www.resistenze.org - popoli resistenti - somalia - 29-04-09 - n. 271

da Workers' World in www.workers.org/2009/world/horn_of_africa_0423/
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Perché i somali sequestrano le navi
Il Pentagono prende di mira l’Africa
 
di Aboyomi Azikiwe, redattore di Pan-African News Wire
 
13/04/2009
 
Dopo l'esecuzione di tre somali e il ferimento e la cattura di un altro nell'Oceano Indiano il 12 aprile, un capo dei cosiddetti pirati ha giurato di vendicare la morte di questi giovani che hanno tenuto in custodia per cinque giorni il capitano di una nave da carico statunitense, la Maersk Alabama. Il Capitano Richard Phillips è stato rilasciato, mentre il militare degli Stati Uniti e i media di regime hanno approvato a gran voce le uccisioni dei somali, affermando che le azioni erano giustificate.
 
La Maersk Alabama non è stata presa dai somali, anche se il capitano è rimasto sotto la custodia dei pirati per cinque giorni. Il capitano non è stato ferito nel corso dei cinque giorni di stallo e la nave è stata successivamente ormeggiata nel porto di Mombasa in Kenya nell’Africa Orientale.
 
Abdi Garad, un portavoce del gruppo di somali che hanno tentato di catturare la Maersk Alabama, una nave di proprietà danese che pesa circa 17.000 tonnellate, a circa 450 km al largo dalla costa, ha detto all'Agenzia di stampa francese (AFP) il 13 aprile da Eyl, città sulla costa orientale della Somalia, "I bugiardi statunitensi hanno ucciso i nostri amici che avevano accettato di liberare l'ostaggio senza riscatto. Ma vi dico che ci vendicheremo delle loro morte e daremmo la caccia in particolare ai cittadini statunitensi che viaggiano nelle nostre acque ."
 
Garad ha poi detto: "Intensificheremo i nostri attacchi, raggiungendo anche posti molto lontani dalla acque della Somalia e la prossima volta che cattureremo cittadini americani ... essi non [dovranno] aspettarsi nessuna misericordia da noi ". Garad ha affermato che dopo aver ritirato la richiesta di riscatto, i somali avevano chiesto che il Capitano Phillips fosse trasferito su una nave greca in mano al gruppo.
 
Il 13 aprile, Jamac Habeb, un somalo trentenne nativo nella città di Eyl, ha dichiarato al giornale Inside Somalia, "D'ora in poi, se catturiamo delle navi straniere e i loro rispettivi paesi tentassero di attaccarci, uccideremo gli equipaggi. Le forze statunitensi sono diventate il nostro nemico numero uno".
 
Un altro somalo, Abdulahi Lami ha detto, nello stesso articolo, che i pirati non si sarebbero lasciati intimidire da azioni militari degli Stati Uniti nell'Oceano Indiano. "Ogni paese sarà trattato nel modo in cui ci tratta. In futuro, saranno gli Stati Uniti a portare il lutto e piangere. Noi ci vendicheremo per l’uccisione dei nostri uomini."
 
Secondo i rapporti ufficiali rilasciati dalle forze armate USA, cecchini posizionati sulla nave da guerra USS Bainbridge hanno sparato sui tre somali uccidendoli dopo aver monitorato i loro movimenti per diversi giorni. Secondo queste fonti, la decisione di uccidere i somali sarebbe stata approvata dal Presidente Barack Obama.
 
I portavoce della Marina Militare statunitense hanno affermato che i cecchini avevano sparato sui somali perché la vita di Phillip era in pericolo. "Stavano puntando armi AK-47 al capitano", ha dichiarato il Vice Ammiraglio William Gortney, capo del commando centrale della marina statunitense. La sua dichiarazione è stata fatta in un comunicato del Pentagono giunto da Bahrein e riportato da Al Jazeera il 13 aprile.
 
Tuttavia, questa versione dei fatti è stata contestata dai somali. Essi sostengono che i tre giovani uomini sono stati uccisi dopo che hanno accettato di liberare Phillips. Questa operazione ha avuto luogo appena due giorni dopo che azioni simili erano state effettuate da commandos francesi, i quali hanno assaltato uno yacht catturato da somali, provocando la morte di uno dei cittadini francesi sequestrati.
 
Mohammed Adow, corrispondente di Al Jazeera, ha detto nello stesso articolo, "Si è saputo che le forze statunitensi hanno attaccato la scialuppa di salvataggio mentre i pirati erano in attesa di uno scambio diplomatico ... [e] hanno portato il pirata superstite su una delle loro navi".
 
E' accaduto un altro fatto che ha ulteriormente aumentato le tensioni nella regione: il 12 aprile due elicotteri militari statunitensi hanno volato a bassa quota sopra la città portuale di Harardhere, nel nord-est della Somalia. L'esercito statunitense sostiene che questa zona è una base operativa per quelli che compiono atti di pirateria contro le navi che traversano il Golfo di Aden.
 
