da Umsebenzi, organo di stampa del P.C. del Sudafrica (SACP) - http://groups.google.com/group/umsebenzi-online/web/volume-7-no-8-21-may-2008
Ritorno ai principi
Ricostruire l'organizzazione, sconfiggere il capitale, la corruzione e il flagello della xenofobia
di Blade Nzimande, Segretario Generale
L'attuale ondata di xenofobia deve essere fermamente condannata da tutti i sudafricani, così come ha fatto il SACP. Non solo questi attacchi barbari e inumani costituiscono uno spettacolo smisuratamente imbarazzante per i sudafricani, residenti o all'estero. Lo è particolarmente per quelli di noi che hanno beneficiato largamente della solidarietà internazionale. Forse è questo uno degli scopi perpetrati contro la nostra classe operaia africana: minare il prestigio internazionale del Sudafrica e del suo popolo.
Non è sufficiente esprimere la nostra condanna, dobbiamo intraprendere azioni forti e visibili di breve e medio periodo. Una delle misure a breve termine deve riguardare il rafforzamento della legge e degli strumenti legali preventivi per contenere urgentemente la situazione.
In ogni caso misure di protezione e sicurezza da sole sono inadeguate.
Le nostre organizzazioni, specialmente le alleanze e le formazioni progressiste, devono prendere subito parte nelle comunità colpite alle azioni volte a isolare e fronteggiare chi è dietro questi attacchi. Il SACP ha delegato le sue strutture provinciali in tal senso e ci assicureremo che l'impegno sia effettivo.
Questi sviluppi richiedono una riflessione molto seria, a tutti i livelli, una critica e un'autocritica. Come è possibile che nessuno dei nostri politici e delle strutture locali conoscessero piani così violenti contro gli "stranieri"? Come mai la nostra intelligence è stata colta alla sprovvista? Non solo non siamo stati in grado di prevenire questi atti xenofobi dopo i fatti di Alexandra e i precedenti episodi in Tshwane e nel Capo Occidentale, ma neanche abbiamo impedito le successive evoluzioni in altre aree di Johannesburg.
Per rispondere a queste domande, dobbiamo guardare alle cause che alimentano la xenofobia e le sue attuali espressioni violente.
Lotte tra poveri:
Il fallimento dei programmi di risanamento strutturale e il capitalismo predatore
Come abbiamo già dibattuto, i Programmi di Risanamento Strutturale ed Economico (ESAPs) imposti sull'intera Africa meridionale dalla Fondo Monetario Internazionale fin dagli anni Ottanta, sono stati un colossale disastro. Non solo hanno fallito nella promessa di migliorare la qualità della vita delle persone, ma in molti casi hanno precipitato indietro alcune regioni prima dei successi conquistati con l'indipendenza (anche in termini di accesso al cibo, ai servizi di base, all'istruzione e alla salute).
Fin dal 1994 (anno delle prime elezioni democratiche a suffragio universale che portarono al potere il Congresso Nazionale Africano – ANC – di Nelson Mandela, N.d.T.), molti lavoratori e contadini espatriati della regione sono emigrati, legalmente o illegalmente, nel Sudafrica democratico. In molti cercavano di migliorare la condizione economica.
Nonostante la seppur modesta crescita economica compiuta dalla nostra democrazia fin dalla conquista del 1994, il nostro programma di ristrutturazione, GEAR, non è riuscito ad arrestare la disoccupazione, che in effetti è cresciuta enormemente tra il 1996 ed il 2006, compromettendo lo sviluppo. Lo stato è diventato assistenzialista: ad oggi le persone che contano su previdenze sociali di varia natura superano i 12 milioni.
Il tracollo economico e politico in Zimbabwe con il conseguente fenomeno migratorio, peraltro tipico anche di altri paesi, ha messo sotto pressione il Sudafrica una volta di più. E sono stati i poveri del Sudafrica ad accollarsi il peso dei poveri della regione: le comunità più misere hanno dovuto condividere spazi e risorse ridotte con i nuovi arrivati. La borghesia è invece al riparo dalla responsabilità di sopportare il fardello del fallimento dell'ESAPs e la crisi in Zimbabwe, protetta come è, anche nel senso letterale del termine, dai muri alti dei loro sobborghi rigogliosi di verde. Le élite degli altri paesi allo stesso modo non risentono del disastro economico e politico della regione.
Inoltre c'è stata nel corso degli ultimi 8-10 anni, una rapida regionalizzazione della forza lavoro sudafricana, con una crescente trasformazione della divisione del lavoro in alcuni settori chiave della nostra economia. La classe capitalista del Sudafrica ha sfruttato in pieno la vulnerabilità dei lavoratori dell'Africa meridionale a spese dei lavoratori sudafricani, pagando loro salari da schiavi e sottoponendoli a pessime condizioni di lavoro e peggiorando le regole sul mercato del lavoro.
Il ruolo predatore del capitale privato sudafricano ha aggravato le condizioni della nostra regione. Molte società sudafricane che investono nel resto del continente hanno sfruttato i regimi del mercato del lavoro deboli, per massimizzare i profitti. Per contro il loro contributo allo sviluppo dell'Africa del sud è molto marginalmente.
"Non sono i poveri che rubano il lavoro ai poveri" ma è la classe capitalista che depreda il Sudafrica e il continente intero.
La lezione che traiamo è che qualsiasi progetto di "rinascita africana" che non sia accompagnato da una radicale politica economica volta a mutare le condizioni dei lavoratori e dei poveri e a fermare l'avidità del capitalismo, non è altro che un palliativo!
