www.resistenze.org - popoli resistenti - saharawi - 14-05-14 - n. 498

La necessaria e giusta indipendenza del Sahara Occidentale

Le cause giuste sono invincibili e il destino degli oppressori dei popoli è la sconfitta

Ernesto Gómez Abascal | rebelion.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

12/05/2014

Questo mese si compiono i 41 anni dall'inizio della lotta del Fronte Polisario contro l'occupazione illegale del suo territorio da parte della monarchia marocchina.

Malgrado la lotta del popolo saharawi inizi molto tempo prima, fu nel maggio del 1973 che si costituì il Fronte Polisario e iniziò la lotta organizzata per ottenere l'indipendenza nazionale.

Il colonialismo spagnolo, dopo essere stato sconfitto a Cuba nel 1898, aveva occupato quel territorio - conosciuto come Saguia el-Hamra [Canale rosso] e Río de Oro - quasi completamente desertico del nordest africano, con una popolazione scarsa e fondamentalmente nomade, ma molto ricco di fosfati e con appetibili banchi pescosi di fronte alle sue coste, entro le sue acque territoriali.

La Spagna, secondo il giudizio della Commissione Onu per la decolonizzazione, doveva avviare, all'inizio degli anni settanta, il processo di autodeterminazione con la popolazione del territorio, per mettere fine alla sua condizione coloniale, ma interessi politici reazionari fecero si che lo consegnasse, per la sua maggior parte, all'ambiziosa ed espansionista monarchia marocchina e una porzione meridionale al governo della Mauritania, il quale, dopo poco tempo avrebbe rinunciato a causa della sua incapacità di resistere alla guerra che gli facevano i saharawi. Il Marocco rimase con tutto il territorio e, con la promozione di una campagna demagogica che chiamò la "marcia verde", lanciò decine di migliaia dei suoi cittadini a colonizzarlo.

Il processo di autodeterminazione è continuato fino ai nostri giorni, in attesa dell'esecuzione delle decisioni dell'Onu e mentre i successivi governi della Spagna, legati agli interessi economici marocchini, e quelli degli altri paesi della Nato, specialmente la Francia, lungi dall'agire per portare a termine questo processo hanno messo in campo ogni tipo di ostacolo. Una buona parte del popolo saharawi viene mantenuto nella condizione di rifugiato in accampamenti sul territorio algerino, vivendo in condizioni subumane o in una striscia di territorio liberato dietro un immenso muro militarizzato costruito dagli occupanti e colmo di mine e di ogni tipo di esplosivi.

La monarchia marocchina, come i sionisti di "Israele", non occupa solo illegalmente il territorio altrui, ma ha tentato di espandersi e prendere porzioni di territorio algerino e mauritano. Quasi riuscita ad ottenere l'indipendenza dalla Francia dopo anni di sanguinose lotte, l'Algeria dovette affrontare nel 1962 i tentativi marocchini di impadronirsi di una parte del suo territorio. In quell'occasione, un reggimento di carri armati cubani fu inviato in aiuto dei fratelli algerini per respingere l'aggressione illegale.

Prima dell'occupazione marocchina del Sahara Occidentale, una delegazione dell'Onu percorse il territorio ed ebbe colloqui coi suoi abitanti, come con le autorità dei paesi confinanti, potendo constatare, come affermò nella sua relazione, che il popolo saharawi si pronunciava chiaramente per la completa indipendenza e non per l'annessione a qualcuno dei suoi vicini.

Tuttavia, il Marocco lo invase illegalmente e obbligò, col ferro e il fuoco, una buona parte della popolazione a rifugiarsi nel deserto e nella regione confinante dell'Algeria, senza offrire loro altra possibilità che dare inizio alla lotta per la liberazione nazionale.

Visitai il Sahara ed ebbi un colloquio coi dirigenti del Fronte Polisario nel maggio del 1977, al momento di massima intensità della lotta che essi combattevano in condizioni molto sfavorevoli, dato l'ampio sostegno accordato alla monarchia marocchina da alcune potenze occidentali, in particolare dalla Francia. Potei confermare personalmente la volontà di questo popolo eroico e la sua ferma determinazione, che si è mantenuta fino ai nostri giorni, di ottenere l'indipendenza.

Come è accaduto con l'occupazione illegale della Palestina, anche in questo caso le potenze occidentali praticano una doppia morale. Le autorità di Rabat compiono ogni tipo di violazione, reprimono e massacrano il patriottico popolo saharawi, trattengono centinaia di imprigionati in condizioni disumane, torturano e fanno sparire i suoi cittadini. Ma non vengono portati davanti ai tribunali internazionali e nemmeno alle Commissioni per i Diritti umani. Né il Marocco appare nelle famose e ipocrite liste che pubblica il Dipartimento di Stato. Tutto il contrario, riceve dai suoi alleati e dai suoi padroni aiuti di ogni tipo, compresi gli armamenti moderni. Ovviamente, la "grande stampa occidentale" sorvola su quanto succede nel Sahara Occidentale.

In buona misura, è da quelle parti che cominciò, nel novembre 2010, la cosiddetta "primavera araba", quando le manifestazioni popolari iniziarono o furono promosse in altri paesi della regione. Nella grande tendopoli Gdeim Izik, alla periferia della città di El Ayun, migliaia di saharawi che chiedevano libertà e indipendenza, inclusi donne, anziani e bambini, furono attaccati selvaggiamente dai militari e dalle forze di sicurezza marocchine che incendiarono l'accampamento, con un computo di morti, feriti e dispersi al momento sconosciuto.

La repressione contro la volontà indipendentista del popolo saharawi è permanente. La grande stampa tace e il governo di Spagna, responsabile davanti all'Onu del compimento del processo di autodeterminazione, si volta dall'altra parte. Gli ipocriti delle potenze occidentali e i loro media sono molto occupati a osservare e inventare quanto dicono stia avvenendo in Siria, Venezuela, Cuba o in altri paesi che non gli sono subordinati. Nel Sahara e in Palestina, "tutto va normalmente", grazie all'appoggio che essi offrono ai governanti lacchè che servono i loro interessi in quei paesi.

La coalizione reazionaria del Consiglio di cooperazione del Golfo ha parlato della possibilità di premiare la monarchia di Rabat ammettendola fra i suoi membri, nonostante sia a centinaia di chilometri della regione. Ebbene, potrebbero fare lo stesso con l'entità sionista. In realtà, tutti lavorano per gli stessi obiettivi e si sottomettono agli ordini dell'impero e della Nato.

E' tempo di alzarci al fianco del popolo fratello saharawi, perché le cause giuste sono invincibili e il destino degli oppressori dei popoli è la sconfitta.


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