Gli abitanti della zona ritengono che gli elicotteri statunitensi stavano progettando un bombardamento del porto. Secondo un giornalista somalo: "i pescatori hanno deciso di non pescare quella mattinata a causa degli elicotteri; avevano paura". (Inside Somalia, 13 aprile)
 
Dietro l'escalation della 'pirateria'
 
Negli ultimi mesi i pirati somali hanno affermato che le multinazionali europee stanno scaricando dei rifiuti tossici al largo della costa di questa nazione del Corno d'Africa. I proprietari di una nave ucraina, catturata e poi rilasciata dai somali dietro pagamento di svariati milioni di dollari, risulta essere utilizzata per ripulire i rifiuti scaricati nella zona.
 
In una dichiarazione riportata da Al Jazeera l'11 ottobre, Januna Ali Jama, un portavoce dei pirati somali, ha affermato che il riscatto ottenuto servirà per "i rifiuti tossici che sono stati continuamente scaricati sulle coste del nostro paese da quasi 20 anni."
 
Jama, che è di stanza nella regione semi-autonoma del Puntland, ha continuato, "Le coste somale sono state distrutte, e crediamo che questo denaro non è nulla rispetto alla devastazione che abbiamo visto accadere ai mari".
 
Ulteriori prove di scarichi di rifiuti tossici vengono dall'inviato delle Nazioni Unite nella Somalia, Ahmedou Ould-Abdallah, che ha detto ad Al Jazeera nello stesso articolo che l’ONU ha "informazioni attendibili" che le corporation sia europee che asiatiche stanno scaricando delle sostanze chimiche tossiche, compresi rifiuti nucleari, al largo della costa somala. "Devo sottolineare, tuttavia, che nessun governo ha approvato tali atti e che le aziende e individui private che agiscono da soli ne sono i responsabili".
 
A seguito dello tsunami alla fine del 2004, cominciarono ad apparire le prove a conferma di tali scarichi illegali nella regione. Il Programma Ambiente delle Nazioni Unite ha riferito che lo tsunami ha gettato fusti di rifiuti vecchi e arrugginiti sulle spiagge del Puntland, che faceva parte della Somalia prima del crollo nel 1991 del governo di Mohammad Siad Barre appoggiato dai paesi occidentali.
 
Un portavoce PANU, Nick Nuttall, citato nello stesso articolo di Al Jazeera, ha detto che quando i barili arrugginiti sono stati aperti dalla forza delle onde, le attività illegali di scarico che andavano avanti per anni sono venute alla luce. "La Somalia è stata utilizzata come discarica per i rifiuti pericolosi a partire dai primi anni novanta, e durante tutti gli anni della guerra civile. Per le imprese europee costava poco liberarsi dei rifiuti, talvolta meno di 2,50 $ USA alla tonnellata, mentre i costi di smaltimento dei rifiuti in Europa sono intorno a 1.000 $ USA la tonnellata ", ha detto Nuttall.
 
Nuttall ha aggiunto che ci sono "diversi tipi di rifiuti. Ci sono rifiuti di uranio radioattivo. Vi è il piombo e i metalli pesanti come il cadmio e il mercurio. Ci sono anche rifiuti industriali, e ci sono i rifiuti ospedalieri, rifiuti chimici, di tutto".
 
Dal momento che i contenitori sono giunti a riva, vi è stato un forte aumento di varie malattie tra la popolazione, compresi sintomi quali sanguinamento addominale e orale, infezioni della pelle e altri disturbi.
 
"Noi [la PANU] avevamo l’intenzione di fare un'approfondita e corretta valutazione scientifica del problema. Ma a causa degli elevati livelli di insicurezza a terra e al largo delle coste somale, non siamo in grado di effettuare una valutazione precisa della portata del problema," ha continuato Nuttall.
 
Tuttavia, Ould-Abdallah ha detto che la pratica dello scarico illegale di rifiuti tossici continua nella regione. "La cosa più allarmante è che le scorie nucleari vengono scaricate qui. Rifiuti di uranio radioattivo potrebbero uccidere molti somali e distruggere completamente l'oceano".
 
Mohammed Gure, presidente del Somalia Concerned Group, citato sempre nello stesso articolo di Al Jazeera, ha detto che l'impatto sociale e ambientale di questo scarico di rifiuti tossici si farà sentire per decenni. "Il litorale somalo in passato dava mezzi di sussistenza a centinaia di migliaia di persone. Ora, gran parte di questa regione è quasi distrutta, soprattutto per mano di quei cosiddetti ministri che hanno venduto la loro nazione per riempire le proprie tasche."
 
Vi sono poi altri fattori di sfruttamento della Somalia: i corridori navali del Golfo di Aden servono per il trasporto in tutta la zona di merci il cui valore ammonta a miliardi di dollari ogni settimana. Quasi nessuno di questi fondi viene utilizzato per il beneficio del popolo somalo, che ancora soffre di sottosviluppo, dovuto alle interferenze degli Stati Uniti nei loro affari interni.
 
