www.resistenze.org - popoli resistenti - spagna - 18-09-16 - n. 602

Nuovo governo, nuovi aggiustamenti

Dichiarazione della Segreteria Politica del PCPE

Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) | pcpe.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

15/09/2016

Le politiche di aggiustamento-tagli sono una necessità intrinseca del sistema capitalista spagnolo, che continua ad essere in profonda crisi economica sin dal suo scoppio del 2007. Espressione di ciò è stato, nel 2011, il frettoloso accordo PP-PSOE per inserire nella costituzione la priorità del pagamento del debito ai creditori.

La dittatura dell'Unione Europea esigerà dalla Spagna, fino al 2018, adeguamenti per un importo totale vicino ai 30.000 milioni di euro. Nessuno dei governi oggi possibili disobbedirà a questo mandato.

La crisi nella base materiale si riflette, in questi anni, in una profonda crisi nella sovrastruttura, che oggi si evidenzia, tra le altre cose, nelle difficoltà di trovare un accordo di governo. Questa prolungata situazione di precarietà politica in Spagna suppone una riduzione dello spazio di cui potrà disporre il nuovo governo per l'applicazione degli adeguamenti dettati implacabilmente dall'UE, e che si devono eseguire da questa data fino al 2018.

L'importo totale da aggiustare (tagliare) è dell'ordine del 3% del PIL, in un tempo inferiore ai 3 anni.

Le conseguenze dell'applicazione di queste misure ricadranno, di nuovo, direttamente sulle malconce condizioni di vita della classe operaia e dei settori popolari. I tagli incideranno direttamente, tra le altre cose, su sanità e istruzione, cioè aumenteranno le liste d'attesa, la riduzione dei farmaci sovvenzionati, classi affollate, meno docenti supplenti, ecc. Ed anche maggiori e nuove privatizzazioni di questi e altri settori.

Anche le pensioni, che hanno un problematico orizzonte nel 2018, verranno colpite da questi adeguamenti imposti dall'Unione Europea.

Nella logica delle classi dominanti, non si ridurrà la spesa militare e non si ridurranno altri capitoli che fanno parte della logica imperialista della politica spagnola. Nè qualsiasi nuovo governo si formi chiederà la restituzione di parte del capitale finanziario degli oltre 50.000 milioni di euro consegnati dalle casse pubbliche per salvare le banche dal naufragio.

Come vanno facendo tutti i governi, dallo scoppio della crisi capitalista, la totalità del peso di questa crisi si scarica sulle spalle della classe operaia e dei settori popolari, che sopportano ogni giorno condizioni di vita più penose ed estreme.

Le necessità del capitalismo spagnolo, nella sua attuale fase imperialista, hanno come priorità il rafforzamento dei monopoli. Solamente grandi attori economici possono partecipare alla competizione predatoria capitalistica internazionale. Per questo ogni governo subordina tutte le sue politiche al rafforzamento di questi organismi parassitari, la cui accumulazione di capitali è possibile solo sulla base dell'aumento dello sfruttamento, della riduzione dei salari e della rovina della classe operaia e del popolo.

Nessuno dei governi oggi possibili affronterà tale situazione disobbedendo al mandato della Commissione Europea. Ciascuno di loro, con maggiore o minore abilità nell'inganno, applicherà con rigore queste direttive economiche.

Per questo la classe operaia e i settori popolari non devono avere nessuna speranza rispetto alla formazione di una o l'altra combinazione di governo. Qualsiasi esso sia, che si formi con terze elezioni o senza, assumerà il dettato del progetto imperialista della UE e scaricherà, di nuovo, tutto il peso della crisi sul popolo.

L'unica speranza di soluzione a queste politiche imperialiste di aggiustamento è nella lotta operaia e popolare, nella mobilitazione di massa, nella lotta in ogni luogo di lavoro e in ogni quartiere e/o paese. La speranza è nella lotta per l'uscita dall'Euro, dall'Unione Europea e dalla NATO.

Il PCPE chiama la classe operaia, la gioventù lavoratrice, le donne che sopportano doppiamente il peso della crisi, l'ampio insieme dei pensionati a sollevarsi contro le politiche di adeguamento e di tagli che impone l'Unione Europea, e che applicherà il prossimo governo.

Se non ci organizzeremo, se non lotteremo, i parassiti delle classi dominanti, i banchieri e i grandi monopoli ci porteranno via tutto, sottomettendo la maggioranza sociale a condizioni di vita sempre più dure, senza futuro per la gioventù, e con l'aumento della povertà e della marginalità sociale per ampi strati del popolo.

Non è ora di sperare, è ora di lottare.


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