www.resistenze.org - popoli resistenti - svizzera - 17-09-07 - n. 194

Svizzera Italiana: nasce il Partito Comunista
 
Care compagne
Cari compagni,
 
ho il piacere di comunicarvi che oggi pomeriggio a Locarno (Cantone Ticino, Svizzera) la sezione della Svizzera Italiana del Partito del Lavoro ha deciso di modificare la propria denominazione in Partito Comunista! Dopo l'interdizione da una parte, e il liquidazionismo ideologico più tardi dall'altra, si torna a parlare di comunismo anche alle nostre latitudini.
 
Al Congresso erano presenti la rappresentanza della Federazione Svizzera del PdCI compagna Antonella Montesi e l'eurodeputato Marco Rizzo.
 
Saluti comunisti
Massimiliano Ay
 

 

da Ticino on line

http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=349901&idtipo=3#

 

E' ufficiale, è tornato il Partito Comunista

 

A favore della svolta hanno votato 43 delegati, otto i contrari. Bianchi, il neosegretario del partito comunista: "Ritorno ai valori di giustizia sociale".

 

LOCARNO - "E' andata molto bene". Gongola Gianluca Bianchi che alla fine del congresso del Partito del Lavoro tenutosi oggi al Palagiovani, ammette di essere, sorridendo, spaesato. Sì, perché da ora Gianluca Bianchi non è più presidente del Partito del Lavoro, ma segretario del Partito Comunista: "E' stato un congresso come non se ne vedevano da tanti anni, sia a livello di partecipazione che di contenuti. C'è una ritrovata fiducia nel partito. Sono entrato in sala come presidente del Partito del Lavoro ed esco oggi come segretario del Partito Comunista. E' un passo avanti molto importante". Il Congresso ha infatti votato a larga maggioranza, 43 voti a 8, il cambiamento di nome del partito. Da oggi 'Partito Comunista'.

 

Nell'evo del tramonto delle ideologie, della fine dell'identitarismo operaio e di classe, in Ticino, parte di una Svizzera profondamente e storicamente borghese, nasce il partito comunista. Al segretario abbiamo chiesto quale la necessità di questo cambiamento: "Vogliamo ritornare a essere portatori di valori di giustizia e di uguaglianza sociale che il nostro Paese e l'Europa intera ha bisogno, più che mai".

 

Il Ticino apripista di una nuova era all'interno del Partito del Lavoro nazionale? Sembra che i presupposti ci siano tutti, come ci conferma Bianchi: "Questo è un dibattito che parte dal Ticino e che può arrivare a livello nazionale. C'è un discorso identitario forte e importante da affrontare sicuramente anche a livello nazionale".

 

Se i comunisti ticinesi hanno ritrovato rinnovati fiducia e slancio nel futuro, Bianchi è della convinzione che questo cambiamento non può che far del bene a tutta la sinistra: "Da parte di tutte le forze della sinistra ticinese è stata confermata e ribadita la disponibilità al dialogo e all'intesa. Sono convinto che si possa vivere soltanto positivamente questo nuovo corso". Ed infine Bianchi, prende in prestito lo slogan scelto dai Comunisti Italiani nel loro ultimo congresso "Più forti i comunisti, più forte la sinistra". Più chiaro di così...

 

p.d'a.

 


 

da LaRegione, 17.9.2007

 

Il ritorno del Partito comunista

 

Il congresso PdL sancisce la modifica del nome. Bianchi: Cambiamento da iscrivere in un progetto di partito”

 

In Ticino è rinato il Partito comunista. Era il 1940 quando questa denominazione fu bandita a livello legislativo. Ne nacque, nel 1944, il Partito operaio e contadino. Nel 1963 esso divenne Partito del Lavoro (PdL). Dopo quasi 70 anni s’è tornati alle origini, almeno dal punto di vista formale (le ideologie sono rimaste immutate nel tempo e, sotto un aspetto programmatico, sarebbe al quanto anacronistico pretendere di rispondere alle esigenze della società moderna con i mezzi d’allora). A larga maggioranza (43 sì, 8 no, 1 astenuto) ieri il congresso PdL svoltosi al Palagiovani di Locarno ha approvato la mozione avanzata dalla sezione giovanile progressista e caldamente sostenuta dal segretariato cantonale: « Torniamo a chiamarci comunisti perché lo siamo sempre stati, anche nei momenti più difficili » , si legge nel documento riformista redatto da Massimiliano Ay. La decisione, apparsa scontata già all’avvio dei lavori, ha comunque suscitato dibattiti accesi interni all’ex PdL. C’è stato anche chi, d’area Locarnese, ha ventilato proposte scissioniste. Ne è scaturita una marea d’interventi che raccomanda vano l’unità del movimento. L’assemblea ha visto la partecipazione d’ospiti illustri quali l’onorevole Marco Rizzo (deputato italiano al Parlamento europeo) e Manuele Bertoli (presidente del Ps ticinese).

