www.resistenze.org - popoli resistenti - saharawi - 13-07-15 - n. 552

Il saccheggio delle risorse naturali del Sahara Occidentale

Fito Alvarez Tombo | farodevigo.es poemariosaharalibre.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/07/2015

Il Sahara Occidentale è un territorio ricco di risorse naturali, possiede una delle più grandi miniere di fosfati al mondo oltre a vaste zone di pesca, riserve di petrolio, gas, ferro, rame e uranio. Queste risorse sono saccheggiate e sfruttate sistematicamente e illegalmente dal Marocco, a partire dal fatto che i benefici ottenuti esportando le stesse, non tornano a vantaggio del popolo saharawi.

Questo fatto viola numerose leggi internazionali, le stesse Nazioni Unite hanno emesso numerose risoluzioni che definiscono queste attività come illecite, svolte con la complicità della comunità internazionale, permettendo al Marocco di arricchirsi mentre migliaia di saharawi sono disoccupati, in esilio o vivono in campi profughi dipendenti dagli aiuti umanitari.

La vendita dei fosfati saharawi rappresenta per il Marocco una delle sue principali fonti di reddito. Dei 2.000 lavoratori della miniera di Fos Bucraa nel Sahara Occidentale, solo il 10% sono saharawi, vittime di una situazione discriminatoria delle condizioni salariali e lavorative.

Il Sahara occidentale ha una linea costiera di 1.500 km di lunghezza e una zona di pesca di 150.000 chilometri quadrati, con oltre 200 specie di pesci e 60 tipi di crostacei e molluschi. Gli accordi tra il Marocco e l'Unione Europea consentono che queste acque vengano sfruttate da flotte straniere, sostenendo in tal modo l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale. Il numero di saharawi occupati nel settore della pesca e nei principali porti (Dakhla e El Aaium) è una minoranza, poiché le licenze di pesca rilasciate dal governo marocchino sono quasi interamente destinate alle aziende marocchine oppure a i coloni.

Per quanto riguarda il petrolio, il Marocco ignora nuovamente le Nazioni Unite e viola il diritto internazionale concedendo le licenze di sfruttamento sia in alto mare, che a terra, a società come Kosmos Energy (registrata nelle Bermuda), San Leon Morocco Ltd (Irlanda), Longreach Oil and Gas Ventures (Regno Unito) e la compagnia di stato marocchina ONHYM. Il consulente per gli Affari Giuridici dell'ONU, il Sig. Hans Corell afferma che "la realizzazione di attività di sfruttamento che vanno contro gli interessi e i desideri del popolo Saharawi costituiscono una violazione dei principi di diritto internazionale" mettendo in chiaro che lo sfruttamento di petrolio in questo territorio è completamente illegale.

Secondo diversi studi nel Sahara si può produrre una quantità sufficiente di energia, ottenuta dal vento e dal sole, per soddisfare le necessità di gran parte dell'Europa. Il progetto "Desertec" di un consorzio di diverse compagnie internazionali guidate dalle tedesche Siemens e Deutsche Bank, pretende l'installazione di un mega parco solare nel Sahara Occidentale. Durante i prossimi cinque anni il Marocco ha programmato di installare diversi impianti eolici, che una volta completati rappresenteranno il 42% della capacità elettrica marocchina. Le aziende ammesse alla prima fase del bando sono, tra le altre, le spagnole Acciona Energia, AlstomWind e Gamesa e aziende provenienti da Francia, Qatar, Arabia Saudita, Regno Unito, Italia e Germania.

L'agricoltura è un altro dei settori di cui si è attuato il furto durante tutti questi anni di occupazione ed è stato utilizzato dal Marocco come strategia per colonizzare il territorio del Sahara Occidentale, utilizzando migliaia di coloni marocchini, in particolare nella regione di Dakhla , discriminando nuovamente il popolo saharawi. I prodotti sono esportati in Europa, principalmente dalle società francesi Azura e Idyl.


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