioni amministrative regionali e comunali, dimostrano un forte radicamento nella società ceca, ma anche nella struttura europea. Nonostante i tentativi di discriminazione e isolamento del KSCM, questo partito politico rimane il 3° più forte partito della Repubblica Ceca.
 
Vi chiediamo, cari compagni, di usare tutti gli strumenti di cui disponete per sostenere il Partito Comunista di Boemia e Moravia e organizzare la solidarietà.
 
Mai nella sua più recente storia, il nostro partito ha avuto bisogno del vostro appoggio come nell’attuale momento e nel periodo che ci sta di fronte.
 
Crediamo che la resistenza contro la messa al bando del KSCM non rappresenti solo la lotta per l’esistenza di un Partito Comunista, ma sia parte dei nostri sforzi comuni, parte della nostra lotta per un mondo migliore e più giusto e per una vera democrazia.
 
Siamo convinti che comprenderete la nostra situazione e che potremo contare sulla vostra solidarietà.
 
Praga, 5 gennaio 2010
 
Vojtech Filip, presidente del KSCM
Jirí Mastálka, vice-presidente del KSCM
 
 

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