L'amministrazione di George W. Bush ha finanziato e architettato l'invasione e l'occupazione del paese nel dicembre 2006 da parte dell'Etiopia, alleato dei paesi occidentali. In seguito a una forte resistenza, i militari etiopi si sono ritirati dal paese nel mese di gennaio 2009. La formazione di un nuovo governo di coalizione non è riuscito a coinvolgere tutti i vari gruppi politici del paese.
 
Di conseguenza, le truppe ugandesi e burundesi restano nella capitale di Mogadiscio, sotto gli auspici della Missione dell'Unione Africana in Somalia (sigla inglese AMISOM, cioè African Mission Somalia). Al-Shabab, il gruppo di resistenza più importante, continua a pretendere il ritiro delle forze dell'Unione Africana prima di accettare di entrare nel governo di coalizione guidato dal Presidente Sheikh Sharif Ahmed.
 
Il nuovo governo a Mogadiscio, che ha avuto il consenso degli Stati Uniti, ha applaudito all'assalto contro i pirati somali del 12 aprile. "Siamo molto felici di questa azione e del risultato", ha detto il ministro degli Esteri Mohamad Abdullahi Omaar. "Non mi stupisco, e nessuno è sorpreso, per le azioni attuate dal governo statunitense volte a salvare i suoi cittadini e garantire la sicurezza del suo popolo", Omaar ha dichiarato a Reuters. (13 aprile)
 
L'aumento della presenza militare degli Stati Uniti deve essere contrastata
 
Le recenti informazioni provenienti dalla Casa Bianca indicano che l’amministrazione Obama è divisa sul modo di svolgere la sua politica estera nel Corno d'Africa. Alcuni elementi vogliono un approccio più diplomatico al problema della pirateria, nonché uno sforzo concertato per coinvolgere più nazioni europee ed asiatiche nel pattugliamento delle acque del Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano.
 
Tuttavia, altri consiglieri all'interno della Casa Bianca vogliono vedere gli Stati Uniti coinvolti militarmente in modo più diretto sul continente e al largo della costa della Somalia. Il recente incidente nel quale era coinvolta la Maersk Alabama ha spinto gli Stati Uniti a mandare altre navi da guerra nella regione dell'Oceano Indiano. (Washington Post, 12 Aprile)
 
Secondo i dati rilasciati dalla International Maritime Bureau, almeno una dozzina di navi da carico e più di 200 membri di equipaggi di queste navi sono in mano ai pirati somali nella regione. Allo stesso tempo, la lotta all'interno della Somalia continua tra l’esercito di resistenza Al-Shabab e le forze di AMISOM, che operano in collaborazione con le truppe fedeli al nuovo governo di coalizione di Mogadiscio.
 
Il 13 aprile Garowe Radio ha riferito che tre persone erano state uccise da fuoco di mortaio nel corso degli ultimi due giorni a Mogadiscio, capitale del paese. "Persone sospettate di essere ribelli hanno lanciato almeno dieci mortai contro il porto principale della capitale somala Mogadiscio l'11 aprile."
 
Si legge anche: "Ribelli islamici hanno giurato di combattere contro il governo provvisorio del paese del Corno d'Africa. Dei testimoni e dei lavoratori nel principale porto di Mogadiscio hanno detto che ‘i tutori della pace’ facendo parte della missione AMISOM avevano chiuso le strade vicino al porto ed erano entrate nei quartieri vicini mentre una nave stava ormeggiando."
 
Il comunicato continua: "Ci sono stati molti soldati AMISOM nella nostra zona ... sui tetti degli edifici e hanno rifiutato di lasciarci uscire delle nostre case, ha detto un testimone. Lavoratori portuali hanno detto che la nave ha scaricato strumentazione militare, compresi veicoli, che sono stati trasportati alle basi AMISOM a Mogadiscio".
 
Sulla base di queste informazioni e il modo in cui l'amministrazione statunitense ha descritto l'uccisione dei tre somali, risulta fondamentale che le forze anti-guerra e antimperialiste degli Stati Uniti insistano sul fatto che una maggiore partecipazione militare degli Stati Uniti nella regione non potrà creare un contesto politico più stabile in Somalia e in tutto il Corno d'Africa.
 
In realtà, come la storia ha dimostrato, il ruolo dell'imperialismo statunitense nel Corno d'Africa ha creato una maggiore instabilità e sottosviluppo nella regione. Come risultato della politica di Bush verso la Somalia, è nata la peggiore crisi umanitaria del continente africano.
 
Attualmente le forze progressiste devono esigere l’abbandono del militarismo nel Corno d'Africa e anche insistere sul diritto di auto-determinazione, compresi risarcimenti per il popolo della Somalia e tutti gli abitanti del Corno d'Africa.