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Cronaca di una infamia annunciata

Alberto Sanchez Colomo | nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/04/2022

Venerdì 18 marzo, una lettera al re Mohammed VI del Marocco e una conferenza stampa del ministro degli esteri José Luis Albares. Poco dopo, Albares si presenta alla Commissione degli Affari Esteri del Congresso dei Deputati.

Questa è stata la messa in scena del cambiamento ufficiale della posizione del governo spagnolo rispetto alla questione saharawi, un cambiamento che mette nero su bianco ciò che era già una realtà: tutti i governi della Spagna dall'abbandono del Sahara occidentale e, con esso, della sua responsabilità come potenza coloniale, hanno dato priorità agli interessi geostrategici della Spagna rispetto ai diritti del dignitoso popolo
saharawi che la classe operaia e il popolo spagnolo non hanno mai abbandonato, né lo faranno ora.

Ora che è così di moda usare la parola geostrategia per giustificare posizioni che sono totalmente ingiustificabili dal punto di vista dell'internazionalismo proletario, vale la pena ricordare che gli interessi della Spagna capitalista non sono, e non saranno mai, quelli della sua maggioranza lavoratrice, ma solo gli interessi della borghesia, che fa dello Stato il suo strumento per questo scopo.

Gli interessi della Spagna capitalista hanno sempre privilegiato la relazione di dipendenza reciproca e di "buon vicinato" con il Marocco. In questo caso, non ci sono campagne luttuose sulla violazione dei diritti umani, al contrario di quanto avviene con altri paesi, curiosamente di quelli che hanno interessi opposti alla nostra borghesia.

L'occupazione spagnola dei territori che oggi costituiscono la Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi (RADS) risale alla fine del XIX secolo, dopo la perdita di quasi tutte le colonie e in piena divisione del mondo da parte delle potenze coloniali, nel passaggio alla fase più alta del capitalismo, l'imperialismo. I territori colonizzati sono stati costituiti come un'altra provincia, il Sahara spagnolo nel 1958, ed è per questo che molti Saharawi hanno la nazionalità spagnola, anche se questo viene spesso negato o ignorato.

In un mondo in cui l'esistenza dell'URSS e degli altri paesi socialisti serviva a rafforzare la lotta per l'indipendenza delle colonie, il movimento di liberazione nazionale nel Sahara ha cominciato a prendere forma e forza negli anni '70, culminando con la costituzione del Fronte Polisario nel 1973, iniziando la lotta armata contro l'occupazione spagnola.

Le aspirazioni del Marocco e della Mauritania di annettere il territorio del Sahara spagnolo erano già state espresse in seno all'ONU e respinte, indicando la necessità di decolonizzare il territorio e la Spagna come responsabile essendo potenza occupante. Nel 1970, l'ONU chiese alla Spagna di indire un referendum sull'autodeterminazione, posizione che fu accettata nel 1974, anche se non si è mai concretizzata. La situazione in Spagna, dove il movimento operaio premeva per la fine della dittatura fascista, portò il Marocco a occupare il Sahara occidentale nella Marcia Verde del 6 novembre 1975. Questo movimento è stato progettato e sostenuto dagli Stati Uniti, in cui centinaia di migliaia di civili marocchini sono stati mobilitati a fianco di unità militari, occupando il territorio, ottenendo un riconoscimento immediato da parte degli Stati Uniti e della Francia, nonostante le condanne dell'ONU. Rafforzare il Marocco significava indebolire l'influenza del campo socialista nella zona; la libertà del popolo non era un argomento in questo caso.

Pochi giorni dopo, il 14 novembre 1975, furono firmati gli accordi di Madrid, che stabilivano un'amministrazione congiunta temporanea del territorio saharawi da parte di Marocco, Mauritania e Spagna, con il ritiro definitivo della Spagna dal territorio nel febbraio 1976 e la proclamazione della RADS. La lotta armata del popolo saharawi, guidata dal Fronte Polisario, riuscì ad espellere la Mauritania nel 1979, anche se il Marocco occupava la zona. La lotta armata continuò e la RADS ottenne il pieno riconoscimento da parte dell'Organizzazione dell'Unità Africana, causando l'uscita del Marocco dall'Organizzazione. Con l'appoggio fondamentale della Francia e degli Stati Uniti, il Marocco è riuscito a mantenere la sua occupazione e ha cominciato a costruire un muro che ha reso difficile l'azione dell'esercito saharawi. Questo muro è lungo 2.720 chilometri, attraversa il Sahara occidentale da nord a sud, ed è sorvegliato da 100.000 soldati e l'area circostante è disseminata di mine antiuomo.

In queste condizioni fu firmato un accordo di pace nell'agosto 1988 che includeva la soluzione del referendum sull'autodeterminazione, così come il dispiegamento di una forza dell'ONU, la Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale, che doveva garantire lo svolgimento del referendum e il cessate il fuoco. Il trionfo della controrivoluzione in URSS e nella maggior parte dei paesi socialisti ha causato un enorme cambiamento nei rapporti di forza e da allora il Marocco continua ad occupare il Sahara, opprimendo il popolo Saharawi nei territori occupati e senza alcuna intenzione di tenere il referendum.

Come potenza coloniale, tutti i governi spagnoli sono responsabili di questa situazione. Le promesse fatte per decenni dal PSOE quando era all'opposizione e ora anche dalle forze di Unidas Podemos sono sempre state tradite dalla Moncloa. Nel 2020, in seguito all'ennesima violazione delle condizioni di cessate il fuoco da parte del Marocco con gli avvenimenti del passo di Guerguerat, il Fronte Polisario ha ripreso la lotta armata contro l'occupazione. I comunisti in Spagna sostengono la lotta per l'indipendenza della RADS in questa nuova fase e di fronte a questo nuovo tradimento della socialdemocrazia.


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