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La legge bavaglio: nove anni di repressione e la farsa della socialdemocrazia

Víctor Llanos | nuevo-rumbo.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/11/2024

Sono passati nove anni dall'approvazione della controversa Legge Organica per la Protezione della Sicurezza dei Cittadini, meglio conosciuta come Legge Bavaglio, e il suo impatto continua a pesare sulla nostra società. Approvata nel 2015 dal governo del Partito Popolare (PP) nel bel mezzo delle proteste di massa contro l'austerità e le politiche antisociali, questa legge è diventata un simbolo della repressione istituzionalizzata e della criminalizzazione della protesta. Ciò che colpisce ancora di più è che, dopo sei anni di governo socialdemocratico del PSOE, con diversi alleati in coalizioni che si definiscono progressisti, la legge bavaglio rimane in pieno vigore, senza essere stata abrogata, come era stato promesso. Questa legge non solo è stata usata per punire le proteste, ma ha generato un clima di paura e autocensura tra la classe operaia.

Nel corso degli anni, la legge è stata criticata da organismi internazionali, lontani dal sospetto di bolscevismo, come le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa, che hanno messo in guardia sulla natura sproporzionata e arbitraria di molte delle sue disposizioni. Nonostante ciò, la legge bavaglio ha resistito alla prova del tempo e, fino ad oggi, nessun governo ha fatto alcuno sforzo reale per eliminarla.

Fin dal momento in cui il PP ha presentato questa legge, l'opposizione, guidata dal PSOE, non ha esitato a definirla incostituzionale e repressiva. Hanno persino presentato un ricorso di tutela presso la Corte Costituzionale e hanno promesso, sia nel loro programma elettorale sia durante gli anni del governo Rajoy, che se fossero saliti al potere una delle loro prime misure sarebbe stata l'abrogazione della legge. In effetti, il PSOE ha persino presentato pubblicamente una piattaforma con lo slogan "No alla legge bavaglio", in cui ha dettagliato le ragioni del suo rifiuto, evidenziando la natura repressiva della legge.

Tuttavia, a tutt'oggi, la legge è ancora in vigore e continua a condizionare la capacità della classe operaia di organizzarsi, mobilitarsi ed esprimere il proprio malcontento senza temere rappresaglie legali. Nonostante le vuote promesse e le dichiarazioni retoriche di Pedro Sánchez e dei suoi alleati di governo, non solo la legge bavaglio non è stata abrogata, ma il quadro della repressione statale è stato rafforzato. Invece di azioni concrete, abbiamo assistito a una serie prolungata di ritardi, annunci altisonanti e, infine, a un patto con Bildu per abrogare "gli aspetti più dannosi" della legge, un accordo che è ben lontano dalla promessa abrogazione completa. La cosa suona familiare, perché la stessa cosa è stata detta con la riforma del lavoro, di cui è stata proposta l'abrogazione, è stata intrapresa la strada dell'"abrogazione degli aspetti più dannosi" e, infine, l'asse centrale è rimasto identico a quello che c'era già. Come siamo arrivati a questo punto? Perché la socialdemocrazia, che si presenta come il campione dei diritti civili, è stata incapace di mantenere le sue promesse?

Il tradimento della socialdemocrazia

Il PSOE è salito al potere nel 2018 con la chiara promessa di abrogare la legge bavaglio. Nel suo discorso, Pedro Sánchez si è presentato come il salvatore dei diritti civili e delle libertà pubbliche, offrendo un netto contrasto con la repressione imposta dal PP. Tuttavia, dopo sei anni al potere e con due elezioni generali alle spalle, quella promessa è rimasta lettera morta.

La gestione della legge bavaglio da parte del PSOE è stata caratterizzata da una continua incoerenza. Durante i primi mesi del governo Sánchez sembrava esserci una certa volontà di promuovere riforme legislative che avrebbero invertito le misure più punitive della legge. Tuttavia, con il passare dei mesi la questione è uscita dal dibattito politico. Invece di un'abolizione decisa, i governi socialdemocratici hanno optato per una manovra politica, utilizzando l'abrogazione come strumento elettorale, ma senza muoversi verso la sua effettiva eliminazione.

