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Sahara occidentale: gli "accomodamenti" dell'Europa al diritto internazionale

Ghislain Poissonnier * | afrique-asie.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/01/2021

La recente normalizzazione delle relazioni tra Marocco e Israele [1] ha riportato i riflettori dei media sulla situazione nel Sahara occidentale. La normalizzazione tra Rabat e Tel Aviv è giunta su pressione americana [2]. E per assicurarsi i favori marocchini, Donald Trump non ha esitato a svendere i diritti del popolo saharawi. Infatti, in una dichiarazione pubblicata il 10 dicembre 2020, gli Stati Uniti "riconoscono la sovranità marocchina sull'intero territorio del Sahara occidentale" considerando "che uno Stato saharawi indipendente non è un'opzione realistica per risolvere il conflitto" [3].



Nell'autunno del 2010, diverse migliaia di saharawi hanno istituito l'accampamento pacifico di Gdeim Izik a El Aaiún per denunciare la loro situazione politica, economica e sociale all'interno dei territori occupati dal Marocco nel Sahara occidentale. Diverse settimane dopo la sua istituzione, il campo è stato violentemente smantellato dalle forze di sicurezza marocchine. Questa operazione provoca disordini nella maggior parte delle città del Sahara occidentale. Il bilancio è pesante: diverse centinaia di feriti e detenuti e la morte di tredici persone (polizia marocchina e civili saharawi). DR

di Ghislain Poissonnier, magistrato

Donald Trump pretende quindi di comporre una controversia in barba ai principi del diritto internazionale e senza consultare una delle parti, in questo caso il popolo saharawi, rappresentato dal Fronte Polisario. Israele, che occupata dal 1967 i territori palestinesi e prevede di annetterne una parte (cosa che ha già fatto per Gerusalemme Est e le alture siriane del Golan), ovviamente non ha trovato nulla di cui lamentarsi. Anche le somiglianze tra la politica marocchina e quella israeliana di occupazione, colonizzazione e repressione sono evidenti, come recentemente notato da Human Rights Watch. [4]

Ex colonia spagnola, il Sahara occidentale rimane, qualunque cosa dicano il Marocco, gli Stati Uniti e Israele, un territorio occupato. Dal 1963 è stato incluso nell'elenco dei territori non autonomi istituito dalle Nazioni Unite [5]. I suoi cittadini godono del diritto all'autodeterminazione, come riconosciuto in numerose risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ad esempio, Ris. 2229 [XXI] del 20 dicembre 1966 [6]), nonché in un parere della Corte internazionale di Giustizia reso il 16 ottobre 1975 [7].

In violazione di questi principi, la maggior parte del territorio del Sahara occidentale è stato conquistato dal Marocco nel 1975, che successivamente ha annesso, essendo la presenza marocchina qualificata come occupazione dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (Ris. A/34/37, 21 novembre 1979 [8]).


Mappa delle risorse minerarie nel Sahara occidentale occupato. Lo sfruttamento di queste risorse da parte del Marocco, senza l'accordo del Polisario, il rappresentante riconosciuto dall'ONU del popolo saharawi, costituisce una forma di saccheggio. L'Unione europea partecipa a questo saccheggio in contraddizione con le proprie leggi. Mappa delle risorse naturali di questo territorio occupato pubblicata da Le Monde diplomatique. DR

Di conseguenza, il Sahara occidentale è riconosciuto come avente uno status separato e distinto da quello di qualsiasi Stato, compreso quello del Marocco. Ne consegue inoltre che la sua popolazione ha diritto all'autodeterminazione, che deve essere attuata tenendo un referendum, a lungo richiesto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al quale il Marocco si oppone, limitandosi a un'offerta di autonomia sotto la sovranità marocchina, una soluzione ora avallata dagli Stati Uniti.

Condannare - almeno criticare - la posizione di Donald Trump sarebbe stato logico. Avremmo potuto legittimamente aspettarci una forte reazione da parte dell'Unione europea (UE) o della Francia, che ricordasse agli Stati Uniti di rispettare rigorosamente il diritto internazionale e mettesse in guardia Marocco e Israele contro qualsiasi velleità di "normalizzare" le loro rispettive annessioni e occupazioni. Tuttavia, è il silenzio che domina, inviando UE e Francia ai loro "piccoli arrangiamenti" con la legalità internazionale.

