www.resistenze.org - popoli resistenti - spagna - 02-02-09 - n. 259

da Partito Comunista dei Popoli di Spagna - www.pcpe.es - in www.solidnet.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Concorso in omicidio e associazione a delinquere
 
di Carmelo Suárez
 
28/01/2009
 
Nell’ambito della lotta di classe in questo paese la dottrina giuridica ha sviluppato tutto un impianto argomentativo per combattere quelli che si oppongono e, in questo modo, legittimare la repressione delle loro giuste aspirazioni ottenendo, alle volte, un alto consenso sociale.
 
Cosa accadrebbe se applicassimo a loro, i più alti rappresentanti dello stato, la stessa dottrina che hanno elaborato per mantenere la propria egemonia?
 
Il risultato è molto semplice. L'attuale Capo dello Stato - Juan Carlos di Borbone - ed il Presidente del Governo di Spagna - José Luís Rodríguez Zapatero - sono colpevoli di “concorso in omicidio e associazione a delinquere”
 
L’assunto da cui parte l’accusa è rappresentato dalle migliaia di vittime causate dagli attacchi genocidi del sionismo israeliano contro il popolo palestinese di Gaza. E non si tratta di un'accusa puramente formale; è un'accusa oggettiva che dovrebbe essere giudicata da un Tribunale dei Popoli, se questo esistesse ed avesse la facoltà di intentare una causa penale per questi crimini.
 
Il primo capo d’imputazione è il non aver condannato questi crimini. E ciò ha una gravità particolare in quanto una dichiarazione di condanna da ognuno dei due avrebbe un forte impatto su tutta la scena internazionale e, pertanto, condizionerebbe l'atteggiamento di altri governi - specialmente europei -, rendendo difficoltosa la continuazione di questi crimini. Il non aver manifestato alcun biasimo è da intendersi come l’accettazione delle azioni criminali del sionismo, permettendogli di proseguire impunemente i loro barbari crimini; perfino la dichiarazione di “sproporzionalità” rappresenta una complicità col massacro.
 
Nelle strade di questo paese, le persone che conservano una dignità, solidali col popolo palestinese, gridano: ammazzano chi spara, ed anche chi è inerme!
 
Sull'altro versante, nessuno dei due ha posto in discussione né ha riesaminato le svariate collaborazioni che lo stato spagnolo mantiene col sionismo. Scambio economico, rappresentanze diplomatiche, vendita di armi da parte della Spagna, collaborazione con l'organizzazione terroristica Mossad, ecc.
 
Da Israele si importano - tra gli altri prodotti – le patate che si vendono nei mercati di questo paese. Quelle patate sono state piantate su terra rubata al popolo palestinese e irrigate con acqua sempre rubata al popolo palestinese. Pertanto, questo governo autorizza la vendita di prodotti ottenuti attraverso la guerra e il furto compiuti dal sionismo ai danni del popolo palestinese. Il governo ed il Capo dello Stato lo consentono, lo autorizzano, danno il permesso.
 
Il sionismo internazionale commette impunemente questi crimini perché Zapatero e Juan Carlos di Borbone glielo permettono, gli forniscono una copertura politica e li aiutano con la fornitura delle armi e con le risorse economiche necessarie, attraverso la commercializzazione dei prodotti ottenuti dalle azioni terroristiche.
 
Nel caso di Rodríguez Zapatero, si deve considerare un elemento aggravante. Come il capo dei terroristi sionisti - Ehud Barak -, anche lui fa parte dell'Internazionale Socialdemocrata (1) con una posizione importante. Questa Internazionale non ha prodotto la minima condanna delle azioni compiute da uno dei suoi dirigenti. Pertanto esistono le circostanze per un’incriminazione per concorso in omicidio in ambito internazionale, attraverso una struttura organizzata, i fondi e la copertura propagandistica che definisce tale campagna come “Operazione militare” e tenta di occultarne il carattere criminale e terrorista.
 
Oggi qualunque cittadino di questo paese ha diritto di citare in giudizio Juan Carlos di Borbone e di José Luís Rodríguez Zapatero, chiedendo il massimo della pena stabilita dal loro ordinamento giuridico e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
 
Se questa fosse una democrazia, le cose andrebbero certamente così.
 
Carmelo Suárez Cabrera 
Segretario Generale del PCPE
 
Nota 
(1) mi rifiuto di chiamarla Internazionale Socialista per la manipolazione politica che queste canaglie fanno del termine socialismo.