www.resistenze.org - popoli resistenti - spagna - 16-11-21 - n. 807

Terminare il compito che i nostri compagni iniziarono cent'anni fa

Ástor García *| nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/11/2021

Il PCTE è nato come risultato dei cento anni di lotta dei comunisti spagnoli e come conseguenza della riflessione sulla ricca esperienza storica che ha mosso i primi passi nel 1919, cristalizzata nella Conferenza dell'Unità del 1921 e che, successivamente, ha dato origine ad alcuni degli episodi più eroici della lotta operaia e popolare.

La rivendicazione del PCTE per il centenario non deriva dal feticismo delle sigle o dalla nostalgia, ma da una concezione attualissima e contemporanea basata sul fatto che i compiti dei comunisti nel 2021 non sono sostanzialmente diversi dai compiti e dagli obiettivi fissati dai compagni che parteciparono alla fondazione del PCE come sezione spagnola dell'Internazionale Comunista.

Nel calore della Rivoluzione d'Ottobre e del trionfo dei bolscevichi in Russia, il movimento operaio in tutti i paesi venne sconvolto. La possibilità, che divenne realtà, della vittoria rivoluzionaria e la messa in moto della costruzione socialista, ebbero come effetto principale quello di dividere il movimento operaio tra coloro che rimanevano impantanati nella difesa della trasformazione graduale del capitalismo e che, con il loro atteggiamento e il loro fallimento, avevano accettato il massacro imperialista che fu la prima guerra mondiale e coloro che consideravano la rivoluzione come il compito principale di chiunque si considerasse l'erede di Marx ed Engels.

La creazione del PCE come sezione dell'Internazionale Comunista fu espressione di due cose. In primo luogo, che ci fosse nel nostro paese la volontà di lavorare politicamente in chiave rivoluzionaria, di profondere tutti gli sforzi nel compito principale di rovesciare il capitalismo spagnolo per costruire una società socialista. D'altra parte, il legame con l'Internazionale Comunista esprimeva il profondo carattere internazionalista di coloro che ci hanno preceduto, considerando il loro lavoro rivoluzionario in Spagna come parte della rivoluzione mondiale che avrebbe messo fine definitivamente allo sfruttamento capitalista.

Non c'è molta differenza tra allora e oggi. Sono passati cento anni, ma non sono cambiati né gli obiettivi, né le convinzioni. Così come allora, tutto il nostro lavoro si concentra sullo sviluppo della coscienza rivoluzionaria delle masse e dello strumento di partito capace di organizzare la rivoluzione socialista in Spagna, comprendendo in ogni momento che siamo parte di un movimento internazionale al quale contribuiamo con il nostro lavoro e dalle cui esperienze traiamo importanti lezioni che ci aiutano a migliorarlo.

La divisione nel movimento operaio tra coloro che difendono la via delle riforme e coloro che difendono la piena validità della Rivoluzione è ancora più netta oggi che nel 1921. I riformisti collaborano strettamente con la borghesia nel diffondere tra la maggioranza dei lavoratori l'idea che non c'è altra alternativa che scegliere tra l'una o l'altra forma di gestione capitalista. Non sono nemmeno più capaci di percepire che la rivoluzione è ancora possibile, dato che non è venuto meno nemmeno uno dei fattori che la rendevano possibile all'inizio del XX secolo. Lo sfruttamento, l'alienazione, la violenza e la miseria non stanno diminuendo, ma crescendo. Le promesse della socialdemocrazia svaniscono ripetutamente con ogni nuovo ingresso nella gestione governativa degli interessi dei capitalisti.

Per questo è necessario ricordare la nostra storia, le nostre origini, chiederci a cosa aspiravamo allora e perché non possiamo aspirare a qualcos'altro nel nostro tempo. Tutte le lezioni di questi cento anni di lotta, con i suoi successi e i suoi errori, dobbiamo usarle per una cosa: portare a termine il compito che i nostri compagni hanno iniziato.

*) Segretario generale del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE)


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