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- popoli resistenti - russia - 25-01-08 - n. 212
La nuova dottrina militare della Russia
Intervista al generale Majmut Gareev* a cura di Viktor Litovkin**
Lo scorso anno si è svolta a Mosca, presso il ministero della Difesa, la conferenza dell’Accademia delle Scienze Militari. Il generale Majmut Gareev, presidente dell’Accademia, ha presentato il suo rapporto, in cui ha illustrato nei dettagli le principali caratteristiche della nuova dottrina militare della Russia.
Viktor Litovkin: Quali sono le ragioni che hanno indotto lo stato maggiore russo a riflettere sulla necessità di una nuova dottrina militare? Quali le innovazioni proposte? E perché la partecipazione dell’Accademia delle Scienze Militari?
Generale Majmut Gareev: Da quando venne adottata, nell’anno 2000, la precedente dottrina militare, la situazione geopolitica e militare-politica si è modificata in maniera considerevole, insieme alle caratteristiche della minaccia alla sicurezza dello stato. Negli ultimi tempi si è definita con chiarezza la missione che compete alle forze armate e ai diversi corpi. Anche il sistema di amministrazione pubblica ha subito un’evoluzione, così come il livello di sviluppo economico del paese, il suo potenziale demografico.
Inoltre, certe disposizioni della dottrina fino ad oggi in vigore si sono dimostrate non praticabili.
Esse non rispondono allo sviluppo degli avvenimenti degli ultimi anni e, di conseguenza, non servono a rafforzare la sicurezza nazionale. Tutto ciò richiedeva una riflessione degli esperti e un quadro giuridico delle nuove ideologie della difesa.
La dottrina militare è il sistema di concezioni ufficialmente adottate da uno stato e l’insieme delle disposizioni destinate a neutralizzare le minacce e a garantire la sicurezza, a prevenire guerre e conflitti armati; la dottrina è anche un sistema di differenti concezioni della costruzione militare, della preparazione del paese, delle sue forze armate e degli altri corpi di difesa della Patria. Deve inoltre valutare gli strumenti e le risorse necessari a preparare e a condurre una lotta armata [e altre forme di lotta] per difendere il paese.
Fu nel mese di giugno 2005, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, che il presidente chiese al comando congiunto delle forze armate di preparare una nuova dottrina. Tale lavoro non si poteva realizzare nel modo corretto, se non si disponeva prima di una nuova concezione della sicurezza nazionale. Senza attendere altro tempo, i militari e i ricercatori, riunitisi su iniziativa dell’Accademia delle Scienze Militari, hanno potuto esporre le loro idee su come dovrebbe essere tale dottrina e sui temi che dovrebbe trattare.
Negli anni 20 dello scorso secolo, furono il paese intero e l’esercito a dibattere sulla dottrina della giovane repubblica dei Soviet e sul programma di riforma militare proposti da Mikhail Frunze. La dottrina risultò comprensibile, non solo ai dirigenti della repubblica e delle forze armate, ma anche ai semplici soldati e cittadini. Perché non procedere allo stesso modo anche oggi?
Ritengo che la dottrina militare rappresenti, in ultima analisi, una dichiarazione in merito alla politica statale nel campo della difesa, e che debba essere fatta conoscere a tutta la nazione e al mondo intero. Noi non abbiamo niente da nascondere, non complottiamo contro nessuno.
Viktor Litovkin: Quali sono le questioni essenziali affrontate in questa nuova dottrina militare o, per dirla in altre parole, quali sono gli elementi prioritari della nuova strategia?
Generale Majmut Gareev: Dobbiamo trovare una risposta precisa alla seguente domanda: qual è il tipo di minaccia che incombe sulla Russia oggi e quali sono le misure da adottare per assicurare la difesa?
In seguito, si dovrà definire il tipo di organizzazione militare indispensabile allo stato per neutralizzare queste potenziali minacce e respingerle, se fosse necessario. Occorrerà, tra l’altro, indicare i possibili strumenti del ricorso alle forze armate e agli altri corpi della difesa. Come pure il tipo di guerra e di conflitto armato che [il nemico] potrebbe imporci nell’epoca presa in esame, nel periodo fino al 2015.
Da tutto ciò deriva l’orientamento della preparazione e della formazione militare. E, soprattutto, dobbiamo sapere come preparare il paese su scala generale, e, prima di tutto, in funzione di una pianificazione economica, militare-industriale e politico-morale.
