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- popoli resistenti - spagna - 04-04-11 - n. 358
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Il vizio di Aznar
Lázaro Fariñas
Rebelión
04/04/2011
“L’omino Aznar”, come ebbe a definirlo Fidel Castro, è tornato al suo vizio. Da una città della provincia madrilena ha lanciato un “grido di libertà” per i cubani. Questo figuro, atteggiandosi a statista, una volta in Cile disse a Fidel: “Tu muovi pedine, io faccio lo stesso”, e adesso se ne viene fuori con la storia che la libertà dei popoli bisogna cercarla con qualunque mezzo. A costui non basta aver aiutato a fare quello che hanno fatto in Iraq, dove decine di migliaia di civili sono morti per colpa sua e dei suoi amichetti, l’inglese e il nordamericano, quando le bombe intelligenti e quelle stupide sono cadute a grappoli sulle città irachene. Lui, come Blair e Bush, dovrebbero essere di fronte a tribunali internazionali e giudicati per genocidio, altro che chiedere di ripetere quanto già fatto in Iraq. Tanto per cominciare, bisognerebbe chiedersi di che libertà sta parlando questo omino? Della libertà che c’è oggi in Iraq? Di quella che c’è in Afghanistan? Oppure in Honduras? Tutti i regimi che governano quei paesi sono appoggiati da Aznar e i suoi complici, e la libertà in cui credono loro è quella che c’è fra i morti dei cimiteri.
Gli spagnoli farebbero bene a non dimenticarsi che i fatti tragici accaduti nella stazione ferroviaria di Atocha furono conseguenza diretta di questo signore, per aver trascinato la Spagna in una guerra crudele contro l’Iraq. E’ noto che se il suo governo non fosse stato complice della criminale invasione di quel paese, sarebbe stato molto improbabile un attacco così grottesco contro persone innocenti che non avevano niente a che fare con le decisioni di un fascista facente le funzioni del capo del governo. Ciononostante, pur sapendo che i baschi non c’entravano niente con l’attentato, cercò di incolparli perché non venissero fuori le vere ragioni del criminale attentato dinamitardo.
E’ facile per una mente come quella di Aznar il chiedere l’abbattimento con la forza di governi non affini alla sua posizione di ultradestra. In fondo, dato che le bombe non cadono nel cortile di casa sua, che gli importa se cadono sulle case dei vicini.
Quando tolsero le sanzioni al regime di M. Gheddafi, il primo a correre a Tripoli per cercare di approfittarne è stato proprio questo “omino”. Sempre lui si è congratulato con colui che oggi chiama tiranno. L’amico di ieri è il satrapo di oggi, quello che bisogna bombardare per portare la “libertà” al povero popolo libico. E torno a chiedermi, quando si abbracciava col presidente libico dove stava la libertà del popolo sofferente?
Quando voleva giocare a scacchi con Fidel pensava che i pedoni fossero bombe intelligenti? Le sue dichiarazioni, oggi, più che indignare, fanno ribrezzo. Chiedendo il bombardamento delle città cubane questo personaggio si merita il più assoluto disprezzo non solo dei cubani, ma di qualunque cittadino civilizzato del mondo.
Alla Spagna non fa onore aver generato figli come José María Aznar e Valeriano Weyler, quel governatore spagnolo che a Cuba creò la stessa cosa che gli idoli di Aznar fecero in tutta l’Europa orientale, i famosi campi di concentramento. In quei campi creati dal generale spagnolo, morirono per denutrizione migliaia e migliaia di cubani. Non posso dire che tra Valeriano e José María, ci sia un qualche legame famigliare. Ma penso che tra i due ci siano geni in comune. Per lo meno, qualcosa in comune ce l’hanno; sono nati tutti e due in Spagna, entrambi hanno commesso atti genocidi, Valeriano a Cuba, José María in Iraq. Dicono che un nonno di Aznar ha vissuto a Cuba, e mi chiedo, sarà figlio di Weyler? Che Valeriano sia il bisnonno di Aznar?
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