www.resistenze.org - popoli resistenti - sudan - 22-01-24 - n. 888

Rapito dai paramilitari di RSF il direttore del giornale del Partito Comunista Sudanese

Pavan Kulkarni | peoplesdispatch.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/01/2024

Le Forze di Supporto Rapido (RSF), in guerra con l'esercito sudanese dal 15 aprile 2023, hanno fatto irruzione nella casa della famiglia di Haitham Dafallah, redattore capo del giornale Al-Maydan, e lo hanno rapito insieme al fratello, il 19 gennaio

Nel pomeriggio di venerdì 19 gennaio, le Forze di Supporto Rapido del Sudan (RSF) hanno rapito Haitham Dafallah, il redattore capo del giornale Al-Maydan, pubblicato tre volte a settimana dal Partito Comunista Sudanese (PCS). La famigerata forza paramilitare ha rapito anche suo fratello Omar.

Alle 11 di sera, la RSF è tornata a perquisire e confiscare i telefoni cellulari nella sua casa dove vive con i suoi tre figli, nel quartiere di Al-Giref West, nella parte orientale della capitale Khartoum.

Situato a poco più di 3 chilometri dal quartier generale delle Forze Armate Sudanesi (SAF) che l'RSF sta cercando di far cadere, questo quartiere residenziale è sotto il controllo dell'RSF dall'inizio della guerra, il 15 aprile 2023.

Nel quartiere assediato "manca il cibo. Non c'è acqua corrente né elettricità. La maggior parte delle persone sono fuggite. Le case abbandonate sono state saccheggiate dall'RSF", ha dichiarato a Peoples Dispatch un amico e compagno di Haitam che ha scelto di non essere identificato.

"Haitam è tra i pochi rimasti. Giref è un'area storica dove la gente ha radici profonde. Alcune persone come Haitam hanno scelto di tornare qui, nonostante i pericoli, non avendo parenti altrove", ha aggiunto.

Chiedendo il "rilascio immediato" di Dafallah e di suo fratello, il Sindacato dei giornalisti sudanesi ha fatto appello a "tutte le organizzazioni per i diritti umani e a coloro che lavorano per la libertà di stampa affinché... facciano pressione sui leader delle Forze di Supporto Rapido per impedire l'arresto e l'intimidazione dei giornalisti".

Anche diversi partiti di sinistra e organizzazioni popolari hanno lanciato appelli simili. In una dichiarazione, il Segretariato della Regione del Maghreb Arabo dell'Assemblea Internazionale dei Popoli ha chiesto il rilascio di Dafallah e ha invitato "i media e i giornalisti di tutto il mondo a condannare l'uccisione di civili in Sudan, compresi giornalisti e attivisti".

Nel frattempo, il comandante delle RSF, Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, si trova in Uganda per partecipare al 42° vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD), iniziato il 18 gennaio.

Il capo del SAF, Abdel Fattah al-Burhan, ha boicottato l'incontro e ha annunciato, attraverso il ministero degli Esteri sudanese, che il governo sudanese ha sospeso la cooperazione con l'IGAD per protestare contro l'invito di Hemeti.

Sia Burhan che Hemeti erano stretti confidenti dell'ex dittatore Omar al Bashir, spodestato nell'aprile 2019 da proteste di massa note come Rivoluzione di dicembre, in cui il PCS aveva svolto un ruolo importante.

Tuttavia, Burhan e Hemeti hanno ostacolato una transizione democratica prendendo il potere e istituendo una giunta militare, con Burhan alla presidenza e Hemeti come vice. La competizione interna tra i due per il potere è sfociata in una guerra il 15 aprile, ponendo SAF e RSF l'una contro l'altra.

Da allora l'RSF ha preso il controllo della maggior parte della capitale Khartoum e delle sue città gemelle di Khartoum Nord e Omdurman, dell'intera regione del Darfur - dove le Forze Armate Sudanesi (SAF), avevano generato le Forze di Supporto Rapido (RSF) per commettere atrocità durante la guerra civile degli anni 2000 - dello Stato granaio di Gezira e di alcune parti del Kordofan.

Più di 7,4 milioni di persone sono state sfollate a causa dei combattimenti, una crisi di inedite proporzioni, e sprofondando in una situazione di fame acuta il 40% della popolazione.


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