L'economia politica del paese
L'attuale violenza è anche riflesso della contraddittoria realtà di avanzamenti e sconfitte nel nostro sistema di governo locale. Fin dal 1994 lo stato ha effettivamente realizzato servizi locali fondamentali e modificato la natura antidemocratica ereditata dal regime della segregazione razziale (apartheid).
Tuttavia questi sviluppi sono stati ostacolati e minacciati dalle nuove pratiche di corruttela che hanno sopraffatto il governo a tutti i livelli, nazionale e provinciali.
Se la maggior parte dei nostri consiglieri sta facendo un gran lavoro al servizio delle nostre comunità, alcune frange significative dell'ANC sono divenute così corrotte che il loro comportamento minaccia di compromettere seriamente gli avanzamenti compiuti dal 1994.
Perché l'approvazione dei siti immobiliari è appannaggio dei consiglieri anziché delle nostre amministrazioni? Come mai in alcune aree le selezioni di personale per le opere infrastrutturali è fatta dai consiglieri? Questi consiglieri spesso non riportano ai comitati e ai consigli municipali e non rappresentano così gli interessi della nostra gente, "sono una sorta di signorotti locali"… Alcuni dei nostri consiglieri prendono mazzette! La corruzione crea il terreno fertile per i conflitti interetnici e la xenofobia, sfruttata così abilmente dall'élite reazionaria e antagonista all'ANC dedita al perseguimento dei suoi ristretti interessi politici.
La nostra critica principale all'ANC prima della 52esima Conferenza di Polokwane riguarda il coinvolgimento in quello che abbiamo chiamato il "Class Project" del 1996: un'alleanza tra sezioni del capitale nazionale e globale, sezioni emergenti della (piccola) borghesia nera concordate con sezioni di nostri quadri che occupano posizioni chiave all'interno dello stato. Una delle conseguenze è stata la smobilitazione di parti dell'ANC e la "colonizzazione" dell'ANC da parte di organismi di stato. Ciò ha trasformato l'ANC in un partito elettorale, lontano dalla lotte di ogni giorno della stragrande maggioranza dei suoi membri.
L'attuale violenza contro gli "stranieri" è espressione dell'indebolimento e della decadenza delle strutture dell'ANC, dell'inadeguatezza a condurre la lotta e dell'incapacità di prevedere i piani reazionari contro i nostri fratelli e sorelle africani.
Questi eventi non solo dimostrano l'incapacità di mobilitare le masse al di fuori delle campagne elettorali, ma anche la debolezza del SACP (Partito Comunista del Sudafrica). Questa debolezza del SACP sui territori è frutto dell'estensione del Class Project 1996 che da un lato ha emarginato il Partito e le sue alleanze e dall'altro ha cooptato parte delle strutture di Partito nella collaborazione con il piano 1996 dominante all'interno dell'ANC e nello stato. Ciò accadde in numerose aree del paese.
Controrivoluzione
Dalla pianificazione, il tempismo e la tipologia di questi violenti attacchi si evince come chiaramente sia in atto un piano controrivoluzionario, mirante in particolare a screditare l'ANC e influenzare le elezioni nazionali del prossimo anno. Si tratta di una campagna ben orchestrata che sfrutta le profonde delusioni del paese.
Le forze controrivoluzionarie sfruttano le "divisioni" che percepiscono all'interno dell'ANC e la relativa incertezza di questo periodo di transizione tra la Conferenza di Polokwane e le elezioni del 2009. Questa è anche una verifica della forza, della flessibilità e capacità dell'ANC e dello stato di resistere a tale pressione.
Una domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere è: fino a qual punto siamo riusciti a demolire le forze controrivoluzionarie degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta e nel cambiare le condizioni sociali della nostra gente sfruttate sino ad allora da quelle forze? L'ondata di violenza di oggi sembra la stessa dei primi anni Novanta, particolarmente a Gauteng.
L'urgenza di fronteggiare la situazione deriva anche dal pericolo che questa violenza possa trasformarsi rapidamente in intolleranza etnica fra sudafricani.
E' appropriato considerare la violenza di questi giorni non come sola xenofobia, ma come offensiva controrivoluzionaria contro il movimento per distruggere i risultati raggiunti attraverso la nostra democrazia.
Cosa deve essere fatto?
E' indispensabile l'intervento immediato delle forze di sicurezza per porre freno alla violenza e arrestare e punire i colpevoli. È della massima importanza per le nostre comunità cooperare con la polizia per catturare i responsabili.
E' anche necessario, aldilà di questa tragedia, procedere con una franca e onesta stima dello stato delle nostre organizzazioni, individuare i segni di deterioramento e intraprendere un percorso di seria ricostruzione in tutto il paese.
Occorre stabilire quale tipo di strutture vogliamo far crescere nelle nostre comunità…E' comunque fondamentale costruire unità territoriali di base quali nuove opportunità di organizzazione e mobilitazione di lotta contro il crimine e che funzionino quali nuclei rivoluzionari da cui lanciare i nostri programmi di sviluppo locale.
È altresì utile, come parte integrante di una pianificazione strategica, favorire l'associazionismo spontaneo al fine che tutti i lavoratori della regione siano sindacalizzati.
Sarà così possibile disporre di una base più forte per lottare contro il capitale che sfrutta la vulnerabilità dei lavoratori dell'Africa del sud e che contribuirà a costruire la solidarietà della classe operaia sul e fuori il posto di lavoro.
Asikhulume!!
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare