Di fronte allo stato d'allerta e la passività del Governo: fermiamo la produzione
Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) | partido-comunista.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
16/03/2020
Le misure adottate dal Governo nella gestione della crisi sanitaria del Covid-19 hanno un profondo carattere di classe. Le misure adottate attraverso il Decreto che stabilisce lo stato d'allerta dello scorso sabato ha come limite la necessità della borghesia di continuare a produrre e, con essa, l'estrazione di plusvalore.
Di conseguenza, gran parte della classe operaia e il resto dei lavoratori dipendenti sono obbligati a lavorare, mettendo a rischio la loro salute e quella delle famiglie operaie, per mantenere i profitti della classe padronale.
Questa situazione sta colpendo in modo diseguale i diversi settori della maggioranza lavoratrice, ma ad oggi milioni di lavoratori e lavoratrici sono stati obbligati a presentarsi nel loro posto di lavoro, mettendo a rischio la loro salute in mezzi di trasporto pubblico affollati, minacciati dalla possibilità di sanzioni nei loro confronti, compresi i licenziamenti, in caso di assenza dal lavoro.
Se il diritto alla salute è prioritario, allora non può esser sottomesso agli interessi padronali.
Il Decreto adottato lo scorso sabato, non includendo alcuna misura sulla protezione della salute nei luoghi di lavoro, ha facilitato questa grave situazione. Non sono state nemmeno prese misure per rafforzare l'Ispettorato del Lavoro. Tutto lascia prevedere che gli accordi che si approveranno domani nel Consiglio dei Ministri saranno indirizzati a facilitare la sospensione di migliaia di contratti di lavoro e l'assunzione da parte dello Stato dei costi delle indennità di disoccupazione che si andranno a generare. Allo stesso tempo, stabilirà aiuti fiscali e riduzioni nei contributi dei datori di lavoro alla Sicurezza Sociale per tutte le imprese del paese, senza distinguere tra lavoratori autonomi e grandi monopoli.
Il Consiglio dei Ministri non ha nemmeno voluto stabilire misure sociali complementari a favore della classe operaia in relazione a mutui, affitti, assistenza di base alimentare e approvvigionamenti, tra le altre cose.
Oggi, l'unico modo di garantire l'effettiva protezione della salute della classe operaia è fermare la produzione. Le immagini di questa mattina nella Metro di Madrid, Barcellona o Bilbao, o dei Contact Center, o dei fattorini di molte imprese parlano da sole. Mentre fermano istituzioni come il Consiglio Generale della Magistratura, si costringe a continuare l'attività lavorativa nei settori produttivi.
La paralisi della produzione doveva esser adotatta lo scorso sabato, stabilendo il divieto di andare a lavoro salvo nei settori strategici. In questi, il Decreto doveva stabilire l'intervento in tutte le grandi imprese, adottando come prime misure servizi minimi per garantire le forniture, organizzando il personale per turni e garantendo tutte le misure di protezione della salute.
Stiamo vedendo come migliaia di imprese obbligano i lavoratori e le lavoratrici ad utilizzare le loro ferie per non andare a lavoro. In altri casi, vengono effettuati licenziamenti di massa attraverso ERE [Licenziamento di gruppo] e il non rinnovo dei contratti precari, firmati in gran parte in aperta violazione della legge. Adesso si evidenziano gli effetti di non aver abrogato le riforme del Lavoro, poiché si affronta questa crisi con le misure approvate per favorire il padronato durante la crisi precedente.
D'altra parte, il ricorso agli ERTE [Licenziamento temporaneo], utilizzato ampiamente come si fece nella crisi del 2008, è un'arma pericolosa in mano al padronato: indipendentemente da quanto duri lo stato di emergenza, le imprese potranno utilizzare qualsiasi procedura giustificandola con cause economiche, organizzative, tecniche o di produzione. Qualsiasi difficoltà o pretesto imprenditoriale sarà sufficiente per sospendere i contratti o imporre nuovi adeguamenti. La denominata flessibilità interna nelle imprese, lungi dall'evitare i licenziamenti, intensifica la dittatura imprenditoriale nei luoghi di lavoro e fa retrocedere l'insieme dei nostri diritti lavorativi.
Dato che il Governo rinuncia ad adottare le misure necessarie per proteggere la vita e l'integrità fisica della maggioranza lavoratrice del nostro paese, e dato che la situazione è di grave e immenente rischio per tutta la popolazione dopo l'approvazione dello stato di emergenza, sono i lavoratori e le lavoratrici, le loro organizzazioni sindacali e i loro rappresentanti legali nelle imprese, a dover agire in difesa della loro salute. Solo il popolo salva il popolo.
Per questo, chiediamo:
- Fermo delle attività in tutte le imprese, tranne i settori strategici, per grave e imminente rischio per la salute del personale.
- Misure in tutte le imprese dei settori strategici, per garantire i servizi minimi e la salute e sicurezza del personale interessato.
- Interruzione di tutti gli ERE e ERTE in corso.
- Adozione di misure immediate come la moratoria per il pagamento di mutui e affitti; l'approvazione di una prestazione assistenziale di base per le famiglie senza reddito o con un livello di reddito limitato, divieto di qualsiasi taglio della fornitura elettrica, idrica e riscaldamento.
- Sospensione degli obblighi fiscali per gli autonomi senza dipendenti.
- Intervento di tutta la sanità privata senza compensazione economica alcuna.
Nel caso in cui non si adottino le misure fondamentali per proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori nelle imprese, garantendo il 100% del salario, chiamiamo i lavoratori e le lavoratrici ad utilizzare gli strumenti che prevede la Legge per la Prevenzione dei Rischi Professionali, attraverso i delegati del personale, dei comitati d'impresa o dei delegati di prevenzione, per decidere la paralisi del lavoro per grave e imminente rischio, ponendo questi fatti a conoscenza dell'Ispettorato del Lavoro e adottando le misure necessarie per impedire qualsiasi sanzione che l'impresa può adottare.
Non pagheremo questa crisi con la nostra salute nè con i nostri diritti.
Solo il popolo salva il popolo.
Ufficio Politico del PCTE
16 marzo 2020
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