Nel far questo, occorrerà essere attenti a non politicizzare fino all’estremo e a non ideologizzare le questioni esaminate e a concentrare l’attenzione sul lavoro pratico in vista del rafforzamento delle capacità di difesa della Russia.
I fattori ecologici ed energetici costituiranno, nei prossimi dieci-quindici anni, le principali cause dei conflitti politici e militari.
Certi stati di sforzeranno di controllare e accaparrarsi le risorse naturali e le ricchezze energetiche, come è successo in Iraq, e la gente non avrà altra scelta che morire o resistere.
In considerazione di questi fattori, la comunità mondiale si troverà, prima o poi, a doversi confrontare con la necessità di limitare, almeno in una certa misura, di regolamentare e di trasformare qualitativamente il volume e il carattere della produzione.
E se l’ONU, i governi dei principali paesi, i principali gruppi transnazionali e gli altri organismi internazionali non troveranno gli strumenti e i metodi per coordinare e regolare la produzione e il consumo, la sopravvivenza di numerosi popoli potrebbe essere messa seriamente in discussione.
La lotta per le risorse naturali raggiungerà il parossismo, generando uno scontro politico ed economico. Non è neanche da escludere, in questo ambito, la possibilità di uno scontro nucleare.
L’immensa differenza esistente tra coloro che conducono un’ “esistenza nel lusso” e gli altri popoli, crea un terreno propizio al terrorismo e a una guerra di “tutti contro tutti”.
E’ una delle possibili minacce alla nostra sicurezza. Anche se non è completamente corretto ridurre le cause del terrorismo solo alla povertà. Perché nella Repubblica Popolare di Corea e a Cuba, che sono paesi poveri, il terrorismo è inesistente. E gli attentati del settembre 2001 negli Stati Uniti sono stati compiuti da gente che non si può includere, neppure lontanamente, tra i più poveri. In generale, problemi come questi non possono essere semplificati.
In ogni modo, il carattere delle minacce dipenderà molto dalla struttura politica del mondo. E’ molto evidente, sempre più evidente, che la responsabilità della “leadership” che hanno assunto gli Stati Uniti diventa sempre più gravosa da sopportare, anche per una potenza così forte. E appelli a condividere e a ripartire questa responsabilità con le altre grandi potenze si levano ormai non più solamente dal Partito Democratico di questo paese.
La realtà emerge brutalmente, e il pragmatismo costringe persino i congressisti più recalcitranti e ostinati a riflettere su ciò che sia preferibile fare: avere la Russia come partner o piuttosto come avversario che occorrerà neutralizzare.
Anche un’altra realtà appare in modo evidente: è impossibile, nel mondo di oggi, affrontare una qualunque questione importante senza tener conto della Russia. E noi non abbiamo bisogno di uno scontro né con gli Stati Uniti, né con l’Occidente né a maggior ragione con l’Oriente.
Si può affermare con nettezza che non esiste praticamente un’alternativa alla scelta di un mondo multipolare, con l’individuazione dei principali centri di influenza (Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, India). Ma, essendo questo il rapporto di forze che si viene affermando nel mondo, la scelta più razionale che la Russia può fare è, appoggiandosi all’ONU, quella di cooperare con la NATO, con l’OSCE, con l’Unione Europea, la Cina, l’India e altri paesi interessati a intervenire con motivazione nell’arena internazionale, allo scopo di mettere fine alla politica dello scontro, e cercare di ottenere, nei limiti del possibile, norme di diritto internazionale, che proibiscano gli atti di sabotaggio contro altri paesi. Se si riuscisse a conservare un mondo multipolare, la lotta per sanare radicalmente le relazioni internazionali potrebbe contare sull’appoggio di numerosi paesi e settori sociali interessati a ciò.
L’analisi delle tendenze dello sviluppo della situazione internazionale dimostra che la politica seguita dagli USA condurrà inevitabilmente ad uno scontro con una parte importante del mondo. E che si stanno oggettivamente manifestando le condizioni perché la Russia intervenga in qualità di arbitro geopolitico.
