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- popoli resistenti - saharawi - 04-01-13 - n. 435
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Sahara, la memoria contro l'oblio
Gonzalo Fernández Ortiz de Zárate *
30/12/2012
Il 10 dicembre, giornata internazionale dei diritti umani, l'Istituto Hegoa dell'UPV/EHU ed Euskal Fondoa hanno presentato a Donostia-San Sebastián, l'Oasi della Memoria. Si tratta di una relazione che include il lavoro di più di anno e mezzo di raccolta di dati e di prove sulla sistematica violenza esercitata dal Regno del Marocco contro il popolo saharawi durante quasi quattro decenni.
Il valore del documento risiede in tre aspetti fondamentali: il primo è il periodo oggetto della relazione che inizia dal bombardamento di Um Dreiga nel 1976 - che obbligò la popolazione fuggita al deserto a introdursi definitivamente in Algeria - ed arriva fino al bombardamento di Gdem Izik, nel novembre 2010. E' quindi un percorso storico completo, qualcosa che non si era fatto mai fino ad oggi.
Il secondo aspetto da sottolineare è la quantità e la qualità delle prove ottenute - più di 260 -, tanto negli accampamenti in Algeria come nelle complesse condizioni del Sahara Occidentale occupato. Questo alto numero permette di constatare i diversi tipi di violazione dei diritti umani perpetrati dal Marocco. Così, nella relazione si denunciano bombardamenti, assassini, torture, violenze sessuali, rapine, spostamenti forzati, detenzioni arbitrarie, etc.
In questo senso si esplicita la volontà del Marocco di esercitare la maggiore violenza possibile sulle donne e uomini saharawi, con lo scopo di soffocare i legittimi diritti di giustizia e autodeterminazione. Inoltre si esplicita che questa strategia, benché variasse nel tempo, è ancora valida anche dopo il cessate il fuoco del 1991.
Infine, il terzo aspetto significativo è che l'Oasi della Memoria è elaborata secondo gli standard internazionali di questo tipo di documenti, e pertanto può e deve essere utilizzata come strumento politico e giuridico per denunciare quello che si sapeva già, ma non si era sistematizzato, come anche per mettere questo conflitto dimenticato al centro dell'agenda internazionale, togliendolo dall'oblio in cui si trova oggi.
Se questo documento ha un gran valore è precisamente quello di riconoscere che il conflitto tra Marocco e Sahara è uno dei processi di decolonizzazione non risolti - come quello palestinese, per esempio -. A sua volta, l'Oasi della Memoria dimostra l'uso sistematico della violenza con la totale impunità e sulla base di enormi sproporzioni di potere tra i perpetranti e le vittime.
Così, i paesi e gli Stati che permettono quelle impunità, così come quelli che non si assumono le loro responsabilità storiche, dovranno fare i conti con i dati e le prove presentate nel rapporto.
Che cosa dirà il Regno di Spagna, constatando la violenza esercitata dal Marocco contro una popolazione che abbandonò al suo destino 37 anni fa, dinanzi a un forte paese assetato delle risorse naturali saharawi? Non dovrebbe assumersi la propria responsabilità come forza colonizzatrice iniziale ed offrire una soluzione democratica alle legittimi aspirazioni saharawi?
Cosa diranno Francia e Stati Uniti, alleati storici del Marocco, davanti alle evidenze presentate dalla relazione che per esempio pone la popolazione scomparsa al livello più alto rispetto a qualunque altro conflitto - sopra il 2 per 1.000 -, o al fatto che ha provato forme nuove di orrore, come per esempio i detenuti scomparsi da più di 15 anni? Che cosa dirà la comunità internazionale, in generale, davanti all'immagine riflessa da questa relazione?
È il momento per una soluzione democratica. È il momento di un impegno deciso della comunità internazionale nella risoluzione del conflitto. È il momento di un riconoscimento del dolore inflitto. È il momento della verità, della giustizia e della riparazione. È tempo, anche, della dignità delle vittime. Ed è tempo, soprattutto, della dignità di un popolo che lotta e non si inginocchia mai. Autodeterminazione del Sahara, ora!
* Gonzalo Fernández Ortiz di Zárate è membro di Mesa Internacionalista de Alternatiba
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