In effetti, per molti anni l'UE ha concluso accordi economici e commerciali con il Marocco che vengono di fatto applicati al Sahara occidentale. La loro applicazione contribuisce così a rafforzare il potere politico ed economico del Regno su questo territorio. Rafforza anche la politica di insediamento di coloni e imprese marocchine nel Sahara occidentale.

L'assicurazione data dalle autorità europee che questa applicazione non costituisce un riconoscimento ufficiale della sovranità marocchina è in realtà di scarso peso dato il contributo che dà alla posizione di Rabat, come si è per esempio manifestato nel quadro dell'accordo di normalizzazione concluso con Israele e gli Stati Uniti.

Questa politica economica è stata tuttavia condannata da diverse decisioni della Corte di giustizia dell'Unione europea (21 dicembre 2016, Consiglio dell'UE v. Fronte Polisario [9]; 27 febbraio 2018, Western Sahara Campaign UK v. Commissioners for Her Majesty's Revenue e Customs, Secretary of State for Environment, Food and Rural Affaires [10] e 30 novembre 2018, Fronte Polisario v. Consiglio dell'UE [11]). La Corte ha ricordato che, in base al diritto internazionale, gli accordi conclusi dall'UE con il Marocco (sull'agricoltura, sulla pesca e sul trasporto aereo) non potevano applicarsi al territorio del Sahara occidentale, al suo spazio marittimo e al suo spazio aereo, senza ignorare diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi, il cui consenso è necessario per qualsiasi conclusione di tali accordi.

In violazione dei principi richiamati dalla Corte di giustizia, l'UE ha concluso nuovi accordi economici con il Marocco, che questa volta si applicano in modo molto esplicito al territorio del Sahara occidentale. E questo senza aver ottenuto il consenso del popolo saharawi, tramite il suo rappresentante, il Fronte Polisario. Frutta e verdura, pesce e crostacei, fosfato dal Sahara occidentale, esportati negli Stati membri dell'UE, sono quindi etichettati come prodotti marocchini da Rabat e accettati come tali da Bruxelles sulla base, non verificata, che ciò andrebbe a vantaggio delle popolazioni locali [12].

Lo sfruttamento delle risorse naturali di questo territorio occupato, senza il consenso del suo popolo, al limite di una forma di saccheggio [13], sembra un fatto accettato dalla realpolitik europea [14]. Contro questi nuovi accordi è stato nuovamente necessario avviare azioni di annullamento, a riprova del fatto che l'effettivo rispetto dei loro obblighi da parte delle autorità dell'UE nel caso del Sahara occidentale non è scontato.


La ripartizione del territorio saharawi tra le forze di occupazione marocchine e il Polisario, The Economist

Tra la diplomazia aggressiva di Donald Trump, che intende risolvere i conflitti senza tener conto delle regole del diritto internazionale, e la diplomazia più civile dell'Unione europea, che afferma ottimi principi senza mai tentare di attuarli, il divario non è così grande come sembra. L'UE favorisce i partenariati, come quelli forgiati con Israele e Marocco, dal punto di vista dei vantaggi economici, del controllo dell'immigrazione e della lotta al terrorismo, mettendo in secondo piano i diritti dei popoli palestinese e saharawi all'autodeterminazione e i loro diritti umani.

Il trattato dell'UE specifica che il rigoroso rispetto del diritto internazionale deve essere al centro della politica estera europea [15].

È quindi tempo che l'UE condanni molto chiaramente la dichiarazione degli Stati Uniti sul riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara occidentale. Soprattutto, l'UE deve allineare i suoi accordi commerciali con il Marocco al diritto internazionale, come richiesto dalla Corte di giustizia dell'Unione europea. Così come il Sahara occidentale non è un territorio marocchino, i prodotti di questo territorio occupato non sono marocchini. La loro esportazione nel territorio dell'UE può essere effettuata solo in consultazione con il Fronte Polisario.

* Ghislain Poissonnier, magistrato francese, specialista di diritto internazionale, ha lavorato come giurista in Kosovo, Palestina, Repubblica democratica del Congo, Tailandia, Afganistan, Guinea e Costa d'Avorio. Delegato per il Comitato internazionale della Croce Rossa in Cisgiordania nel 2008-2009, autore di diversi libri.

Fonte: les-crises.fr


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