 

Ma scopriamo le ragioni di chi, come Norberto Crivelli, era contrario ad un cambiamento così fulmineo ed è stato sconfitto: «Mi sento in dovere di criticare il segretariato del partito sulla modalità in cui è avvenuto il processo riformista. C’è stata una fase consultiva troppo breve. Quali sono le ragioni di una tale impellenza nel cambiare il nome ad un movimento che ha 60 anni di storia? È una proposta inopportuna e massimalista, giunta proprio in un momento in cui il gruppo si stava rafforzando. Una tale idea, che divide anziché unire, meritava maggiore considerazione e più rispetto. Ritiriamo le mozioni e discutiamone a fondo ». Crivelli, poco prima del voto, ha parlato anche di timori: « Non ho paura di quello che può significare essere comunisti e identificarsi come tali. Ne ho invece perché penso ci sia il rischio di un’ulteriore chiusura verso l’esterno. Speriamo che questo progetto non sia un fuoco di paglia, vi sfido e mi sfido a perseverare » . D’altro avviso Massimiliano Ay: «Mutare nome significa anche cambiare politica. Noi rappresentiamo la vera alternativa al capitalismo imperante. Non siamo il pungolo del partito socialista. Dobbiamo essere nelle condizioni di produrre un nostro discorso politico chiaro e non solo di rispondere umilmente alle priorità imposte da altre entità sociali o partitiche, siano esse borghesi o progressiste, come invece siamo stati abituati negli ultimi anni con il PdL » .

 

V’è da sottolineare che ad inizio seduta s’è riferito della lettera giunta dal comitato centrale del PdL svizzero, in cui si diceva che qualsiasi fosse stata la decisione non vi sarebbero state ripercussioni. Il presidente cantonale (ormai divenuto segretario), Gianluca Bianchi ha aggiunto: « Il cambiamento deve essere legato ad un progetto di partito ed è sbagliato rinunciarvi. Non temiamo le no­stre discussioni interne. Affrontarsi e discutere è sinonimo di vita. Sembrerà assurdo, ma quando penso al mutamento no­minale non mi rivolgo al passato, ma a chi verrà dopo di me ». Bianchi ha poi parlato dell’apertura di un dialogo franco verso la sinistra e i movimenti sindacali come, ad esempio, quello degli studenti e degli apprendisti (che ha sostenuto la scelta dell’assemblea).Come anticipato, vi sono stati molti interventi dalla sala, soprattutto avanzati dai parecchi giovani presenti: « Non possiamo nasconderci dietro un altro nome », s’è detto. E poi ancora « è una buona occasione per rivalutare i nostri ideali».Insomma, una scelta sofferta quella del PdL, legata a nostalgie storiche ma anche ad un discorso evolutivo ed esistenziale sulla scena politica che in molti hanno richiesto a gran voce.

 

EL.BE.

 


 

da Corriere del Ticino, 17.9.2007

 

Il PdL ritorna Partito comunista

 

Lo ha deciso a larga maggioranza il Congresso riunito a Locarno

 

Massimiliano Ay: «Non pungolo a sinistra della socialdemocrazia ma una vera alternativa capace di riunire tutti i comunisti»; Norberto Crivelli: «Rischiamo di togliere credibilità al partito, tutti in Ticino sanno già che siamo comunisti »

 

La nuova denominazione del partito, proposta dai Giovani progressisti, è stata accolta ieri con 43 sì, 8 no e 1 astenuto dal Congresso cantonale del Partito del lavoro

 

Il Partito del lavoro (PdL) dopo le elezioni federali si chiamerà Partito comunista. La decisione è stata presa a larga maggioranza ieri a Locarno dal Congresso cantonale: 43 favorevoli, 8 contrari, 1 astenuto. A lanciare la proposta erano stati i Giovani progressisti (il movimento giovanile del partito).

 

La proposta, oggetto di dibattito da diverse settimane, è sfociata in una vivace discussione tra favorevoli e contrari. Massimiliano Ay, relatore della risoluzione «Cambiare il nome per cambiare politica!», ha sottolineato come la modifica del nome del partito, oltre ad essere un «atto simbolico », vada intesa come «un cambiamento di politica». Un atto non meramente «di etichetta», ma una svolta alla cui base vi sia la determinazione, nonché «la responsabilità e il coraggio di ri­prendere il proprio vero nome»; quello di «comunista», proibito durante la seconda guerra mondiale. I promotori del cambia­mento hanno indicato la volontà di essere più chiaramente identificabili. I Giovani progressisti con il cambiamento vogliono dare una scossa al partito: «Non pungolo a sinistra della socialdemocrazia – ha detto Ay – ma una vera alternativa capace di riunire tutti i comunisti».

 

A nome dei contrari, Norberto Crivelli, ha invece rimarcato una fretta eccessiva da parte del movimento giovanile, rimprovera­to di voler «fare tutto e subito, senza discutere». Crivelli ha sottolineato poi come un «improvviso e veloce cambiamento» ri­schierebbe di «togliere credibilità al partito, proprio ora che i consensi elettorali sono aumentati ». Crivelli ha d’altronde riba­dito che «tutti in Ticino sanno che siamo comunisti», non c’era dunque l’impellente necessità di cambiare nome, tenuto pure conto che il «neonato» continuerà a fare parte del Partito svizzero del lavoro. In sintesi per i contrari «la proposta divide invece di unire, guarda indietro invece che avanti» e potrebbe apparire ai simpatizzanti come una «chiusura ».

 

Alle due contrapposte prese di posizione è seguita quella della Segreteria, che ha appoggiato al l’unanimità il cambiamento, de scritto come «una svolta epocale e senza il disaccordo del partito nazionale».Immediatamente dopo la decisione l’assemblea ha subito operato alcune modifiche statutarie. Non ci sarà un presidente, ma un segretario politico, figura attualmente inedita nello scenario partitico cantonale. Il segretario dei comunisti ticinesi sarà Gianluca Bianchi. È stato poi nominato un nuovo comitato cantonale, composto da una segreteria di 7 membri (6 dei quali sono quelli del vecchio PdL) e 19 delegati.

 

Romina Lara