E’ indispensabile mantenere una certa prudenza nel definire gli interessi nazionali, allo scopo di non trovarsi a difendere solo gli interessi realmente vitali. Gli interessi nazionali non possono essere minimizzati, se non si vuole limitare le potenzialità di sviluppo economico e la realizzazione di fattori geopolitici. Ciononostante, come ha dimostrato l’esperienza del dopoguerra, l’eccessivo massimalismo ed anche la mancanza di realismo nella caratterizzazione degli interessi nazionali e degli obiettivi proclamati, la volontà di realizzarli inesorabilmente, costi quel che costi, generano una politica estera e una dottrina militare fondate sullo scontro, capaci di provocare la rovina economica e la sconfitta totale degli obiettivi nazionali perseguiti in modo sbagliato. Non possiamo permettere ciò.
Viktor Litovkin: Quali sono le minacce per la sicurezza della Russia e, di conseguenza, gli obiettivi delle forze armate?
Generale Majmut Gareev: E’ una delle domande più complicate, a cui vengono date molte risposte. Due gli approcci.
Il primo, adottato dalla dottrina attualmente in vigore, si concentra esclusivamente sulle minacce militari e sulla possibilità di neutralizzarle con strumenti militari.
Il secondo si basa sulle trasformazioni politico-militari nel mondo e prende in seria considerazione un’ampia gamma di minacce tanto militari quanto non militari: politico-diplomatiche, economiche, dell’informazione, ad esempio. “L’esperienza” della disintegrazione dell’Unione Sovietica, della Jugoslavia, le “rivoluzioni colorate” in Georgia, Ucraina, Kirghiztan e in altre regioni del mondo sono lì a ricordarci e a convincerci che le principali minacce si realizzano e si eseguono non attraverso mezzi militari, bensì mediante operazioni di intelligence, l’azione segreta [ingerenza che riceve il nome di “colpo morbido”].
Possiamo dunque trarre la seguente conclusione: è impossibile separare le minacce militari da quelle non militari, è opportuno esaminarle nel loro insieme organico. Le contraddizioni socio-politiche, economiche, territoriali, religiose, etnico-nazionali ed altre tra le differenti regioni e stati, costituiscono le principali fonti e cause della possibile complicazione della situazione militare-politica del nostro paese.
Per noi, le diverse minacce si riassumono nelle seguenti principali categorie:
In primo luogo, la politica e gli sforzi di certe forze internazionali che attentano contro la sovranità della Russia, i loro tentativi di recare danno ai nostri interessi economici. Le differenti forme di pressione politica mediante la manipolazione dei grandi mezzi informativi, le azioni di sabotaggio, come si è visto nel caso dell’Ucraina, della Georgia, del Kirghizstan e di altri paesi.
Le rivendicazioni territoriali su quasi tutte le nostre frontiere.
La minaccia per la sicurezza energetica è per noi particolarmente pesante. I principali dirigenti della NATO sono ora disposti a considerare come una forma di aggressione anche un semplice aumento del prezzo del petrolio.
Di qui deriva l’importanza e il carattere di missione della difesa: prevenire, localizzare e neutralizzare questo tipo di minaccia messa in atto con strumenti politico-diplomatici, economici, dell’informazione e con altri mezzi non militari.
In secondo luogo, l’uso dell’arma nucleare contro la Russia e la proliferazione di armi di distruzione di massa costituiscono una minaccia nei nostri confronti.
Praticamente tutte le armi nucleari di tutti i principali paesi che le possiedono, sono tenute puntate contro la Russia. Che noi lo vogliamo ammettere oppure no, questa è la verità. In questo modo la missione della difesa mediante la dissuasione nucleare strategica di fronte ad una possibile aggressione, assume maggiore importanza oggi che nel passato.
In terzo luogo, continuano le minacce militari che ricadono sulla Russia, esiste un rischio di conflitto armato e, in certe circostanze, dello scoppio di una guerra di più vaste proporzioni. Le grandi potenze vogliono naturalmente agire e ottenere un vantaggio qualitativo per conseguire la supremazia militare-tecnologica, poderosi dispositivi di forza, alcuni dei quali già dislocati alle porte della Russia, per destabilizzare in maniera considerevole l’equilibrio militare.
Non possiamo continuare ad ignorare il fatto che la NATO estenda la sfera delle attività e che si proponga di operare su scala globale.
In quanto alle minacce interne, le più pericolose sono rappresentate dal terrorismo e dal separatismo, sono generalmente attizzate dall’esterno e il loro obiettivo è infrangere l’unità e la sovranità territoriale della Russia.