L'annuncio di Sumar di quest'estate è stato un altro episodio di promesse vuote. Un presunto accordo con i partner governativi per l'abrogazione della legge è stato presentato con grande clamore, ma questo annuncio è rapidamente svanito. Il governo ha invece firmato un patto limitato con Bildu, promettendo di eliminare "gli aspetti più dannosi" della legge bavaglio, un impegno vago e ambiguo che lascia intatta l'essenza repressiva della legge.

Il discorso ufficiale del PSOE e dei suoi attuali partner socialdemocratici, come Sumar e EH Bildu, ha continuato a sostenere che le piccole riforme sono buone, senza affrontare alla radice il problema strutturale della repressione statale. Questo tradimento delle proprie promesse riflette non solo l'ipocrisia della socialdemocrazia, ma anche il suo ruolo di garante dello status quo. Invece di abrogare le leggi repressive e antioperaie, i socialdemocratici hanno preferito gestire la crisi sociale attraverso il controllo e la repressione, come dimostrano casi repressivi come quello del novembre 2021 contro i lavoratori metalmeccanici di Cadice o, più recentemente, le varie politiche antisindacali e gli attacchi ai diritti dei lavoratori, esemplificati nel caso dei "6 svizzeri", un chiaro esempio di persecuzione contro il movimento operaio. Anche Óscar Reina, portavoce del Sindacato Andaluso dei Lavoratori, è stato arrestato in diverse occasioni, così come la repressione di realtà vicine come il No al disboscamento a Madrid (20.000 euro di multe) o gli studenti dell'Università Complutense nelle proteste in difesa della Palestina (20.000 euro).

Impatto legale e politico

Da un punto di vista legale, è stato creato un pericoloso precedente. Essendo una legge organica, la sua riforma o abrogazione richiede una maggioranza parlamentare rafforzata. Il governo di coalizione ha usato questa scusa in diverse occasioni, sottolineando la difficoltà di trovare il consenso necessario. Tuttavia, questa spiegazione è insufficiente. La vera posta in gioco non è la mancanza di una maggioranza, ma la mancanza di volontà politica.

Inoltre, l'attuale proposta di riforma, che si concentra sull'eliminazione degli aspetti più dannosi della legge, è giuridicamente insufficiente. Anche se alcuni degli articoli più controversi potrebbero essere ammorbiditi, il contenuto non sarà strutturalmente modificato. La legge continuerebbe a mantenere un quadro giuridico che consente allo Stato di intervenire arbitrariamente sui diritti fondamentali della protesta.

Da un punto di vista politico, la continuità della legge bavaglio sotto un governo socialdemocratico, attualmente PSOE e Sumar (con le gambe di EH Bildu e ERC), riflette la riluttanza della socialdemocrazia a confrontarsi con le strutture di potere che sostengono l'ordine capitalista. Questa esperienza ci insegna una nuova lezione sul ruolo della socialdemocrazia in relazione alla difesa dei diritti della classe operaia e sulla sua complicità nel perpetuare la repressione statale.

Conclusione

Dopo nove anni di repressione legalizzata, la legge bavaglio rimane uno strumento fondamentale dello Stato per controllare e disciplinare la società spagnola. L'incapacità - o meglio, la non volontà - dei partiti socialdemocratici spagnoli di abrogarla dimostra la farsa delle loro promesse e l'incoerenza tra il loro discorso e la loro prassi politica. Nel frattempo, il movimento operaio e i settori popolari continuano a subire le conseguenze di questa legge repressiva. In questo contesto, solo un'organizzazione e una mobilitazione determinate e sostenute dei lavoratori del nostro Paese possono aprire la strada verso l'abrogazione totale della legge bavaglio e la conquista di diritti e libertà reali.


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