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La rivolta dei cayetanos *

Ástor García, segretario generale del PCTE | pcte.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/05/2020

Le recenti immagini di protesta nel quartiere di Salamanca di Madrid sono un buon esempio di come la lotta di classe si acutizza in un contesto in cui la maggioranza operaia e popolare sta affrontando gravissimi attacchi.

Queste mobilitazioni non sono spontanee, ma la conseguenza di un accumulo di precedenti azioni di intossicazione e disinformazione molto efficaci. Servano come esempio di quanto bene funzionano le tattiche comunicative delle diverse organizzazioni politiche del campo conservatore, liberale o ultraliberale che, logicamente, necessitano di un terreno fertile adeguatamente preparato per svilupparsi e crescere. Questi nuovi "indignati" si caratterizzano fondamentalmente per l'accusa rivolta all'attuale governo capitalista di esser "social-comunista" e sono capaci di rivendicare, non appena ne hanno il modo, il gran bene che la dittatura franchista ha fatto alla Spagna.

La loro reazione pavloviana di fronte a tutto ciò che identificano come "progressista" fa parte di una strategia ben definita di accanimento e demolizione, già dimostratasi efficace, anche se in condizioni differenti, nei confronti di Zapatero: si mostra la socialdemocrazia come inutile per presentarsi poi come salvatori della patria.

Ovviamente, non è in queste righe che andremo a difendere la socialdemocrazia, ma la tattica è questa, si è dimostrata efficace in passato e viene messa in pratica di nuovo, attualizzata alle nuove condizioni derivanti dalla crisi sanitaria e dalla sua gestione.

La coincidenza dei cicli economici in Spagna con i mandati dell'uno o dell'altro governo di gestione capitalista offre interessanti strumenti per questa campagna di attacco alla socialdemocrazia da posizioni liberali e conservatrici. Ma, ovviamente, non dicono che le misure adottate da questo o quel governo rispondono alle necessità del capitale nei diversi momenti di sviluppo del ciclo. Dimenticano che, per salvaguardare gli interessi fondamentali dei capitalisti, in alcuni momenti è più raccomandabile una gestione socialdemocratica, mentre in altri è preferibile una gestione liberale. Ma tutto ciò senza alterare l'obiettivo fondamentale: la salvaguardia degli interessi capitalisti.

Perché è certo che la situazione che deve affrontare il capitalismo è terribile, in Spagna come nel mondo. Si vede molta chiaramente che le due principali proposte di gestione capitalista sono davvero incapaci di prendere questo toro per le corna e dare soddisfazione alle illusioni che i loro apparati di propaganda infondono costantemente nella popolazione. E' confermato quotidianamente che la crescita economica continua e il benessere generale della popolazione non sono altro che miti con cui si gioca per garantire l'adesione ideologica dei più ampi settori della popolazione a quello che presentano come unico sistema possibile.

La nave del capitalismo fa acqua da tutte le parti e, come avvenne nel Titanic, quelli che sono in prima classe credono che le scialuppe di salvataggio siano solo per loro. Non vogliono far dipendere la loro sopravvivenza da quella dei loro servi, perché, nel complesso, i servi sono interscambiabili e facilmente rinnovabili. Perché perder tempo e denaro per salvare i morti di fame?

Proseguendo con questa similitudine, la socialdemocrazia agisce come un equipaggio ben intenzionato che grida che bisogna "salvare tutti", ma senza cambiare il fatto che quelli della prima classe hanno più facilità di arrivare alle scialuppe di salvataggio. Ciò nonostante, ai privilegiati irrita enormemente questa insistenza nello sperare che si salvi almeno qualche povero, per quella cosa dell'umanità e della carità cristiana.

Sicuramente, non capita a nessuno, né tra l'equipaggio né, tanto meno, tra i passeggeri della prima classe, di liberare le scialuppe a favore di quelli di terza: la nave è loro, le scialuppe sono le loro, l'equipaggio è loro e si fa quello che dicono loro. Ciò che è grave, in realtà, è che parte dei passeggeri della terza classe da loro ragione, perché pensano che la loro vita dipenda dalla buona volontà del padrone.

È un fatto che, quando i privilegiati si mobilitano, c'è un'eco nei settori della maggioranza operaia e popolare. Si è molto insistito sul fatto che la vita dei lavoratori dipende dal destino dei loro sfruttatori, che non mancheranno mai di Sepoy [soldato indigeno dell'India alle dipendenze dell'impero britannico, ndt], tanto più quando coloro che dicono di difendere i lavoratori dimostrano nella pratica che non c'è nessun'altra scelta mentre seminano illusioni che sanno di non poter realizzare.

La rivolta dei cayetanos esprime chiaramente che i privilegiati vogliono avanzare molto di più e più rapidamente nella salvaguardia dei loro interessi. Loro sanno perfettamente che non è possibile "salvare tutti" e difendono il loro mentre continuano a reclutare Sepoy. Nella crisi del 2008 hanno sperimentato il terrore per la propria sopravvivenza e hanno preso nota. Vogliono uscire da questa crisi a qualsiasi costo e lo dicono molto più apertamente di prima, facendo molto più rumore di prima.

Di fronte a questo la soluzione non passa dall'insistere nella cantilena interclassista. Non passa dal cercare di convincerli con buone parole di far spazio nelle loro scialuppe. La questione è: o i loro interessi, o i nostri. È un dilemma reale nel quale bisogna prendere posizione e di fronte al quale non ci sono soluzioni di fantasia. O loro, o noi. Per ora stanno vincendo loro.

*) cayetanos, termine popolare con cui vengono identificati e denominati in modo dispregiativo i membri delle classi benestanti.


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