Partendo da ciò, la dottrina militare deve sapere di fatto, che le forze armate e gli altri corpi devono, in primo luogo, essere preparati a compiere missioni di combattimento nei conflitti armati locali, nelle operazioni antiterroristiche, essere pronti alla mobilitazione per svolgere compiti di guerra regionale di grande rilevanza.
D’altro canto, nella misura in cui i grandi paesi del mondo (compresi Russia, Cina, USA e NATO) sono bersaglio di minacce comuni che è possibile neutralizzare unicamente attraverso sforzi comuni e coordinati, la dottrina militare russa dovrà elaborare un dispositivo per coniugare e concertare le dottrine dei differenti paesi, nel campo della lotta antiterrorista.
Le minacce di carattere internazionale esigono la creazione di meccanismi transnazionali per bloccarle. E’ anche possibile ripartire le zone di responsabilità tra la NATO e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva.
Viktor Litovkin: Che succede con la dottrina attualmente in vigore, secondo la quale la Russia potrebbe essere la prima a ricorrere all’arma nucleare?
Generale Majmut Gareev: Le guerre del futuro faranno uso principalmente di armi convenzionali, soprattutto di armi di alta precisione, ma la minaccia del ricorso all’arma nucleare sarà permanente.
Per la Russia, in considerazione del rapporto di forze ad essa sfavorevole in tutti gli scacchieri strategici, l’arma nucleare costituisce l’arma capitale, il mezzo più sicuro di dissuasione strategica di un’aggressione esterna e il mezzo più sicuro per garantire la propria sicurezza.
In presenza di questa nuova forma di minaccia, non si può certo far affidamento unicamente sull’arma nucleare. L’idea, secondo la quale “fino a che esisterà l’arma nucleare, sarà garantita la sicurezza della Russia” non corrisponde per nulla alla nuova realtà.
L’Unione Sovietica possedeva l’arma nucleare, ma, mentre l’arma nucleare è sopravvissuta, lo stato federale è scomparso.
Inoltre, questa arma non può essere impiegata in tutte le circostanze; è impossibile usare questa arma, ad esempio, in Cecenia o per neutralizzare le minacce economiche, della propaganda informativa e ogni tipo di sabotaggio.
E’ necessario anche tener conto del fatto che, in conseguenza della riduzione delle nostre capacità spaziali, il nostro sistema di allarme contro gli attacchi di missili nemici, come pure la nostra capacità strategica di contrattacco nucleare, in relazione alla creazione di una difesa ABM, è andato incontro a sempre maggiori complicazioni e problemi. Effettuare un’intercettazione e anche una risposta sufficientemente efficace contro un avversario potenziale, richiede ogni giorno più sforzi. Per tale ragione dobbiamo conservare e rafforzare il potenziale nucleare.
Allo stesso tempo, la dottrina militare deve obbligatoriamente prestare attenzione allo sviluppo delle forze armate in generale, aeree, navali o terrestri. Data l’immensità del territorio russo e il possibile emergere nel futuro di avversari potenziali ad est e a sud, la nostra struttura militare terrestre non deve dimenticarsi dei dispositivi delle forze militari nel loro insieme e mantenerli sufficientemente forti.
La nuova dottrina militare dà importanza alla trasformazione delle forze armate, alla creazione di un sistema unificato di difesa aerospaziale, alla realizzazione di azioni militari con o senza contatto, al lancio di contrattacchi attivi di avvertimento, e per quanto riguarda le altre questioni importanti della costruzione militare, soprattutto alla creazione di grandi e piccole unità miste composte da professionisti e coscritti, cosa su cui non possiamo dilungarci in questa breve intervista.
In conclusione, la nuova dottrina militare assumerà un carattere difensivo attivo. Sarà adottata e confermata dal presidente del paese, come prevede la Costituzione. Ma perché essa si concretizzi e prenda vita, non dovrà solamente esprimere le posizioni ufficiali adottate, ma ottenere l’appoggio degli amministratori e dei funzionari dell’esercito, della società civile nel suo insieme, non dovrà dividere ma al contrario unire le differenti forze del popolo che non sono indifferenti al futuro del paese.
*Majmut Gareev è generale dell’Esercito e presidente dell’Accademia di Scienze Militari
**Viktor Litovkin e giornalista e commentatore russo, esperto di questioni militari
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare